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 Home page > Attualità > Cultura > Lettera di un migrante alla moglie, Corrida # 47

Lettera di un migrante alla moglie, Corrida # 47

L’unico racconto pubblicato a puntate sulla rete che è un po’ come la vita: si sa quando e come inizia, ma non si sa mai bene dove vada a finire.

per chi si fosse perso qualcosa, eccovi la puntata precedente


per chi si fosse perso qualcosa, eccovi la puntata precedente

.47

Di quel viaggio, verso la mia patria natale, verso quello che per tutti gli altri era il futuro, un sasso lanciato contro l’indefinito, orecchi protesi ad ascoltare l’eco, conservo vividi ricordi e qualche pezzo di carta. Appunti, per lo più, come di marinaio stanco, che cerca di ingannare il tempo quando questo non vuole saperne di scorrere.
Succedeva che mi mettessi a scrivere, ripiegato su me stesso, come un piccolo amanuense, destando neglia ltri un po’ di curiosità e stupore. Frase per frase venivo interrotto, non era da tutti saper scrivere, su quella nave.
Stupiti alcuni bambini seguivano la matita tracciare solchi e linee su pezzi carta raccattati da ogni dove, segnare itinerari di strade per loro sconosciuti, indecifrabili. Vedevo i loro occhi sognare una indefinita mappa del tesoro.

Di quel viaggio conservo una brutta copia di una lettera.
Luigi si avvicinò a me, con molta discrezione ed imbarazzo. Non era facile, per quanto noto, ammettere di non sapere scrivere, e non era nemmeno facile fidarsi chiedendo ad un altro di farlo per te. Non puoi sapere cosa veramente abbia tracciato la matita di un altro, devi fidarti del suo viso, della sua buona fama.

Mi chiese se potevo scrivere per lui due righe, sotto dettatura, a sua moglie.
Luigi era giovane, aveva la barba incolta da qualche giorno, gli occhi tristi e non sognanti come quelli di molti; si vedeva che aveva abbandonato qualcosa di troppo caro per poter essere fiero di un nuovo cammino.
Cercai due fogli, scelsi il più pulito, su cui copiare in bella copia quello che avrei prima schizzato in brutta. non sapevo quanti ripensamenti avrebbe potuto avere, quanti graffi avrei dovuto tracciare a coprire parole sbagliate.

Luigi cominciò a dettare:

Mia cara moglie,

c’ho quasi paura ad iniziare questa lettera, perchè nonostante tutte le promesse che ti avevo fatto, sono partito.
Sai benissimo, Margherita, che non vado volentieri. Sapessi quanto ti penso, tu ed i bambini.
Vi penso ogni secondo di questo mio viaggio, batterei la testa contro il muro per riuscire a smettere, ma è impossibile.
Sarai avvilita e ti capisco, ma cosa dovevo fare? Sai benissimo che al paese non riuscivo a trovare da lavorare.
Siamo giovani ancora ed abbiamo voglia l’uno dell’altro, ma dobbiamo pensare ai bambini. Tu devi essere forte e capire che non è giusto che Paolo e Serena siano infelici domani come lo siamo noi. Per loro la vita sarà bella perchè il mondo deve per forza cambiare, non può andare avanti così.
Fai la brava e guarda i bambini. Ti penso tanto, Margherita. Vi voglio bene.

Luigi



Ha scritto tutto?



Grazie, grazie davvero.

Sorrisi. Lui piegò con cautela il foglio in quattro, lo mise dentro alla tasca e tornò alla balaustra, a guardare il mare, con gli occhi lucidi ed appannati.

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