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Le disgregazioni dei corpi (tra piacere-dolore, male-bene) - annotazioni


Ci sono collegamenti importanti, resi tabù per il ‘peso’ e i ‘sensi’ che possono avere su ognuno di noi, per i ‘tocchi’. Questi collegamenti legano corpi a disgregazioni in un primo nocciolo duro, pulsante, attorno al quale se ne forma un altro, cerchio in espansione soggettivo e imperfetto, mutevole quanto potente composto dai sentire di pelle – piacere e dolore – e i sentire di etica – male e bene - .
 
Il termine ‘tabù ‘deriva dal polinesiano ‘tapul’ ovvero proibito.
Sostanzialmente “si riferisce a persone, oggetti o luoghi sui quali vige un’interdizione morale, religiosa o sociale la cui violazione comporta severe sanzioni o la punizione divina. Il tabù può riguardare la sfera del sacro e avere lo scopo di preservare l’uomo dalla potenza del divino o la sfera sessuale per preservare dall’impurità.” (da enciclopedia.studenti.it, link tra le fonti – n.d.r.).
 
Dei tabù si è detto e scritto molto.
Anche riferendoli direttamente ai corpi.
Eppure c’è un nervo rimasto scoperto, collegamenti che restano esposti e lo sono da sempre ma – forse – senza una precisa visione d’insieme.
In passato i tabù conclamati sono stati numerosi: sesso, morte, pornografia, omosessualità, Aids, cancro, sterilità e molti altri con declinazioni dipendenti da periodo storico, società, territorialità, religioni, politiche e costumi.
E’ ancora così, in realtà. Sebbene – in apparenza – tutto è ormai stato ‘sdoganato’, tutto si può dire e fare.
Nella nuda sostanza, però, ciò che resta sono i corpi. E, nella fattispecie, le disgregazioni dei corpi che ancora sono in grado di scatenare proibizioni, rifiuti, negazioni, ricerca di spazi isolati e tempi dove consumarsi.
 
Etimologicamente ‘disgregare’ significa dividere, separare, scomporre in parti. Disgregare un corpo diventa espressione che allude a ogni possibile ‘accesso’ naturale o forzato tra le carni. Tutto ciò che ne interrompe l’ ‘integrità(disintegrare ovvero ridurre qualcosa in frammenti, anche in senso figurato non esprime appieno i sensi legati ai corpi che interessano queste annotazioni).
 
Al di là delle terminologie scelte (disgregazioni, bucare, generare accessi più o meno forzati, lesionare, ect.), sostanzialmente ciò che scatena negazioni, cancellazioni e divieti non sono tanto i corpi in sé, non sono le nudità, bensì precisi comportamenti sui corpi atti a spezzarne l’integrità attraverso pratiche quanto processi naturali.
 
Scrive David Le Breton nel suo saggio ‘La pelle e la traccia. Le ferite del sé’ :
 
“Negli Stati Uniti il tema (le lesioni corporali – n.d.r.) viene affrontato senza moralismo, e suscita meno terrore e repulsione di quanto accada nelle nostre società europee, dove il rispetto dell’integrità del corpo continua a essere un valore fondamentale.”
 
Le Breton lo definisce ‘un marchio intollerabile di trasgressione’.
 
Di fatto, i corpi possono perdere la propria integrità per molte ragioni e in molti modi.
 
Una delle prime cause naturali che mi vengono in mente per taluni corpi femminili è il parto (naturale o indotto che sia).
Un’altra causa naturale, che non risente di generi o altre limitazioni (a parte volontà individuali e limiti fisici) è evidentemente la pratica sessuale intendendo ogni possibile azione dei e tra i corpi atta a procurare piacere. La penetrazione stessa, l’accesso di un corpo in un altro può intaccarne l’integrità.
 
Ma gli interventi sui corpi che procurano lesioni, tagli, abrasioni, punture, nuovi accessi tra le carni; le ‘violazioni’ sostanzialmente di natura forzata, hanno connessioni strettissime con le percezioni del dolore e del piacere nonché con i riconoscimenti etici di bene e male.
 
“Le ferite inflitte al corpo (incisioni, scorticature, scarnificazioni, bruciature, escoriazioni, lacerazioni, ecc.) sono un mezzo estremo di lotta contro la sofferenza” scrive sempre Le Breton, sono “una particolare forma di lotta contro il male di vivere”
 
In pratica, intervenire sul proprio corpo è atto che si inserisce in quella soglia di ‘piacere-dolore’ imperfetto ed estremamente intimo, una dimensione piena di diramazioni ma capace di procurare effetti potenti, destabilizzanti sulle menti attraverso la carne.
 
Quando i corpi perdono la naturale integrità qualcosa comunque accade.
Ed è proprio quel qualcosa a fare la differenza, a scatenare ritorsioni e condanne etiche, a delimitare i labili confini tra il male che procura piacere, il bene nel male capace di scacciare altri mali, il potere del piacere procurato intervenendo volontariamente sul proprio corpo, controllandolo, decidendo per e su di lui. Non si tratta insomma, di avvicinarsi alla ‘distruzione’ tutt’altro. Si tratta di scacciare paure, sofferenze, mali di vivere, la morte stessa, attraverso disgregazioni carnali (da intendersi non necessariamente o solo attraverso tagli, graffi, rotture, accessi forzati insomma, piuttosto in senso ampio, la stessa penetrazione sessuale come già accennato in precedenza interrompe l’integrità dei corpi).
 
Nel numero 1 della rivista trimestrale ‘Il Reportage’, il lavoro di Lello Voce (con foto di Jessica Dimmock) dal titolo ‘Il corpo nudo dell’eroina’ è, rispetto ai ragionamenti precedenti, illuminante.
 
“…è il dolore del buco […] il primo discriminante, caratterizzante gradino per ciò che poi diviene […] una pace dove la vita finalmente sparisce, senza diventare morte, lasciando solo il corpo abbandonato, in bilico, a un passo dal baratro della fine, travolto da un piacere che è, prima di tutto, desiderio soddisfatto”.
 
Così scrive Lello Voce iniziando un percorso di scavo nei collegamenti materiali, carnali, tra ‘il bucare’ il corpo per iniettare l’eroina e i successivi effetti della droga stessa dentro il corpo.
Ciò che l’assunzione di eroina e morfina impongono, rispetto alle altre droghe, e che Voce radiografa lucidamente è “la violazione corporea estrema”, la necessità di creare un ‘nuovo accesso’ dentro le carni per permettere l’ingresso della sostanza annullante.
C’è “ un aspetto fisico, assolutamente corporeo, dell’atto dell’iniezione, del ‘buco’, degli ematomi sulla pelle, delle croste sulle braccia…” continua Voce.
Eccoli dunque i collegamenti. Una delle soglie ‘dolore-piacere’, ‘male-bene’.
 
“Infila piano, se la spingerai dentro di colpo perderai tutto il piacere. Il piacere doloroso che viene prima del piacere, quello di sentire l’ago che ti apre la pelle, che la squarcia con un piccolo taglio netto, che scava nella tua carne…”
(Estratto da ‘Il corpo nudo dell’eroina’ di Lello Voce- testo integrale tra i link - n.d.r.)
 
 
 
Nello Scaffale
- ‘La pelle e la traccia. Le ferite del sé’ di David Le Breton (Meltemi, 2005. Traduzione di Antonio Perri. Edizione originale: ‘La peau et la Trace. Sur les blessures de soi’, 2003)
 - ‘Il Reportage’, rivista trimestrale di scrittura, giornalismo e fotografia. Sito web.
 
Link
Tabù su enciclopedia.studenti.it.
’Il corpo nudo dell’eroina’, versione integrale on line dal sito di Lello Voce.
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Immagine di massimob(ian)chi che si ringrazia.

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