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Leghisti che insultano Bossi e lo vogliono cacciare

L’ultima tappa dello psicodramma leghista – nell’attesa di quello che si consumerà a Milano il 22 gennaio – è riassumibile nello status che Matteo Salvini ha pubblicato sulla sua pagina Facebook:

Scorrendo alcuni dei profili dei big del Carroccio, non mancano militanti ed elettori che hanno risposto all’appello. Il problema è la quantità di commenti che chiede a gran voce «Maroni segretario» – e di critiche senza appello rivolte a Umberto Bossi, fino a qualche tempo fa criticabile apertamente quanto Kim Jong Un in Corea del Nord. La prova di forza del senatur, che pare intenda sospendere gli incontri pubblici dell’ex ministro dell’Interno («Se contestano Bossi appena parlano pigliano tante di quelle legnate che non hanno neanche idea», scrive TMnews), ha avuto il solo effetto di scaldare gli animi.

Basta andare sulla pagina Facebook di Roberto Maroni, per convincersene. Ai prevedibili «io sto con Maroni» seguono prese di distanza nette dal ‘cerchio magico’ («le badanti e company», «ha oltrepassato il limite»). Ma anche dolorose prese di coscienza («nella vita le cose mutano e anche le persone… se non se ne prende atto si finisce perdenti»; «sono tesserato da due anni e ho fiducia solo di te e Flavio Tosi»), al limite dell’invettiva:

E ancora:

Lo stesso Maroni, del resto, aveva reagito a questo modo alla notizia:

Anche sulla bacheca di Marco Reguzzoni, che a sua volta oggi aveva attaccato Maroni, volano staffilate al titolare della pagina:

Per non parlare delle reazioni al post di Salvini:

O anche:

E gli inclementi:

Bossi era già stato contestato apertamente a Varese. Ma lo scontro per la successione sembra ormai aver compiuto un ulteriore salto di qualità, passando direttamente al dileggio e alla richiesta addirittura di andare fuori dal partito. L’appuntamento milanese, nata per ribadire la presunta unità del Carroccio, sarà invece l’occasione per una resa dei conti che potrebbe cambiare per sempre il volto del partito.

Sempre che Maroni sia ancora nella Lega, per allora. 

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