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Le avventure di Colaninno

Colaninno padre, il capo della cordata di imprenditori della neonata “Compagnia aerea italiana” (CAI) che ha messo le mani su quel che resta dell’Alitalia grazie unicamente ai nostri soldi - alla fine l’impresa voluta dal Berlusca per fare un favore agli amici degli amici, con la scusa dell’italianità della ex compagnia di bandiera che fa gonfiare il petto soprattutto ai suoi sodali aennini cooptati nel Popolo delle Libertà, ci costerà circa un miliardo di euro, di cui trecento già mollati ed altri settecento tra obbligazioni Alitalia detenute dal governo e non rimborsabili, e cosiddetti ammortizzatori sociali, quali prepensionamenti e cassa integrazione - è un altro esempio preclaro di manager (anzi di “magnager”, neologismo più appropriato per questi signori) che approda ad un ente pubblico dopo aver mostrato tutte le sue “qualità” (si fa per dire) in un altro ente parzialmente pubblico come la Telecom, che portò al dissesto e da cui spillò gratis a fine corsa - a titolo di liquidazione – una società immobiliare, la IMMSI, poi rivenduta a peso d’oro per comprare la Piaggio a prezzi di realizzo e piazzarla ai soliti fessi a due euro e mezzo ad azione (oggi ne vale molto meno).
 
Evidentemente, ha fatto scuola il caso eclatante e vergognoso dell’affossatore delle Ferrovie dello Stato, Giancarlo Cimoli, premiato nel 2003 proprio con la direzione dell’Alitalia, dove è arrivato a guadagnare un milione e 334.000 euro l’anno come presidente ed amministratore delegato – ottavo tra i manager pubblici più ricchi - mentre portava al collasso definitivo anche quest’ente e scappava via prima del diluvio con l’ennesima prebenda-premio. 
 
Ma torniamo al Nostro eroe di giornata (il salvatore dell’Alitalia !) e alle sue “marachelle” in Telecom. Per cominciare, i capitali utilizzati per la sua acquisizione vennero scaricati sull’ azienda stessa sotto forma di debiti: uno "zaino" pesante che l’azzoppò da subito, per cui il Nostro pensò bene di rivalersi sui poveri utenti (per la serie “il telefono, la tua croce“).
 
Così, ad esempio, sotto la sua illuminata guida il servizio del 12 divenne a pagamento (ben tre scatti a botta). Vero che faceva schifo anche prima (impossibile – per dirne una - avere un numero di un ufficio che non sia quello del centralino), ma almeno i numeri telefonici li dava gratis. Poi fece un’infornata di personale avventizio che, sottopagato e schiavizzato, scaricava le sue ubbie sui malcapitati che chiamavano i cosiddetti call-center (bisogna dire però che questa è da sempre una prerogativa Telecom: non c’è forse Ente più o meno pubblico in Italia i cui addetti si comportino così scostumatamente con gli utenti: pare quasi che in Telecom si faccia a gara ad assumere i peggiori!).
 
Nel frattempo si sovvenzionava lautamente vendendo le sue azioni Telecom – appena quotata in Borsa - a prezzo gonfiato. Poi le azioni scendevano al loro reale valore di mercato e a rimetterci era il solito Pantalone, ossia investitori e piccoli risparmiatori (ma questo è un meccanismo largamente usato dai suddetti “magnager”).
 
La sua carriera in Telecom finisce bruscamente quando i suoi soci Gnutti e Consorte gliela sfilano da sotto il naso e la vendono a Tronchetti Provera. Pare che Colaninno volesse affiancare una grande rete televisiva all’azienda, ma “in Italia chi tocca la Tv muore” (e infatti Trinchetti si affretterà ad affossare La 7 nella culla: un vero peccato, perché quel che resta de La 7 dimostra tutte le sue potenzialità inespresse di valido concorrente del duopolio Rai-Mediaset).
 
Ma ecco Colaninno ripartire da Alitalia. Certo che se il buongiorno si vede dal mattino, forse è il caso che i potenziali passeggeri rifacciano le valigie e traslochino sotto altre bandiere.
 
 
 
 
 
 
 
 

Commenti all'articolo

  • Di mario (---.---.---.158) 24 novembre 2008 14:33

    Prima di scrivere articoli si documenti perchè enuncia una serie di cose che nn esistono. Per esempio il pagamento del servizio 12 che già prima dell avvento di Colannino non era gratuito. E via discorrendo. L’unica cosa vera è che Colannino ha rovinato l azienda nella quale lavoro. A proposito lei che lavoro fa?



    • Di factotum (---.---.---.40) 24 novembre 2008 19:18

      Visto che ha fatto la "fatica" di commentare l’articolo ( che è qualcosa di più complesso , faticoso e impegnativo di due righe in croce, per giunta generiche) , faccia uno sforzo in più e spieghi, lei che è del settore, in che consisterebbe questa "serie di cose che non esistono" , così possiamo capire anche quelle che esistono ( ed il suo metro di giudizio) .

    • Di mario (---.---.---.34) 24 novembre 2008 20:36

      Forse il mio messaggio non ha avuto la pazienza di leggerlo. Ho fatto un esempio . Il 12 non è vero che è ha pagamento con l’avvento di Colannino, ma già da prima, e non con 3 scatti , ma con 5. Quindi lei non ha fatto una buona informazione. Inoltre il giudizio che da su chi lavora nella mia azienda è molto offensivo . Penso che ci siano tanti lavoratori e persone che non siano ne peggiori ( come Lei ci definisce) ne migliori di altri settori.
      Inoltre si informi e ci informi bene su che cosa è un call center e cosa vuol dire lavorarci per otto ore con chiamate una dietro l ’altra senza interruzione e con turnazioni molto improbabili per il benessere psichico e fisico di chi ci lavora e che non consentono sempre una risposta al cliente qualitativamente soddisfacente. Ma è solo colpa di chi ci lavora o e il sistema creato nei posti di lavoro che non funziona?
      Per ciò che concerne il sig. Colannino, come ho detto, concordo con Lei. Ha rilevato un azienda che assicurava lavoro a molte famiglie e un servizio sicuramente migliore di quello attuale, le ha caricato i debiti della famosa OPA e poi se ne andato con il bottino , lasciandola a un altro grande "imprenditore" quale Tronchetti Provera.Poi la storia penso la conosciamo tutti.

    • Di factotum (---.---.---.184) 25 novembre 2008 19:40

      Guardi che ci sono dei mestieri - comportanti il contatto continuo coll’utente - altrettanto se non più impegnativi e faticosi - e pericolosi anche, talvolta - di quello del call-center ( per fare un solo esempio fra tanti, provi ad immedesimarsi nel lavoro degli addetti delle case protette per anziani spesso dementi o in preda ad Alzheimer ! ) , ma non per questo chi ci lavora - che fino a prova contraria non vi è stato costretto con la forza - è autorizzato a comportarsi villanamente coll’utente incolpevole di tanto stress e di tanta disorganizzazione.
      Se insomma saltasse la staccionata e provasse ad immedesimarsi negli utenti, e non solo nei problemi della categoria, capirebbe che se c’è qualcuno che ha soprattutto diritto di protestare ed anche di offendersi è proprio l’utente sottoposto a trattamenti del genere di quelli che ho descritto nell’articolo e che ho sperimentato in prima persona come tanti altri malcapitati.

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