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Marina Serafini

Dottore in filosofia e dottore in scienze della formazione, ho conseguito diversi master e corsi di specializzazione in comunicazione, formazione, selezione del personale e project management. Affascinata dal mondo del web marketing e dello storytelling management. Da anni impegnata nella gestione di Risorse Umane, in area didattica e nel problem solving aziendale. Mi piace dire qualcosa parlando di altro, mi piace parlare dell'uomo...
 

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  • Primo articolo venerdì 08 Agosto 2016
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Ultimi commenti

  • Di Marina Serafini (---.---.---.231) 23 dicembre 2016 00:19
    Marina Serafini

    Una grande testimonianza di se stesso ed enorme prova di coerenza, quella di un pensiero che si dice basato sull’amore. È la solita vecchia storia che definisce il male per poter esaltare il bene e giustificarne la presenza. Mi ricorda le antiche discussioni sulla definibilita’ dell’infinito... Un pò come dire che l’essere è, in contrapposizione al non essere... Solo che allora, a bruciare, erano solo neuroni...

  • Di Marina Serafini (---.---.---.228) 22 dicembre 2016 11:41
    Marina Serafini
    (Non avevo fatto l’accesso al sito e il commento è uscito da un anonimo mario rossi, me ne scuso).

    No, Roberto, non è che me la prendo, solo che la professione che svolgo non è stata scelta a caso: io credo nello sviluppo del potenziale, credo nel valore delle cose fatte bene e credo nella soddisfazione del fare bene le cose e di vedere le cose fatte bene... Da anni mi occupo di selezione e formazione, gestisco gruppi, curo la comunicazione tra uffici e sciolgo nodi gordiani.... E tanti anni di esperienza mi hanno obbligato a spogliarmi un pò di quel lucido idealismo di cui mi ero impregnata durante gli studi.
    Credo che alla fine, la questione su cui convergiamo, nonostante le svirgolate di questo dialogo, sia relativa alle competenze vere, e ad una possibile certificazione della loro reale acquisizione. Purtroppo, il diploma di laurea oggi, in Italia, certifica l’avvenuta acquisizione di strumenti teorici, non certo la capacità di fare. Da alcuni anni sono stati inseriti i tirocini obbligatori in quasi tuti i corsi di laurea, ma 150 ore (approssimative) di attività pseudo pratica, svolta troppo spesso da osservatore ingombrante o da facchino di comodo non risultano di grande utilità. Abbiamo cercato di emulare il modo formativo europeo, ma realizzandolo a modo nostro, ossia con tutte le le scorciatoie e le semplificazioni possibili. I risultati di questo processo sono sotto gli occhi di tutti.
    Quindi mi sembra corretto chiudere citando un articolo già pubblicato su questo stesso sito diverso tempofa, scritto da Aldo Giannulli, un autore che leggo sempre con piacere:


    :)
  • Di Marina Serafini (---.---.---.104) 20 dicembre 2016 23:08
    Marina Serafini

    Se proprio lo vuol sapere, credo di essere una delle poche persone che ancora si comporta in quella maniera che mi sta esortando a seguire, dato che la selezione del personale rientra tra le mie attività.
    E le assicuro che non è facile vivere di principi in una realtà concreta: spesso chi decide davvero non è troppo interessato a certi principi umanistici...
    La invito piuttosto a risparmiare facili entusiastiche ramanzine, perchè un mondo più serio e più funzionale lo vogliamo davvero in molti, ma non è qualcosa di già dato. Nel mondo del lavoro ci navigo da diversi anni, facendo le mie battaglie e sbattendo la testa contro muri di gomma, spesso di cemento.
    Lo si impara facendo: il mondo delle idee, purtroppo, deve sporcarsi di realtà.
    Un saluto a lei.



  • Di Marina Serafini (---.---.---.228) 19 dicembre 2016 14:36
    Marina Serafini

    Attenzione, io non auspico l’abolizione del valore di titoli ai quali corrisponde una sostanza, mi ha fraintesa. Io accuso un sistema che oggi rende vuota quella sostanza e la certifica come se fosse piena e reale. Perchè oggi, mi spiace dirlo, ma il panorama italiano, tranne poche eccezioni, questo offre. E non è un bello spettacolo. Non si tratta di "non dare soddisfazione agli imbroglioni", se mi consente la semplificazione, ma di non volere più che si chiami formazione ciò che di formazione ha solo l’etichetta. Perchè vede, sig. Di Roberto, con l’ostentazione di titoli, si vincono concorsi, si assumono ruoli decisionali, si va ad occupare poltrone dalle quali, per incompetenza, si possono commettere errori fatali e misfatti inconcepibili.

    Lei tira in ballo l’etica professionale, e il fatto che l’incompetente di turno viene smascherato dal suo stesso operato. Ha ragione, ma nella nostra attuale società lo smascheramento degli incompetenti raramente comporta la loro estromissione dai ranghi. Ne abbiamo continue testimonianze. Io, purtroppo, ne ricevo molte anche nel mondo dell’attività privata dove - a maggior ragione - dovrebbe valere il suo discorso.
    Purtroppo viviamo una decadenza culturale (sulle cui origini potremmo ampiamente discutere) che porta all’accettazione della mediocrità, che viene travestita da eccellenza. E’ l’unico modo per farla passare, d’altronde - intanto che si lavora alla omologazione generale (verso il basso). E io, questa omologazione appiattente non la sopporto. Quindi legga bene tra le righe di questo mio sfogo: io difendo la Cultura, quella con la c maiuscola, quella che nasce dallo sviluppo del potenziale umano e che porta nella direzione del fare, e del fare bene. Ed è vero che la selezione del personale tiene conto della laurea prevalentemente come punto di partenza, ma questo significa che la laurea, in molti casi, è proprio la condizione di possibilità per accedere al colloquio, e quindi per concorrere alla posizioni aperte. Spesso, mi spiace dirlo ma lo so per esperienza, si tratta proprio dell’unica condizione di accesso a certe posizioni. Quindi non parli di etica professionale nè di meritocrazia, perchè sono espressioni che poco hanno a che fare con questa nostra società, troppo assorbita dalle modalità commerciali di pessima ma finissima categoria (perchè, dal loro punto di vista, funzionano) e maledettamente forgiate a risposta di una classe dirigente violenta, balorda e assolutamente priva di scrupoli. 




  • Di Marina Serafini (---.---.---.231) 19 dicembre 2016 00:16
    Marina Serafini

    Io invece sono laureata , e il mio - anzi i miei due titoli accademici- me li sono davvero sudati, nella radicale convinzione che la formazione fa la differenza. Convinzione ancora accesissima in me. Ma come lei, inizio a propendere anch’io per l’abolizione del valore legale del titolo... Eh si, per un motivo davvero deprimente: le università si comportano ormai come supermercati: cercano di gratificare il cliente in cambio della sua fedelta’ - opss, volevo scrivere " retta annuale"... Le regole del mercato non prevedono persone, ma clienti. Il mondo della scuola non può sottrarsi a questa logica, e non lo fa. E, francamente, non riesco a cogliere l’utilità di Atenei che producono ormai tanti ignoranti titolati. Il processo di demolizione del nostro invidiatissimo nonché rispettatissimo sistema formativo è durato anni, oltre un decennio, a suon di "riforme" improvvisate e malformulate. Gradino dopo Gradino siamo arrivati forse a toccare il fondo. E a perdere quell’autorevolezza che solo la conoscenza può infondere

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