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Manifestazione a Roma per il diritto alla casa: divieto violato!

Piazza Vittorio. Il giorno dopo gli arresti di Paolo Di Vetta perché manifestava davanti al Cipe per il diritto alla casa. Giornata per riprendersi la città, il diritto a manifestare nel centro di Roma. Obiettivo: raggiungere il Campidoglio, ma si è mediato con la questura per arrivare solo a Largo Ricci. Il corteo è composto da molte donne e bambini e fin dall'inizio dimostra compostezza. Un corteo pacifico. Molti gli immigrati, molti i giovani. Riconosco volti di militanti da sempre in lotta per i diritto alla casa.

Sono qualche migliaia. Mi ferma un signore di colore. Mi chiede se sono giornalista. No! Non proprio, ma non mi fa finire che subito sciorina parole smozzicate. Capisco che ha pagato 500 euro per il permesso di soggiorno. E' andato al CAF e mi fa vedere la domanda: "Ho pagato ma niente documento. Io non sono clandestino". Mi fa vedere il passaporto. "Perché niente documento? Io pagato 500 Euro. Io lavoro, sono badante, perché polizia non dà a me il documento? Perché non dice niente a me?".

Il tutto inframmezzato da un "capito? Capito?". Sì, ho capito compagno, ma posso fare poco per te. "Ciao compagno", mi saluta. "Ciao", gli rispondo e mi dà un cinque chiuso in un pugno che porta al petto.

C'è un ragazzino che seriosamente distribuisce un volantino: si rivendica il diritto di poter vivere in una casa con acqua e luce.

Il corteo ha già imboccato via Cavour e non mi resta che precederlo, prendere lo scooter e portarmi verso Piazza Venezia. Ma mi accorgo che a metà strada c'è uno sbarramento di blindati: anche i lati e le traverse sono bloccate da autoblinde. Mi fanno passare (mi spaccio per giornalista fotografo), lascio lo scooter in una traversa e torno indietro, verso il corteo.

Gli organizzatori sono avvertiti, si parlamenta per cercare di capire cosa fare. Vi sono donne e bambini, ma sopratutto non si vuole ripetere la mattanza del 15 ottobre. Quel giorno pesa come un macigno.

Ci si avvicina allo sbarramento e una delegazione va a parlamentare. Il corteo è praticamente circondato. Blindati davanti, blindati dietro e in tutte le traverse laterali. Anche volendo non si sa cosa fare, dove andare. E' evidente la provocazione: si vuole che gli animi si scaldino col passare del tempo e vista la stasi, la situazione d'impasse. Il funzionario è lì che capisce la situazione, comprende l'evidenza del "cul de sac" in cui hanno costretto i manifestanti, ma non sa che fare. Parla al telefono, ma è evidente che gli ordinano di non cedere, si vuole lo scontro. Il questore vuole ripetere la tattica vincente messo in atto alla Tiburtina.

Poi gli organizzatori decidono intelligentemente di tornare indietro e di ripercorre il percorso al contrario in modo da uscire da quella situazione pericolosa.

Il funzionario dapprima nega la possibilità, poi visto il rumoreggiare dei manifestanti, l'intervento di parlamentari e di consiglieri regionali, dirigenti di RC, pensa che sia la soluzione più ragionevole. Chiede tempo per poter far fare manovra ai blindati.

Si parlotta con i funzionari di polizia lì presenti. Chiedono comprensione: non dipende da loro, sono gli ordini, state calmi che la situazione si risolve ecc.

E' evidente anche a loro la situazione kafkiana. Ci si gira. Un saluto sarcastico da parte dei manifestanti ai poliziotti: giriamo le spalle e torniamo indietro.

Giornata di stupida rigidità e di sagace intelligenza. Il divieto a manifestare per le vie del centro intanto è stato violato! 

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