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Libia: dittatura egiziana è pronta ad invadere. E noi la stiamo armando

Nel discorso del 23 giugno all'esercito il dittatore egiziano Al Sisi ha posto cinque punti chiari, a suo dire, che guideranno la politica egiziana nella risoluzione della crisi libica. 

Gli egiziani, che ricordiamo, noi come Paese stiamo armando, hanno dichiarato espressamente tramite il loro dittatore che a detta loro "qualsiasi intervento diretto da parte dell'Egitto in Libia ha ora una legittimità internazionale, sia nel quadro della Carta delle Nazioni Unite (Diritto all'autodifesa), sia secondo l'unica autorità legittima eletta in Libia (il Parlamento). Gli obiettivi di questo intervento saranno i seguenti:
Primo: proteggere i confini occidentali dello Stato con le sue profondità strategiche dalle minacce delle milizie terroristiche e dei mercenari.
Secondo: il rapido sostegno al ripristino della sicurezza e della stabilità in Libia come parte integrante della sicurezza e stabilità dell'Egitto, nonché della sicurezza nazionale araba.

Terzo: fermare lo spargimento di sangue dei figli del popolo libico verso est e verso ovest per creare condizioni per il cessate il fuoco e per impedire a una delle parti di eludere le condizioni attuali.
Quarto: cessate il fuoco immediato.
Quinto: avvio dei negoziati sull'intero processo di risoluzione politica sotto gli auspici delle Nazioni Unite e secondo i risultati della Conferenza internazionale di Berlino sulla Libia e come applicazione pratica all'iniziativa della Dichiarazione del Cairo
".
L'Egitto è pronto ad invadere la Libia ed a scontrarsi con la Turchia. Ed in tutto ciò l'Italia sta armando una dittatura che combatterà contro i propri interessi in Libia. Visto che gli egiziani vogliono la testa di Sarraj. Il dittatore egiziano nel suo discorso ha affermato che "l'Egitto con la sua grande popolazione e il suo potente esercito ha cercato la pace e ha chiesto la risoluzione di tutta la crisi attraverso modi politici che soddisfino la volontà e le ambizioni dei poteri e dei popoli oltre a rispettare le leggi, le regole e le risoluzioni legislative internazionali. Tuttavia, ciò non significa arrendersi e negoziare con la forza nemica, le milizie terroristiche e i mercenari che sono stati portati a minacciare la sicurezza e la pace regionali e internazionali. Significa fornire supporto ai fratelli quando ne hanno bisogno per affrontare le minacce straniere". E' evidente che oramai il dado pare essere tratto.

mb

Foto: Kremlin.ru

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