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Mario Draghi, il nuovo sulla strada vecchia

Mario Draghi personaggio dal carisma indiscusso, riconosciuto universalmente in patria e fuori grazie ad un curriculum prestigioso, è stato il terzo presidente della Banca Centrale Europea, Governatore della Banca d'Italia, Direttore Generale del Tesoro, e dal 13 febbraio 2021 è il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana.

Mario Draghi è stato accolto come il salvatore di un paese, il nostro, l'Italia, che si dibatte in una crisi senza precedenti e senza confronti tra i membri della Unione Europea, la UE.

Per questa nomina ha ricevuto congratulazioni e lodi sperticate da ogni dove. Tutti questi applausi a scena aperta, queste standing ovation, sono riuscite a penetrare nella sua proverbiale riservatezza, nel suo piglio serioso e infine abbiamo visto spuntare qualche sorriso sul suo viso.

E' quindi comprensibile che Egli voglia mostrarsi riconoscente. Purtroppo però in una situazione drammatica come la nostra, non ci può essere spazio per i sentimenti, il medico pietoso fa la piaga cancrenosa.

Al primo posto dei suoi programmi ci sono le tasse, che lui annuncia debbano essere progressive. Questo è populismo bello e buono, è demagogia, è ricerca del consenso del popolo. Servire al popolo una polpetta avvelenata in un piatto d'argento.

Il nostro Paese, l'Italia non possiede pozzi di petrolio, né miniere di diamanti. La nostra economia si deve basare sul lavoro, anche sul turismo, sulle nostre impareggiabili città d'arte, sulla gastronomia, ma anche queste peculiarità vanno gestite con il lavoro.

Il lavoro lo creano e lo gestiscono le aziende, le imprese, commerciali o di servizi.

Ma le nostre imprese come possono competere con gli altri paesi se sono gravate dal maggior costo dell'energia elettrica frutto di uno sciagurato referendum che, unico paese in Europa dove ne sono attive più di 190, ci privò delle centrali nucleari?

Ma questo non è il solo handicap, dobbiamo considerare la nostra pressione fiscale da rapina, la burocrazia kafkiana, la inettitudine insieme alla corruzione che infettano la nostra Giustizia.

Il risultato non poteva essere diverso: abbiamo espulso dall'Italia ogni impresa di dimensioni significative, non siamo più produttori di autoveicoli ad onta del nostro passato di marchi gloriosi. Quando la gente legge su alcune vetture FIAT o Alfa Romeo, Lancia, crede che siano vetture italiane; ebbene si sbaglia, sono vetture FCA , ovvero Fiat Chrysler Automobiles, azienda italo-statunitense di diritto olandese.

Mario Draghi, no, così non va, le tasse progressive sono sicuramente regressive. Tu non sei il nuovo che avanza tu sei il vecchio che non ci lascerà scampo.

Foto: Wikimedia

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