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Libia, le prove dei crimini di guerra

A sei settimane dall’inizio dell’offensiva per la conquista di Tripoli, Amnesty International ha denunciato l’esistenza di prove di attacchi indiscriminati contro il quartiere di Abu Salim che potrebbero essere qualificati, di fronte a un tribunale internazionale, come crimini di guerra.

Il quartiere di Abu Salim – noto soprattutto per il famigerato carcere in cui nel 1996 Gheddafi ordinò una strage di detenuti – è stato attaccato coi missili durante una fase particolarmente aspra di combattimenti, intorno alla metà di aprile. A essere colpite sono state soprattutto le zone di Hay al-Intissar, Hay Salaheddin e il complesso residenziale chiamato “Edifici Kikla”.

 

Sebbene queste zone siano controllate dalle Forze di sicurezza centrali di Abu Salim, una milizia affiliata al Governo di accordo nazionale di al-Sarraj, le immagini satellitari analizzate da Amnesty International non hanno evidenziato la presenza, al momento degli attacchi, di basi militari, posti di blocco od obiettivi militari nelle aree residenziali colpite o nelle loro immediate vicinanze.

Non è certo chi abbia effettuato gli attacchi su Hay al-Intissar, Hay Salahaddin e gli “Edifici Kikla”. Le forze di al-Sarraj e l’Esercito nazionale libico (Eln) del generale Haftar si sono lanciati accuse a vicenda. Tutti i residenti di Abu Salim sentiti da Amnesty International hanno puntato il dito contro l’Eln.

Quello che è chiaro è che entrambi gli schieramenti militari sono in possesso di razzi 107mm e lanciatori Grad, le armi impiegate negli attacchi.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità dal 4 aprile, quando è iniziata l’avanzata su Tripoli delle forze del generale Haftar, oltre 454 persone sono state uccise e 2.154 ferite. Tra i morti e i feriti ci sono anche operatori sanitari.

Circa 70.000 persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, a volte ricostruite dopo il conflitto del 2011. La situazione umanitaria è inoltre resa difficile dalle frequenti interruzioni della corrente e dalla carenza di forniture mediche ospedaliere.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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