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M5s, per un bilancio dell’esperienza

A circa 10 anni dalla sua formazione (il primo Vaffa day fu del 2007) è possibile tracciare un bilancio provvisorio dell’esperienza de M5s che si presenta con una forte nota chiaroscurale. C’è un aspetto indubbiamente positivo nel quale il M5s ha avuto successo: lo sfondamento del bipolarismo e delle sue dinamiche tendenzialmente plebiscitarie.

Ormai il sistema è tripolare (almeno sin quando il Pd resisterà o qualche cosa altro ne prenderà il posto) e questo segna un nuovo equilibrio politico inconciliabile con la logica del maggioritario. Lo sfondamento è avvenuto soprattutto fil fianco “sinistro” dell’equilibrio bipolare, colpendo in particolare il Pd, il oche ha una ulteriore conseguenza positiva: creare le condizioni per la formazione di un vera sinistra non neo liberista. Infine, il M5s è stato il principale attore dello schieramento che ha battuto il progetto di riforma costituzionale renziano, e con questo ha sepolto la seconda repubblica, aprendo la strada alla terza che, ancora non c’è.

Sin qui tutto bene: la pars destruens registra un saldo nettamente attivo. I problemi iniziano con la pars costruens.

Proprio per il ruolo avuto nella fase precedente. Il M5s è chiamato al compito di fondatore e primo partito della Terza Repubblica, fondata sull’impianto della Costituzione del 1948 e su una legge elettorale proporzionale come conseguenza. Il tutto, naturalmente, con gli adeguamenti al mondo attuale ed ai problemi ancora insoluti del nostro paese (dalla debolezza dei controlli istituzionali al persistente divario nord-sud, alla carenza di classi dirigenti di livello accettabile eccetera).

E qui il M5s sta perdendo la sua occasione storica: diventando non il primo partito della terza repubblica ma l’ultimo della seconda. Dimenticato l’originario impianto proporzionalista, il M5s in edizione Di Maio si riscopre maggioritario e presidenzialista, abbandonata l’originaria ispirazione alla democrazia diretta, diventa l’ennesimo partito del leader privo di qualsiasi democrazia interna e con tanto di cerchio magico intorno al leader. E la scelta è ribadita ad ogni piè sospinto, con l’ossessiva ripetizione della richiesta non trattabile i Palazzo Chigi per Di Maio.

In questo precipizio politico che snatura il movimento e lo candida ad un prossimo fallimento politico pesano l’assenza di pensiero strategico, a sua volta figlio dell’assenza di una qualsivoglia cultura politica. Il M5s ha sperperato i cinque anni passati evitando rigorosamente qualsiasi attività di formazione del suo gruppo parlamentare ( per la base il corso a puntate sulle leggi elettorali resta l’unica occasione del genere, priva di qualsiasi seguito). Il risultato è la totale inadeguatezza rispetto al compito di socio fondatore della terza repubblica e, se questo dovesse essere un obiettivo mancato, al M5s mancherebbe ogni ragione per proseguire la sua esperienza, dinentanto un partito come gli altri. Sinché dura il consenso degli elettori, cosa di cui non sarei affatto certo.

Resta la speranza di un sussulto di consapevolezza che riporti il M5s sui suoi passi e prima che sia troppo tardi. Questo movimento resta ancora una risorsa per il paese ma merita di essere rappresentato diversamente, l’attuale gruppo di esponenti sta avviano il movimento verso una sconfitta memorabile. Meditate amici, meditate…

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.58) 6 maggio 2018 19:38

    Fatta su misura >

    Ferma convinzione (e verità disvelata) dei massimi vertici di M5S è che gli altri partiti non vogliono che “vada al governo”.

    Tuttavia “dimenticano” (?) di precisare che nell’unico tipo governo “politico” da loro auspicato sarebbe M5S a detenere almeno il 55% dei seggi. Tanto implica la partnership “cercata” sia con la sola LEGA che con il PD.

    Ossia.


    Quando la maggioranza in Parlamento è frutto del concorso di più gruppi politici, a QUELLO che dispone del maggior numero di seggi viene accordato un ruolo prioritario su scelte, azioni da promuovere e continuità.

    Al di là della composizione fisica del governo, CHI ha il 55% dei seggi complessivi detta in Aula i tempi ed i passaggi, specie di un programma “sottoscrittoASSUME cioè di fatto la “titolarità” dei provvedimenti varati.


    VICEVERSA, con dentro tutto il Centrodestra il contributo di M5S “peserebbe” solo il 35% dei seggi messi in comune. Situazione comparabile a quella di un governo “istituzionale” varato dal Presidente Mattarella.


    Ergo.

    E’ FACILE dichiarare che (mancando certi presupposti) a M5S è impedito di “andare al governo”.

    DI SICURO è una sortita “fatta su misura” per consolare, all’occorrenza, i milioni di suoi attuali elettori. SERVE, altresì, a persuaderli a rinviare aspettative e bisogni, nonché a “scommettere” su un M5s in grado di varcare (a breve) la fatidica soglia del 50% di voti +1.


    Promesse di “svolte” epocali sono messaggi tipici di un Dossier Arroganza

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