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Lea Garofalo prima di essere disciolta nell’acido aveva chiesto aiuto al Presidente della Repubblica

La donna coraggiosissima Lea Garofalo che denunciò suo marito di essere uno 'ndranghetista, prima di essere sciolta nell'acido, scrisse al Presidente della Repubblica con una lettera aperta:

"Oggi mi ritrovo, assieme a mia figlia, isolata da tutto e da tutti; ho perso la mia famiglia, ho perso il mio lavoro (anche se precario), ho perso la casa, ho perso i miei innumerevoli amici, ho perso ogni aspettativa di futuro ma questo lo avevo messo in conto, sapevo a cosa andavo incontro facendo una scelta simile. La cosa peggiore e' che conosco già il destino che mi aspetta, dopo essere stata colpita negli interessi materiali e affettivi arriverà la morte! Inaspettata, indegna e inesorabile. La prego signor presidente ci dia un segnale di speranza, non attendiamo che quello''

Lo Stato le aveva tolto la protezione. Lo Stato è ancora una volta complice di questo assassinio. Basta con la retorica dello Stato buono che fa paura alla 'ndrangheta. Sono un tutt'uno. 

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.126) 4 dicembre 2010 18:02

    Ennesima prova di assoluto menefreghismo delle isituzioni . Probabilmente la lettera non è mai pervenuta nelle mani del capo dello stato ma è stata filtrata da qualche solerte segretario o burocrate di turno che , dell’appello di una donna disperata se ne frega alla grande .

    Se invece è arrivata nelle mani di Napolitano , avendone la prova inconfutabile ,sarebbe , visto il tragico epilogo della vicenda ,da rimarcare come guinnes dei primati del cinismo istituzionale.

    ciao paolo

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