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Malesia, 20 rohingya condannati alle frustate per “immigrazione irregolare”

Un tribunale malese ha deciso di mostrare al mondo tutto il disprezzo possibile per la tragedia del popolo rohingya, perseguitato dal governo di Myanmar, le cui forze armate si sono macchiate di crimini contro l’umanità.

Ai sensi della Legge sull’immigrazione, risalente a oltre mezzo secolo fa, 31 rohingya – tra cui donne e minorenni – soccorsi nel mese di aprile su una nave alla deriva su cui erano a bordo in oltre 200 – sono stati condannati a sette mesi di carcere e, per 27 di loro, alla pena aggiuntiva di tre frustate.

La legge in questione prevede fino a sei frustate e fino a cinque anni di carcere per chi si trova in Malesia irregolarmente, ossia senza un permesso di soggiorno valido.

Il colpo di frusta si abbatte sulla pelle del condannato alla velocità di 160 chilometri orari. Il dolore è inimmaginabile. Per il diritto internazionale è una forma di tortura, e delle più atroci.

Nel 2020 centinaia di rohingya hanno intrapreso un pericolosissimo, e spesso mortale, viaggio finendo alla deriva nel mare delle isole Andamane e nel golfo del Bengala.

All’inizio di giugno le autorità della Malesia hanno soccorso una seconda imbarcazione ma molte delle 269 persone a bordo nel frattempo erano morte.

Aggiornamento del 22 luglio: le condanne alle frustate sono state annullate.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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