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Massoneria e Prima Guerra Mondiale: un libro interessante

Dopo lo scandalo P2 si è diffuso un giudizio negativo sulla massoneria, trattata tutta come una sorta di P2 ed i massoni tutti in sospetto di eversione e criminalità. Sono molto critico verso la massoneria ed il suo culto della segretezza anche dove non ce ne sarebbe tutto questo bisogno (una prassi che ha contribuito alle degenerazioni successive, ma non è una ragione per mettere tutto nello stesso calderone).

Qualcuno accenna ad un ruolo progressivo dell’istituzione per il suo anticlericalismo, o il suo impegno per l’unità italiana, ma in genere si ferma a metà ottocento. A lavorare con il metodo dello storico occorre distinguere varie fasi (la Massoneria di inizi secolo non era quella che aiutò il fascismo ad andare al potere a sua volta diversa da quella quella clandestina del ventennio o che partecipa alla Resistenza, così come la Massoneria del primo quindicennio repubblicano fu cosa diversa da quella scalata da Gelli. E così via.

C’è un momento particolarmente importante di questa storia che non è stato studiato come sarebbe stato opportuno: il passaggio della Massoneria dall’iniziale pacifismo democratico all’interventismo e poi al ruolo avuto nella prima guerra mondiale. Oggi questa lacuna è colmata da Marco Cuzzi (ottimo storico, nonostante sia un accademico) che ha avuto la possibilità di lavorare sugli archivi massonici sia in Italia che in altri paesi europei (“Dal risorgimento al Mondo Nuovo” ed “Le Monnier” Firenze 2017). La “conversione” della Massoneria dall’universalismo pacifista all’interventismo fu in parte prodotta dalla corrente dell’ “Interventismo democratico” (che accomunava i socialisti riformisti, democratici come Amendola, settori anarco sindacalisti –e qualche simpatia di questo tipo la ebbe anche il giovane Gramsci-) che vedevano nell’autoritarismo imperialista e militarista di Atria e soprattutto Germania, il nemico da abbattere per aprire la strada ad un “mondo Nuovo” democratico.

Ovviamente, questa fu la posizione delle Massonerie di Francia, Inghilterra, Usa ed Italia, mentre quelle degli imperi centrali, ovviamente, furono d’altro avviso ed, al parti dei rispettivi partiti socialisti, si allinearono ai rispettivi governi. E’ interessante notare il parallelismo con la Seconda Internazionale che si frantumò sullo scoglio della partecipazione alla guerra e così come accadde alla Massoneria: la prima tentò una conferenza a Stoccolma per riunificare il movimento socialista ma fallì, la seconda tentò di riunificarsi a Parigi, ma andò incontro ad analogo fallimento.

Durante la guerra, peraltro, l’insorgere di un nuovo “nemico”, favori ulteriormente la svolta a destra: la rivoluzione russa. La prima rivoluzione, quella di febbraio venne accolta con favore tanto dai socialisti (che guardavano al socialrivoluzionario Kerenskji ed al menscevico Martov) quanto dai massoni. A questo proposito è recentemente uscito un volume di Riccardo Mandelli (autore non accademico e, forse, per questo buono storico) che ci riferisce su una missione massonica in Russia, a supporto del governo Kerenskij (“I fantastici 4 vs Lenin” Odoya, Bologna 2017) e, da ultimo, contro il governo bolscevico appena insediato. Un racconto che si incastra perfettamente con quello di Cuzzi e ci spiega l’ultimo pezzo della parabola della Massoneria verso i lidi del nazionalismo più dichiarato e per nulla democratico. E lì sono messe le premesse dell’appoggio massonico al fascismo di lì a pochi anni.

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