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Luigi Nicotra

Già legale d'azienda, ora pensionato, amo la storia e coltivo una sana passione civile che mi induce a mettere per iscritto le mie riflessioni su temi d'attualità politica e di costume. Come disse un giorno Ennio Flaiano, la situazione è grave ma non è seria....e tale è rimasta!

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  • Primo articolo mercoledì 11 Novembre 2010
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Ultimi commenti

  • Di Luigi Nicotra (---.---.---.21) 28 marzo 2011 17:25

    Proprio oggi il Prof. Rubbia ha ripreso l’argomento sul Corriere della Sera, sostenendo le centrali a torio, su cui stanno nvestendo India e Cina. Ha precistao che Il torio ha il vantaggio di non produrre plutonio per usi militari, di lasciare scorie che si esauriscono in tempi limitati rispettoall’uranio, e inoltre il torio e’ abbondantissimo in natura e ce n’e’
    molto anche nell’Italia centrale. Indiani e cinesi calcolano che il torio
    potrebbe garantire le loro esigenze energetiche per i prossimi 20-30 mila
    anni. Piuttosto che investire 30 miliardi nel nucleare vecchio -prosegue
    Rubbia- l’Italia farebbe bene a investirne 3 in questa tecnologia.

  • Di Luigi Nicotra (---.---.---.21) 25 marzo 2011 11:00

    Devo constatare, TB, che lei si limita a riproporre, in modo del tutto superficiale e generico, le argomentazioni del moralismo pacifista più stereotipato, senza prendere in alcuna seria considerazione tutti i temi sopra trattati sulla situazione libica, oltre che del nord Africa in generale e, ormai, del vicino e del medio oriente. E tutto questo senza che lei sia in grado di proporre nemmeno un simulacro di soluzione alternativa a quello che i rivoltosi libici e la coalizione in armi stanno tentando di fare per fermare il massacro delle popolazioni libiche.
    Questa sua incapacità, poi, si manifesta nel persistente ricorso al linguaggio insultante – la parola " imbecille " le deve proprio piacere tanto: non sarà frutto di qualche trauma adolescenziale? – ed all’alibi che dei media non ci si può fidare, alibi dietro il quale tutte le anime belle si nascondono al solo fine di scegliere di non scegliere da che parte stare, nell’attesa che sulle vittime si distenda il sudario dell’indifferenza e dell’ignavia delle persone come lei.
    Intanto, come scrive oggi l’inviato di Repubblica, noto giornale " guerrafondaio ", " il simbolo della guerra di un regime contro il suo popolo ha un nome: Misurata. Non ci sarà nessuna liberazione che potrà risarcire il popolo di questa città. Nulla potrà risarcirlo del massacro che lo sta dissanguando in queste ore. Se una sola telecamera riuscisse ad entrare a Misurata nessuno avrebbe più dubbi. Riuscirebbe a riprendere i 100 morti e i 1300 feriti che in una settimana hanno inondato di sangue le strade e le piazze della città assediata. Il cameraman testimonierebbe i cecchini dell’esercito gheddafiano che dai tetti delle case sparano contro i due ospedali, contro medici e infermieri che provano a entrare o uscire. "
    Ma, di fronte a tutto questo, certe persone non si arrestano, nemmeno di fronte all’evidenza e preferiscono continuare a celebrare il rito di quella stanca liturgia del no-alla-guerra-senza-se-e-senza-ma. Insomma,prendendo a prestito il suo vocabolario, mi viene da dire che l’imbecille non ha niente da dire e lo ribadisce continuamente.
    LN

  • Di Luigi Nicotra (---.---.---.21) 24 marzo 2011 17:41

    Capisco, MarieLouise, ciò che intendi dire e non desidero trincerarmi dietro una sciocca ed improduttiva faziosità, rifugiandomi dietro aforismi che lasciano il tempo che trovano, tipo quello attribuito a Giuseppe Prezzolini: " La coerenza è la virtù degli imbecilli " che fa il paio con quello per il quale solo gli imbecilli non cambiano mai idea.
    Detto ciò, condivido la tua analisi in ordine al sostegno che, ahinoi, talora viene dato a regimi vergognosamente antidemocratici come quello libico.
    Ma, se mi permetti, rispetto a denunce come la tua, a me piace far mio il principio che due torti non fanno una ragione. Voglio dire che, se l’Italia ha sbagliato ad appoggiare il regime libico, vendendogli perfino armi e manifestandogli sentimenti che più che di amicizia sono apparsi di sciocco servilismo, non possiamo ora commettere l’errore di consentire che Gheddafi continui la sua opera di sterminio degli oppositori alla sua dittatura.
    Rammento che di recente , l’Assemblea Generale dell’Onu ha espulso la Libia dal Consiglio sui diritti umani, Consiglio all’interno del quale non si capisce a che titolo la Libia sedesse!
    Su mandato dell’Onu, inoltre, la Corte Penale Internazionale dell’Aja ha avviato indagini su crimini contro l’umanità a carico di Gheddafi.
    Quindi, per quanto la guerra sia un evento doloroso, non si può rimanere con le mani in mano quando c’è gente che soffre a causa della violazione dei suoi fondamentali diritti e che ti chiede apertamente aiuto.
    Ora, a costo di apparire ingenuo o forse un idealista che, a causa delle sue illusioni, si ostina a raccattare una massa di delusioni, continuo a pensare che al mondo non c’è qualcosa per cui valga la pena di vivere se non sei disposto a rischiare perfino la tua stessa vita per conquistare o difendere quel qualcosa.
    Che fare? Mettiamo la testa nella sabbia per non vedere o, dicendo che non ci si può fidare di quello che stampa, TV e governi ti raccontano, ci rifugiamo in un improduttivo moralismo pacifista ed aspettiamo che la tragedia si compia a danno di quelle popolazioni che da troppo tempo aspettano di uscire dal tunnel di quella terribile realtà fatta di violazione dei diritti umani, di ricorso alle torture, alla fustigazione delle donne ed alla pena di morte?
    Mi pare chiaro che l’incendio che sta devastando tutto il nord Africa ed il vicino oriente, vedi le 100 persone uccise ieri dalla polizia a Daraa in Siria, dalle forze di sicurezza di Damasco contro i manifestanti anti-regime, stanno a dimostrare che non ci troviamo di fronte alla solita ridistribuzione delle sfere dì influenza sullo scacchiere del mondo. E’ ben altro, è il ’48 di quelle popolazioni di quelle aree geografiche
    Perché, quindi, anziché limitarsi a chiedere la fine della guerra, non ci battiamo perché vengano rimosse le cause della guerra stessa e, con esse, coloro che ne hanno la responsabilità?
    Cordialmente,
    LN

  • Di Luigi Nicotra (---.---.---.21) 24 marzo 2011 13:46

    Allora, TB, mi faccia capire, posto che anch’io talora vengo assalito da dubbi: lei sostiene che per non fare la figura dell’imbecille, non coltiva le certezze che altri coltivano per il semplice fatto di avere qualche convincimento profondo come quello sulla condanna della violazione dei diritti fondamentali dell’uomo calpestati sistematicamente da Gheddafi ( lo dicono tutte le organizzazioni a difesa di tali diritti, come Amnesty International v. "La Libia di domani: quale speranza per i diritti umani?" pubblicato il 23 giugno 2010), violazione a fronte delle quali un certo numero di libici, come dire, ha preso cappello. Ergo, lei, così facendo, ha la certezza di non passare per imbecille.
    Fa bene a non esserne sicuro.
    Un salutino.
    LN

  • Di Luigi Nicotra (---.---.---.21) 24 marzo 2011 13:05

    Strana domanda…..Mi limito a risponderle rammentandole che la rivolta libica ebbe inizio con una manifestazione davanti a una stazione di polizia a Bengasi, nel pomeriggio di martedì 15 febbraio, dove si erano radunate un centinaio di persone per protestare contro l’arresto di un avvocato difensore dei diritti civili, Fathi Tarbal. L’avvocato si sta battendo per fare luce sulla rivolta nel carcere di Abu Salim di Tripoli, nel 1996, durante la quale morirono circa 1.200 detenuti politici.
    Per il resto, circa il fatto che a Libia sia universalmente considerata come un regime dispotico, la rimando ai vari rapporti di Amnesty International, fra i quali "La Libia di domani: quale speranza per i diritti umani?" pubblicato il 23 giugno 2010, nei quali ben si evidenzia che in Libia la violazione dei diritti umani è una realtà concreta nella quale si fa ricorso alle torture, alla fustigazione delle donne ed alla pena di morte.
    Secondo le ricerche di Amnesty, a molti detenuti vengono estorte, mediante tortura, confessioni. I maltrattamenti da parte delle forze di polizia sono pratica comune: bastonate, scariche elettriche, sospensione per le braccia e il diniego deliberato di assistenza medica, questi i metodi utilizzati nei confronti dei detenuti. I detenuti, poi, sono privi di un’assistenza legale e non possono avere alcun tipo di contatto verso l’esterno.
    Le forze di sicurezza abusano del loro potere in maniera incontrastata, arrestando e imprigionando dissidenti. Gli attivisti per i diritti umani vengono perseguitati e arrestati. I richiedenti asilo, gli immigrati regolari e i rifugiati vengono regolarmente sfruttati e subiscono violenze e abusi, nell’assenza di qualsiasi tipo di garanzia.
    Alle medesime risultanze perviene Freedom House la quale pone la Libia tra i nove Stati peggio del peggio ( v. rapporto " I peggiori dei peggiori: le società più repressive del mondo " ). E la Libia e’ anche nella lista nera di un’altra organizzazione non governativa Human Rights Watch tra i paesi che compiono abusi e sopraffazioni.
    Per finire, le rammento che di recente , l’Assemblea Generale dell’Onu ha espulso la Libia dal Consiglio sui diritti umani, Consiglio all’interno del quale non si capisce a che titolo la Libia sedesse!
    Su mandato dell’Onu, inoltre, la Corte Penale Internazionale dell’Aja ha avviato indagini su crimini contro l’umanità a carico di Gheddafi.
    Questo è solo una brevissima sintesi delle nefandezze che si compiono in Libia. Per il resto, se si fa un giro sul Web, trova tutto questo e molto altro.
    Saluti.
    LN

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