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Lavori in corso… a sinistra!

In questi giorni, e purtroppo anche nei prossimi, stiamo assistendo e assisteremo ad uno dei più caotici fine legislatura che si possa ricordare a memoria. Avevamo detto fin da subito, fin dall’insediamento, che questo governo di tecnico aveva soltanto la modalità d’investitura da parte di Napolitano e che l’essenza vera era tutta e propriamente politica. Abbiamo poi avuto modo di conoscere il tempo della falsa equità applicata come fattore di disciplina dell’opinione pubblica e del dibattito politico che, anche per colpe non secondarie dei principali schieramenti presenti in Parlamento, ha mostrato tutta la sua debolezza nella risposta vari ricatti, si chiamino ieri spread, oggi mercati, domani necessità di continuità dell’agenda Monti. Poi nell’avvicinarsi della fase elettorale, come fra l’altro ampiamente prevedibile, l’ennesima capriola del Pdl mette sostanzialmente fine all’ipotesi di dolce transizione verso la prossima legislatura. Si torna al voto, dunque, ma con quale scenario?

Oggi, a meno di due mesi dalle elezioni e a pochi giorni dalla presentazione delle liste, la confusione regna sovrana in tutti gli schieramenti. Anzitutto, il Parlamento uscente fra i mille motivi che ha avuto nell’alimentare la disaffezione alla Politica, porta su di sè anche la grave colpa di non essere riuscito minimamente a fare l’unica cosa che si era tenuto come responsabilità propria, essendosi regalato un anno di vacanza a favore del governo tecnico, ovvero una seria legge elettorale. Il Porcellum quindi si conferma come la legge più criticata in pubblico e quella più amata in privato. Tutto ciò, inoltre, dopo aver palesato la ben più seria incapacità di offrire una risposta ai problemi sempre più gravi determinati dalla crisi economica, in primo luogo alle drammatiche cifre sulla disoccupazione. In questo scenario di così grande confusione – indicativo di una crisi generale della Politica, – il M5S si propone come polo alternativo a tutto questo. La condizione gli è favorevole, anche se le incrinature che iniziano a manifestarsi con i primi dissensi interni possono ridurne la capacità attrattiva, anche perché la grande capacità mediatica di Grillo non dà risposte al paradosso principale del movimento, e cioè quale sia il punto di equilibrio di una formazione nata come idea di nuova democrazia dal basso che però non prevede la democratizzazione diffusa al suo interno.

Nel centrosinistra, fino a pochi giorni fa, il Pd gongolava per il risultato delle primarie e Sel si proponeva come componente interna che lo avrebbe condizionato a sinistra. Tuttavia, i milioni di partecipanti alle primarie hanno scelto con chiarezza un leader che potrebbe non essere con altrettanta chiarezza il prossimo Presidente del Consiglio, anche in presenza di un risultato favorevole alla coalizione Italia Bene Comune. Oggi, con la probabile lista Monti, il centrosinistra viene letteralmente terremotato. I sondaggi prefigurano uno scenario dove, per governare, sarebbe indispensabile fare un accordo con la lista guidata dal professore della Bocconi. Ed ecco che il “profumo di sinistra” che qualcuno aveva sentito con le primarie, si trasforma in “profumo di destra”. Anche perché fra i due scenari possibili in presenza di Monti, ovvero quello di una rincorsa ad occupare il centro e quello di un allargamento dello sguardo a sinistra, tutto fa pensare che non sia più un problema né di coperta corta, (che era il dibattito dopo la sconfitta dei Progressisti nel 1994), né di eccesso di posizioni differenti (così come dopo la sconfitta delle esperienze di Prodi), ma di vera e propria scelta politica per l’oggi e il domani. E cioè Bersani, ad oggi, fra le ipotesi di rincorrere Monti sul suo terreno e quella di fermarsi e salutarlo da lontano, sembra ormai deciso a percorrere fino in fondo la prima scelta. Le conseguenze di ciò su Sel saranno poi da valutare.

Anche il centrodestra è in preda a ad uno sfarinamento totale determinato sia dalla presenza di Monti, sia dal crollo della leadership di Berlusconi. Ci sarebbero abbastanza elementi per sorridere di fronte ad una formazione politica che il giorno prima fa cadere il governo e il giorno dopo ne incensa il Primo Ministro come unico elemento di possibile tenuta. Passando per i tentennamenti sulle primarie e gli annunci nei salotti delle televisioni amiche. Ed ecco quindi che si profila un probabile scenario con la Lega che potrebbe correre da sola, ma anche con una Destra che non è più quella del solo Storace, ma anche quella di Meloni, La Russa e Crosetto. In sostanza, la fine del modello di destra che abbiamo conosciuto negli ultimi venti anni.

Detto tutto questo anche noi – Sinistra – stiamo facendo la nostra corsa ad ostacoli! Dobbiamo arrivare nei giusti – ma stretti – tempi politici con una proposta credibile, in un passaggio elettorale così importante, direi decisivo. Quello che sta accadendo giorno dopo giorno è positivo e dobbiamo lavorare perché si consolidi. Non dobbiamo sottovalutare le notizie di queste giorni che arrivano da tutti i territori: migliaia di cittadine e cittadini, associazioni, formazioni politiche, comitati che hanno partecipato e animato di contenuti e proposte concrete le assemblee di Cambiare #sipuò sono un patrimonio vero della Sinistra non solo da non disperdere, ma da valorizzare, invertendo la dinamica della eccessiva frammentazione che abbiamo conosciuto in passato. La disponibilità al progetto comune da parte dell’Idv e l’interesse manifestato dai Verdi, la spinta e il sostegno deciso di De Magistris e, non ultima, la disponibilità di Ingroia per una lista di sinistra fuori dal centrosinistra sono elementi di grande soddisfazione. Rifondazione Comunista è parte attiva di questo percorso e da subito ha saputo intrecciare la sua proposta politica con i vari appelli che si sono susseguiti in questo periodo, tutti condivisibili e caratterizzati dalla necessità di una decisa discontinuità con le politiche portate avanti da Monti. Dobbiamo continuare a lavorare affinché tutti i percorsi che fin qui si sono attivati abbiano un unico approdo che, sia come collocazione sia in termini di proposta politica complessiva, sappia sostenere quel desiderio diffuso di partecipazione e cambiamento.

Il 21 dicembre, al Teatro Capranica a Roma sarà lanciata la proposta di Ingroia: si sostanzia con 10 punti dal titolo “Io ci sto“, che individuano un’alternativa centrata sulla solidarietà, sulla laicità, sull’ambiente, sulla pace, sulla democrazia nei luoghi di lavoro, sulla questione morale. Sarà un ulteriore importante tassello dell’impegnativo progetto che stiamo costruendo assieme alle molte altre esperienze. E il giorno dopo, il 22 dicembre, ci sarà il secondo appuntamento di Cambiare #sipuò, sempre a Roma al Teatro Quirino. Sarà l’occasione di una riflessione collettiva su quanto fatto ad oggi, dal Teatro Vittoria alle assemblee territoriali, e il momento per organizzare velocemente le prossime tappe. Credo sia inutile sottolineare che il futuro di questo progetto comune s’intreccia con questi due fondamentali appuntamenti che, ne sono certo, vedranno una grande partecipazione, rappresentativa di quel clima di ritrovata passione che si avverte in quest’ultimo mese attorno al percorso che si sta facendo a Sinistra.

Non è un caso che i primi sondaggi cominciano a prendere in considerazione questo movimento e la stima più bassa lo colloca al 4%. Così come non è un caso che i grandi media, finora completamente assenti nell’attenzione verso i temi che caratterizzano il nostro agire politico quotidiano, abbiano dovuto iniziare ad ammettere che, malgrado tutti i loro sforzi per oscurare, a Sinistra qualcosa si sta muovendo ed è qualcosa di serio. Spetterà quindi a tutte e tutti, associazioni, comitati, singole personalità, partiti che siano, affrontare i prossimi giorni con l’attenzione, la necessaria organizzazione, la passione e il riconoscimento reciproco, e permettere che questo progetto si concretizzi in una lista comune che si presenti alle prossime elezioni politiche come reale alternativa all’interno del panorama politico così come lo conosciamo. Siamo consapevoli di tutte le difficoltà, ma nessuna di queste può essere più importante della possibilità di riportare nel Paese la discussione sui temi e l’attenzione sui soggetti che sono stati cancellati dall’attenzione della Politica da troppi anni.

E’ la nostra priorità: Lavoriamoci! Ce la possiamo fare!

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