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Lorenzo Fontana, il cattolico discriminato | Sul dibattito sulle famiglie arcobaleno

Ci vuole un gran bel coraggio a parlare di fastidio verso i cattolici in un paese in cui proprio la cattolica è la confessione dominante. E che dominio! Un dominio che incide sulle tasche di tutti, cattolici e non, in misura non minore a sei miliardi e mezzo l’anno. Ma che oltre che sulle tasche incide anche sulle vite di tutti i giorni.

Perché se si è faticato a ottenere diritti civili basilari è stato proprio per l’opposizione delle gerarchie ecclesiastiche. Unioni civili e biotestamento sono solo gli ultimi diritti arrivati, ma non dimentichiamo anche quelli che dovrebbero essere ormai consolidati e invece necessitano di un sostegno continuo da parte della società civile laica, come ad esempio l’aborto e il diritto a un funerale civile dignitoso.

Il neo ministro della famiglia (singolare) Fontana invece dice che le cose stanno proprio così: lui è bersaglio di critiche solo per il fatto di essere cattolico. Che sarebbe poi la ragione che lo ha portato a pronunciare parole dure contro le famiglie arcobaleno. Non si rende però conto Fontana, o non vuole rendersi conto, di due aspetti fondamentali. Il primo è che lui, adesso, prima ancora di essere cattolico è ministro della Repubblica e in quanto tale rappresentante di tutti, non solo dei cattolici. Nessuno gli chiede di rinunciare alle sue convinzioni, è suo diritto coltivarle ma non a spese dei diritti di cittadini che la vedono in modo diverso.

Il secondo, più importante, è che i cattolici non sono tutti fatti con lo stesso stampino. A far vincere i referendum su divorzio e aborto sono stati in prevalenza cattolici. A ricorrere all’Ivg sono in buona parte donne che identificano se stesse come cattoliche, e che vorrebbero una piena e reale applicazione di quella 194 che lui, invece, vorrebbe eliminare. In piazza a sostegno dei diritti civili ci sono stati laici che includono anche numerosi cattolici.

Non potrebbe essere diversamente in un Paese in cui ancora la maggior parte della popolazione si definisce così. Quindi la smetta Fontana di usare la sua fede come maschera per la sua spiccata propensione reazionaria, se non altro per rispetto di tutti quei cattolici laici che credono nei diritti civili. E che sperano quantomeno nel mantenimento di quelli acquisiti, visto che di nuovi non è facile che ne arrivino in questa legislatura. Ma non si può mai dire, magari si deciderà proprio di rivedere, insieme ai vitalizi di cui tanto si parla, anche gli stipendi di cappellani militari e preti in corsia. L’Uaar certo continuerà a metterci tutto il suo impegno.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

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