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Lampedusa: “Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?”

Dal 1988 ad oggi, 4 ottobre 2013, il numero dei decessi in mare di migranti è di circa 14.150.

“Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?”, chiede all’Italia e all’Europa il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini.
 
 
Questa tragedia ci ha improvvisamente denudati mettendo in mostra le nostre più ascose ipocrisie. Siamo stati invasi da una sensazione inaspettata, da un sentimento che unisce in blocco una miriade di sensazioni: dall’orrore alla vergogna, dal dolore all’imbarazzo, dalla partecipazione alla necessità immediata di trovare alibi e motivazioni per distribuire celermente, e in modo equo, responsabilità e invettive. Intimamente spiazzate le nostre coscienze si sono sentite come colte in flagranza, scoperte sul fatto mentre esercitavano il silenzioso e rassicurante reato dell’indifferenza. Mentre il numero dei morti saliva vertiginosamente, e le immagini dei soccorritori sconvolti e in lacrime si avvicendavano sugli schermi, quell’isola, sino a quel momento tenuta ben distante dal nostro quotidiano si avvicinava sempre di più: quella traccia di terra al centro del Mediterraneo – più Africa che Italia – iniziava ad ingombrare in modo urtante le nostre vite e, ad un tratto, quel puntino sulle carte geografiche è diventato di un’enormità raggelante e spaventosa, più grande dell’Italia e dell’Europa, più grande di tutto.
 
I messaggi di cordoglio e di indignazione sono arrivati puntualissimi, nessuno è mancato. Bisogna dire che tutti si sono spesi egregiamente: dalle più alte cariche nazionali e continentali sino agli esponenti del governo non v’è stata alcuna personalità di spicco che abbia mostrato parsimonia verso questa tragedia dal venefico sapore d’ecatombe. Ci saranno interrogazioni parlamentari, relazioni dettagliatissime sul caso e annunci di provvedimenti urgenti, non mancheranno visite sul luogo del disastro, sempre che non piova e per un mese - forse meno - tutti si agiteranno contriti e con lo sguardo basso nel parlare dell’accaduto fingendo di darsi da fare finché la notizia non passerà in seconda pagina.
 
Il vero problema è che questa “onta” è perenne, il dramma è costante ed inarrestabile da vent’anni. Dal 1988 ad oggi 4 ottobre 2013 il numero dei decessi in mare di migranti è di circa 14.150 e leggi del nostro paese e a riguardo, a partire dalla vergognosa Bossi-Fini, sono considerate da organizzazioni sulla tutela dei diritti umani come Amnesty International degli inaccettabili scempi. 
 
Prima dell’alba del 3 ottobre un barcone diretto a Lampedusa che trasportava circa 500 persone al largo dell’Isola dei Conigli si ferma. Il motore è in panne e tutto intorno è buio. Il natante inizia a imbarcare acqua e si sente odore di carburante. Gli scafisti, prima di lasciare a loro stessi i migranti, forse avranno tentato un paio di volte di riavviare il motore peggiorando le cose; ma non si sono sprecati più di tanto… erano già stati pagati. Il relitto inizia ad affondare velocemente. Ci sono troppe persone stipate a bordo come animali: uomini, donne e bambini. Inizia a salire il panico. Le urla di spavento si accavallano e le richieste di aiuto vanno in tutte le direzioni perché intorno è sempre notte e non si riesce a capire dove possa essere la terraferma. Qualcuno allora pensa di attirare l’attenzione dei pescherecci in zona dando fuoco a qualcosa, forse delle coperte. I pescherecci notano probabilmente qualcosa ma non possono intervenire, perché per la Bossi-Fini se aiuti e assisti dei clandestini senza permesso di soggiorno in mare aperto sei perseguibile penalmente, e molti sono stati denunciati e condannati in passato per aver prestato soccorso. Le coperte bruciano velocemente e, nonostante la puzza di nafta, non c’è il tempo per rendersi conto che dalla sentina emergono carburante e oli che hanno intriso tutto. Forse una scintilla, un tragico contatto del fuoco appiccato con il carburante innesca un incendio a bordo e…
 
Nella tarda mattina del 3 ottobre 2013, nei pressi dell’Isola dei Conigli, a sole 0,6 miglia dalla costa, un Atr42 della Guardia Costiera individua un relitto naufragato, si vede emergere soltanto una piccola parte dello scafo, la barca prima di affondare si è capovolta e si vedono i segni di un incendio a bordo. Sono stati ritrovati sino ad ora 120 corpi e almeno altre 230 persone risultano disperse in mare. Nel pomeriggio di ieri il ministro degli interni Alfano va a Lampedusa, perché “bisogna mostrare la vicinanza delle istituzioni in questi tragici frangenti”, e il presidente del consiglio Enrico Letta telefona personalmente al Sindaco dell’isola Giusi Nicolini per ringraziarla personalmente “per quanto fatto e stanno facendo” in questo momento così tragico.

Intanto aspettiamo la risposta: “Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?”
 
 
 
Foto: No Border Network/Flickr
 
 
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.84) 4 ottobre 2013 12:47

    E quindi?
    Li dobbiamo andare a prendere a casa perchè non si facciano male?

    • Di (---.---.---.154) 4 ottobre 2013 13:04

      coglione, quelli come te non si fermano neanche davanti alla morte!

    • Di (---.---.---.130) 5 ottobre 2013 13:38

      E’ risaputo anche dalla letteratura che l’ignoranza non si ferma neanche davanti all’evidenza.
      In italia muoiono quattro lavoratori ogni giorno pari a quasi 1500 vittime ogni anno, senza contare i mutilati e gli invalidi permanete al 100%, Eppure queste persone non vanno in barca, non sono in cerca di fortuna e pagano fior di tasse perché tutto ciò non avvenga. Ignorante!
      Però in compenso ci scandalizziamo di queste bagianate, di persone che per libera scelta e esclusivamente per motivi economici, installati ad arte da ideologi Talebani da una parte e da strumentalizzatori di masse, il cui unico fine è quello di preparare l’humes per dei futuri elettori,
      Chiaramente queste bellissime pensate a spese dei contribuenti e di tutte quelle associazioni che vivono e prosperano in modo parassitario sulla società a cominciare dalla chiesa che si scandalizza però mettendoli a carico della stato.
      Invece di scandalizzarti, prova a spelarti le manine per farli stare a casa loro, vedrai che nessuna tragedia si verificherebbe. Semmai la tragedia è avere a che fare con gente come te che pretende di condizionare ed imporre modelli di società che possono solo essere concepite nei tuoi deliri da Talebano.

    • Di (---.---.---.209) 6 ottobre 2013 14:15

      Guarda che se l’Italia non ti piace puoi anche andartene sai?


      Io proporrei un gemellaggio: visto che secondo te le condizioni di vita nei loro paesi sono tanto belle che questi poveracci scelgono di venire da noi perché non c’hanno niente da fare che rischiare la vita su un barcone per poi essere indagati in italia come criminali, beh... vai a vivere nel loro paese e lascia il tuo posto qui ad uno di loro.

      Non è detto che ci andremmo a perdere nello scambio, tu di sicuro ci guadagnerai visto che qui ci sono i morti sul lavoro, i mutilati, la gente che paga le tasse blablabla... mentre loro stanno così bene senza tutto questo.

      Tu usi internet perché dall’altra parte del mondo la gente muore di fame, se così non fosse non potresti permettertelo. 

      Neanche davanti ai morti vi fermate?
  • Di (---.---.---.27) 4 ottobre 2013 22:45

    NON SI PIANGONO I MORTI, SI PIANGONO SOLO I VIVI,
    cioè la massa invisibile che si appresta a morire per mano del Democraticismo Perbenista.

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