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Locri: ndrangheta normalità?

Locri, un paese in terra di Calabria. Qui dove la vita è difficile, dove ogni cosa che fai diventa un ottenere in cambio di un piacere, la ndrangheta mica te le manda a dire, agisce per centrare il bersaglio ed operare come un organo dello Stato a livello periferico.

I metodi sono molto convincenti e si va al cuore del problema, bruciando in un istante il lavoro di una vita. Quanto ancora si dovrà rimanere sui colpi, a scrivere una cronaca di fatti iniqui, come quello che ha distrutto 14 autobus della linea Federico? Ad andare in panne non è solo l'imprenditore ma ci rimette l'intera collettività, che quei mezzi usa per spostarsi da una parte all'altra. E così studenti e pendolari rimangono a piedi, isolati, senza possibilità di muoversi. Un segno inequivocabile per dimostrare che anche l'organizzazione delle cose più semplici è legata a doppio filo ad un'economia criminale che prende sempre più piede, pascendo sulle pieghe di un'illegalità diffusa da nord a sud.

La ndrangheta diventa dunque una multinazionale del crimine, con le mani in pasta in ogni tipo di affari che si rivela redditizio. Nel fuoco appiccato a quegli autobus non sfuma solo la distruzione di un'impresa, ma l'occupazione ed il lavoro di tanti autisti che onestamente fin'ora hanno campato. Il lavoro. Parola sempre più desueta, che da queste parti significa già tanto averlo, per tirare dignitosamente avanti la carretta. Cosa ne sarà adesso dei lavoratori ed a chi rivolgersi per non morire? Chi darà una mano all'imprenditore per tirarsi fuori dai guai e continuare a fornire un servizio vitale per la cittadinanza?

Gli attestati di solidarietà da soli non bastano e se non ci fosse uno Stato lontano dai bisogni della gente, la risposta nell'immediato sarebbe quella di impegnarsi in prima persona. Sarebbe un modo per dire basta ai tribalismi e far capire che le istituzioni ci sono, non demordono e non fanno passi indietro.La Calabria è una terra rovente. E' diventata normalità registrare fatti di cronaca con attentati a primi cittadini, amministratori o attività imprenditoriali. Ci siamo abituati ad aprire un giornale e leggere fatti di cronaca di omicidi, incendi dolosi, attentati che riguardano sempre più spesso attività economiche ben avviate.

La DIA nel suo rapporto parla di devianze dell'apparato amministrativo e burocratico, statale o locale. Devianze che, in zone depresse come la Calabria, hanno facile presa alla luce di quanto sta succedendo e per una crisi divenuta un mostro dalle sette teste. Le mafie campano d'affari e con la globalizzazione finanziaria in atto, gli espedienti per agire indisturbatamente diventano un gioco da ragazzi, specie per la rete di gente impiegata per fare da prestanome o da utilizzare in cambio di benefici economici.

Ndrangheta, il tessuto di una Calabria, sempre più a corto di legalità, con servizi cancellati, dove non puoi curarti ed a farla franca sono sempre i "personaggetti" che rimangono come primi attori sulla scena, accomodati sulle loro poltrone che si conquistano con ogni mezzo. Intanto a rimetterci sono le comunità e certamente dire senza fare, non porta da nessuna parte.

E' la furbizia, l'arroganza, la prevaricazione, a generare illegalità, quindi affari sporchi e mafia.

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