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 Home page > Attualità > Cronaca > Foodora, licenziamenti su WhatsApp: lo chiamano progresso

Foodora, licenziamenti su WhatsApp: lo chiamano progresso

Un giorno, speriamo non troppo lontano, si accorgeranno del deserto che hanno creato (e che chiamavano mercato).

Mi riferisco ai signori del basta posto fisso, dei salari competitivi (pubblicizzati pure dalla brochure del governo... ma il governo non dovrebbe difendere gli italiani?), dei sindacati gufi, del precariato a vita.

Sono i signori di Foodora, quelli che pagano pochi spicci ai dipendenti (non dipendenti) per consegnare i pasti o Farinetti e i suoi contratti a termine (e gli appalti di Expo in affidamento diretto). Sono quelli che ancora oggi hanno in mente il modello Germania per l'Italia, salari bassi, consumi interni al minimo e puntare tutto sull'export.

Solo che poi, questi bellissimi modelli buoni sulla carta poi nella realtà non funzionano.
In un paese governato da furbetti che pensano solo ai furbetti.
In un paese dove si distrugge il lavoro, non si valorizzano le competenze e il merito.
Dove i diritti sindacali, il minimo dei diritti, sono calpestati senza che questo scuota le coscienze in alto loco.
E non basta una legge contro il caporalato, pure tardiva.
Lo chiamano progresso, ma non è che un ritorno al passato.
Dove ci sono gli appartenenti alla categorie che possono (non pagare tasse per esempio), e sotto tutti gli altri a sorreggerne il peso.
Questo articolo è stato pubblicato qui

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