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Maroni presidente del Consiglio ? No grazie

Il sacro prato di Pontida ha visto sorgere una nuova stella nell’arco del firmamento politico italiano: Roberto Maroni. Domenica scora, i leghisti duri e puri, quelli veri, con corna, elmi da guerriero, kilt scozzesi, e camice verdi hanno acclamato il loro nuovo condottiero. Oltre il settantenne e malandato Umberto Bossi, che ha deciso di morire berlusconiano, oltre il folklore della classe dirigente leghista alla Borghezio e Calderoli, si staglia incontrastata la figura di Bobo la cui ombra arriva a lambire Roma. E’ lui infatti l’unico personaggio che tra i vari “barbari sognatori” può raccogliere la sfida e continuare la tradizione della Lega “di lotta e di governo”. E’ lui che può addirittura ambire qualora le alchimie della politica glielo consentiranno al soglio di Palazzo Chigi.

Chissà cosa avrà pensato lo stanco leader leghista Umberto da Cassano Magnago quando domenica scorsa di fronte a 80000 mila militanti incazzati che gridavano, sbuffavano e inneggiavano alla secessione della Padania, ha scorto il cartello che recitava “ Roberto Maroni Presidente del Consiglio”. Forse si sarà sentito tradito dal suo stesso popolo. Forse avrà capito che è giunta l’ora di farsi da parte. Forse, e molto probabilmente avrà tirato un sospiro di sollievo, pensando che chi viene dopo di lui non avrà un compito facile da assolvere.

Bossi sta per lasciare il campo della politica attiva in uno dei più momenti più difficili mai vissuti dal suo movimento.

Il federalismo non arriva, o meglio forse non è mai partito. Le riforme tanto agognate dal governo del “fare” non si sa che fine abbiano fatto. La percezione che si viva in uno stato delle autonomie in cui ognuno è “padrone in casa propria” senza subire le ingerenze dello stato centrale o dell’Europa è ben lontana dal concretizzarsi.

Bossi aveva promesso al(l’inesistente) popolo padano di usare i voti di Silvio Berlusconi per riformare a fondo lo stato italiano. In verità è successo l’opposto: Silvio Berlusconi ha usato i voti del nord per far approvare tutte le leggi ad personam di cui aveva bisogno.

Cosa rimane del sogno e della prospettiva leghista oltre al Va' pensiero ed ai Templari che sfilano a Pontida? Poco o nulla.

Un tempo si lottava per la secessione e l’indipendenza della padania, oggi si abbaia alla luna per ottenere il trasferimento di due ministeri (Riforme e Semplificazione) di cui non si conosce nemmeno il reale compito.

Roberto Maroni, quando prenderà posto alla plancia di comando della corazzata leghista, dovrà fare i conti con il nulla che è stato prodotto fino ad oggi. Continuerà a cannoneggiare contro gli immigrati che invadono l’Italia, contro l’Europa dei burocrati, contro Schengen e contro la globalizzazione. Al tempo stesso cercherà di insinuare nella società italiana nuove paure e paranoie che ne legittimino le sue battaglie politiche.

Si ritaglierà un ruolo, una funzione ed una nuova “mission” di cui la Lega si farà portabandiera. Sarà il solito impasto di egoismo, provincialismo, e populismo. Sarà un nuovo arretramento sulla linea dell’intolleranza e della xenofobia.

Qualora Maroni riuscisse a coagulare sulla sua persona i voti della Lega e del Pdl alle prossime elezioni politiche, sarebbe uno scenario da brivido di cui non possiamo prevedere gli esiti nefasti, ciò potrebbe anche portare a raggiungere la maggioranza necessaria per eleggere Silvio Berlusconi al Quirinale, facendo politicamente risogere per l’ennesima volta il Cavaliere a scapito degli italiani.

E’ giunta l’ora che i presunti “padani” si rendano conto (e già hanno incominciato a farlo) a che politici hanno consegnato le loro speranze, lottavano per avere il federalismo e l’unico risultato che forse raggiungeranno sarà quello di vedere Berlusconi Presidente della Repubblica.

 

Credits Foto: Il Fatto Quotidiano

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