Da molti considerato uno dei tanti doveri che i cittadini musulmani si trovano a dover osservare, il Ramadan è invece un periodo di festa dedicato alla fede ed alla famiglia.
Spesso giudichiamo severe e rigide le regole dettate dall’Islam dimenticando che anche noi cristiani abbiamo dei comandamenti da rispettare nonchè un periodo di digiuno spesso ignorato da molti. Inutile dunque chiedersi perché digiunare quando tanti bambini nel mondo muoiono di fame.
Il nostro pensiero deve sempre essere rivolto a quelle popolazioni che non hanno neppure acqua per bere e dove molti bambini perdono la vita ogni giorno a causa della disidratazione e delle malattie, ma ciò non toglie che il periodo di digiuno perseguito con molta costanza dai fratelli musulmani abbia un mero puro e profondo valore.
Si digiuna per sacrificarsi per amore di Dio e per allontanarsi da tutti quelli che sono i vizi dei quali l’uomo non può fare a meno come fumare, fare sesso, essere soggetto a pettegolezzi, litigare ed altro ancora.
Si digiuna per dedicarsi a Dio ed aiutare i più poveri.
Si digiuna per purificare l’anima e staccarsi dai problemi di tutti i giorni.
Si digiuna e nel frattempo ci si prepara per il grande ritrovo al tramonto del sole con tutta la famiglia.
Seduti su un tappeto con al centro un grandissimo vassoio rotondo con sopra piccoli piatti contenenti le più disparate vivande come polpettine di ceci o fave, involtini di vite con ripieno di riso, zuppa a base di fave, kofta, kebab ed tantissime salse (di ceci, melanzane, piccante, sesamo) da accompagnare al pane arabo tondo e sottile, vuoto al suo interno per poter essere riempito.
L’incontro con la famiglia è davvero un momento magico e non solo una grande abbuffata come molti pensano dopo una giornata di digiuno. Si ritrovano quei valori importanti nelle famiglie di un tempo e che vanno scomparendo sempre più. Si ride e si scherza e si resta svegli fino a tardi. Questo è il Ramadan, un momento di riflessione e purificazione ma anche di gioia e serenità.
Al termine del digiuno, dopo 30 giorni circa, i musulmani festeggiano per 4 giorni: si regalano soldi nuovi a tutti i bambini, si indossano vestiti nuovi, si esce per la città a passeggiare e si fa visita a tutti i parenti ed amici. A tutto questo non può mancare del buon cibo come sempre e dunque tavolate....ops tappeti imbanditi da cuscini e vassoi enormi e tante tante sfiziosità.
In Egitto durante i giorni di digiuno vigono orari di lavoro che consento al musulmano di assentarsi per la preghiera e viene ridotto l’orario di lavoro per tornare a casa in tempo per interrompere il digiuno insieme alla famiglia. Al termine vi sono 4 giorni di festività con chiusura delle aziende, ovvio non nel campo della ristorazione o produzione.
In Italia ritengo invece che i cittadini musulmani residenti trovino spesso grandi difficoltà a seguire alla lettera il Ramadan vuoi per i ritmi di lavoro vuoi una questione climatica. Attualmente è in corso dal 10 agosto, un periodo solitamente molto caldo ed afoso che rende impossibile perseguire un digiuno per chi lavora in fabbrica o davanti ad un forno vuoi per il caldo, vuoi perché al tramonto si ritroverebbe ancora in orario di lavoro e non potrebbe comunque mangiare prolungando così l’attesa e riducendo le proprie forze.
Difficile inoltre seguire il Ramadan senza avere un posto dove pregare ma questa è un’altra storia, un grave problema dell’Italia che preclude ancora oggi ai cittadini musulmani di professare la propria religione.
Un invito dunque a chiunque lavori con un musulmano o ne abbia sposato uno a condividere con lo stesso questo momento di festività facendogli gli auguri proprio come ci aspetteremmo noi per il Natale e se siete dei bravi cuochi o cuoche non fategli mancare, al calar del sole, un buon succo di datteri e tante prelibatezze di cucina araba.
Si informi prima di mettere in dubbio il mero significato delle festività religiose musulmane. Se solo avesse letto qualcosa di diverso da Oriana Fallaci saprebbe che in Egitto vige una propria costituzione e non la Sharia nonchè che sono state apportate numerose riforme dagli studiosi di Al Azhar anche contro il velo integrale. E’ vergognoso che ancora oggi, nel 2010, non sia ancora chiaro che Ramadan equivale a dire Pasqua per i sacrifici richiesti e Natale per l’atmosfera magica appunto e pacifica che aleggia nell’aria nei giorni di fine Ramadan , durante i 4 giorni di festa ovvero per l’Aid el Fitr. Mi spiace non sia arrivato il messaggio ma se non c’è la volontà di conoscere e si desidera imparare solo guardando da un punto di vista unico, difficilmente si potrà tendere la mano alle altre culture.