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 Home page > Tribuna Libera > Mafia, minacce a Giletti e Di Matteo nelle intercettazione

Mafia, minacce a Giletti e Di Matteo nelle intercettazione

La notizia, che alle ore 8.00 di un uggioso mercoledi' viene data da Gianluca Semprini di Rai news24, è di quelle che dovrebbero dare la sveglia anche a chi ha messo in quarantena i propri neuroni, e non per colpa del Covid. Questa la notizia, fornita in maniera alquanto stringata e per il momento non ripresa da altri organi di informazione:

Il R.O.S. dei carabinieri, reparto adibito alle intercettazioni per finalità di lotta al terrorismo e ai fenomeni mafiosi, avrebbe intercettato una conversazione tra due esponenti mafiosi della famiglia Graviano, i quali esprimevano giudizi molto pesanti e negativi sul conduttore di "Non è l'Arena " ( La 7) Massimo Giletti e nel contempo sul da lui plurintervistato magistrato Nino Di Matteo. Nel contempo i due boss plaudevano all'operato del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ( M5S)

Per chi non ricordasse la vicenda, Giletti intervistò il noto ed apprezzato magistrato Nino Di Matteo, elemento di punta nella lotta alle mafie, il quale espresse, seppur molto tardivamente ( due anni dopo), le sue perplessità per il fatto di non essere stato nominato al DAP (Dipartimento amministrazione penitenziaria), dopo una iniziale offerta da parte del ministro Bonafede. Il magistrato si poneva la domanda " su chi o cosa avrebbe fatto cambiare idea al ministro all'ultimo istante". Quando andò in onda la trasmissione ( poi replicata con seguito e intervista al ministro), era appena apparsa la notizia di intercettazioni dei carabinieri tra boss mafiosi, costretti al 41 bis (carcere duro), che paventavano la nomina di Di Matteo al DAP. Nel frattempo erano avvenuto un centinaio di trasferimenti di esponenti mafiosi dal regime 41 bis agli arresti domiciliari ( sulla base di una legge in vigore dal 2013 ) per ragioni sanitarie. Il provvedimento era stato assunto dai magistrati di sorveglianza sulla base di pareri medici anche in relazione al Covid 19. Il format della trasmissione di Giletti era subito apparso chiaro. Se Bonafede (M5S) aveva rifiutato, dopo una iniziale offerta cui era seguito un ripensamento, la nomima al DAP a Di Matteo e i boss venivano tolti dal 41 bis, siccome uno più uno fa due, ergo Bonfafede era un "ben visto " dalla mafia e il M5S "ben altro " che il partito del rigore e della lotta alla criminalità. Ovviamente Giletti si è ben guardato dall'esprimere questi concetti in modo palese ma insomma , ad " intenditor poche parole ". E che Giletti sia notoriamente un simpatizzante di destra, segnatamente per il duo Salvini- Meloni, non credo sia un mistero per nessuno, cosi' come che l'emittente La 7 ( Cairo editore) abbia un target politico in genere con lo sguardo rivolto decisamente più a destra. Sono ovviamente mie personalissime interpretazioni. Marco Travaglio molto più esplicitamente del sottoscritto ha definito la trasmissione di Giletti " Non è l'Arena, è Salvini ". Ora, a prescindere da come ognuno la pensi, premesso che le scarcerazioni sono provvedimenti della magistratura, che è organismo costituzionale indipendente e quindi il ministro Bonafede non avrebbe potuto metter bocca, parimenti sarebbe stato legittimo porsi la domanda " chi e cosa ha indotto il magistrato Di Matteo, a due anni di distanza dai fatti, a rilasciare una intervista del genere ? ". Naturalmente non c'è risposta.

Ma tornando alla attualità, siccome a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, secondo andreottiana memoria, risiamo al solito tentativo di far passare il ministro Bonafede come una sorta di " simpatizzante mafioso ", se non proprio un connivente, e quindi conseguentemente il M5S, ma anche lo stesso premier Conte, come ben altro rispetto a quello che vogliono sembrare. Insomma, provate ad immaginare due boss mafiosi che, sapendo di essere intercettati acchiappano i cellulari, in assenza ovviamente di telefoni a gettoni, e si scambiano il bel siparietto di cui sopra. Vorrei sapere chi è l'idiota che fa una cosa del genere senza avere uno scopo ben preciso. E sui mafiosi tutto si può dire ma non che siano degli idioti.

Il momento che sta vivendo questo paese è drammatico non solo per la pandemia sanitaria, ma per la pandemia della informazione. Non è un problema recente ma adesso come mai la cosa si sta ingigantendo a dismisura. Perché dietro ai media di informazione nazionali si arrocano poteri economico finanziari che vedono questo governo, anzi più specificamente il M5S, come il fumo negli occhi. Ergo tutto va bene, anche le notiziole demenziali super confezionate ad hoc, pur di toglierli di mezzo definitivamente e tornare al salutare polpettone con tutti dentro, per banchettare alle spalle del popolo bue.

 

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