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MH370, non c’è scampo dalla teoria del complotto

Di questi tempi, le tesi cospirazioniste nascono e si diffondono persino quando non c’è una versione ufficiale dei fatti alla quale ribellarsi. Insomma, non c’è scampo alla teoria del complotto.

 

Di Eleonora Degano

Il volo MH370 della Malaysia Airlines, scomparso senza lasciar tracce a marzo, è stato usato come esempio da una psicologa dell’Università del Kent, Karen Douglas, per studiare le dinamiche delle cospirazioni. Che, come c’era da aspettarsi, anche in quella circostanza hanno cominciato a diffondersi quasi subito. La scienziata ha coinvolto nella ricerca 250 persone, le quali dovevano esprimere la propria opinione su varie teorie del complotto, spiegando se le ritenevano potenzialmente affidabili oppure no. Lo studio è stato presentato giovedì alla conferenza annuale della British Psychological Society’s Social Psychology Section di Canterbury.

Dopo la parte dello studio dedicata al volo MH370, ai partecipanti è stato chiesto anche di valutare la credibilità di altre ipotizzate cospirazioni, da quelle che circondano l’11 settembre fino a quelle riguardanti la principessa Diana. Per stabilire infine la correlazione tra le caratteristiche emotive proprie di un individuo e la sua propensione a credere alle teorie del complotto, tutti e 250 si sono sottoposti a una valutazione psicologica della personalità.

“Ci aspettavamo che le persone che credevano nelle teorie cospirazioniste riguardo al volo MH370 avrebbero dichiarato di credere anche in altre teorie molto note. Al contempo ipotizzavamo che le variabili come paranoia, debolezza e mancanza di fiducia sarebbero andate di pari passo con la tendenza a credere ai complotti. Abbiamo infatti osservato che tratti come la cognitive closure e l’idea di un mondo ingiusto e imparziale possono essere indicatori di una maggior propensione a sostenere le tesi cospirazioniste sul volo MH370, in assenza di una spiegazione ufficiale”, spiega Douglas, ma anche quando la spiegazione ufficiale esiste eccome.

Dallo studio è infatti emerso che chi credeva alle teorie che circondano l’aereo scomparso tendeva a sostenere anche le altre note teorie del complotto, mentre i tratti psicologici che sembravano, a ragione, indicatori di un adepto delle cospirazioni, facevano sì che le si vedesse anche dove non c’erano. Ovvero facendo in modo che si optasse per le risposte che nel nostro paese cadrebbero sotto la voce “quello che i giornali non vi dicono” e simili, persino quando esistevano spiegazioni ufficiali e al 100% verificabili. Se una persona è psicologicamente predisposta a credere nei complotti, dunque, ci sarà poco da fare: per quanto vi possiate impegnare nel debunking, la battaglia è (probabilmente) perduta in partenza.

 

Foto: Sham Hardy/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.111) 16 settembre 2014 15:29

    Secondo le vostre impostazioni dunque, il fatto di credere alla "teoria del complotto" si darebbe nel caso in cui non si crede alla versione data dal governo e dai suoi organi di informazione diretti o indiretti. I quali, sembra per definizione, non possono ordire "complotti". Sarebbe interessante anche una ricerca per vedere cosa pensa la gente sulla vicenda di Cappuccetto rosso.

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