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La via russa della Lega da Bossi a Salvini

Riceviamo e pubblichiamo questa ampia analisi di Giuseppe Gagliano sui rapporti della Lega con la Russia di Vladimir Putin. Una relazione che si inserisce a piena regola nella filiera dei rapporti tenuti dai partiti nazionali con le principali potenze globali ai tempi della Guerra Fredda, con modus operandi alquanto simili.

Il progetto euroasiatico elaborato in Italia già dagli anni sessanta da Claudio Mutti (che si ispira alle riflessioni del belga Jean Thiart), da Maurizio Murelli e da Carlo Terracciano -come d’altronde dalle rivista Orion, diretta da Marco Battarra, Ideogramma e Logos – è un progetto politico che storicamente affonda le proprie radici nella rivoluzione conservatrice, nel nazionalbolscevismo e nella cultura di estrema destra europea, come ad esempio quella nazi-maoista di Franco Freda e delle Edizioni Ar o delle Edizioni Barbarossa.

Esso da un lato ha finito per non avere risvolti efficaci sotto il profilo strettamente operativo e dall’altro lato è risultato a non essere altro che uno strumento di egemonia politico-culturale da parte della Russia (strumento fra l’altro pienamente legittimo in una ottica che legge la realtà storica in termini realistici e non ideologica o moralista) in Italia in funzione anti americana, anti europea e anti israeliana.

In altri termini rappresenta una variante ideologica di quella che fu l’egemonia comunista in Italia dagli anni cinquanta alla caduta del muro di Berlino. La Russia comunista ha appoggiato per mezzo secolo i partiti fratelli sia nei paesi europei che in quelli extra europei. Con la salita al potere di Putin la Russia ha cercato di trovare un alleato prima in Berlusconi e adesso nella Lega.

L’aperta adesione e condivisione del nazionalismo da parte di Putin infatti non è altro che il tentativo di riportare la Russia al centro della politica internazionale utilizzando strategie e tecniche di agit-prop analoghe a quelle che furono utilizzate durante la guerra fredda. In quest’ottica l’ideologia riveste solo una funzione strumentale.

Ritornando alla Lega il recente riallineamento di Salvini alle scelte di Israele e a quelle del presidente americano Trump – scelte pare consigliate da Germano Dottori -creano – e creeranno – all’interno del partito evidenti contraddizioni che non potranno non avere anche implicazioni sulle scelte che il nostro paese dovrà compiere in politica estera.

A tale proposito non c’è dubbio che l’avvicinamento a Trump – e di conseguenza a Steve Bannon – sia stato favorito da Guglielmo Picchi, sottosegretario al ministero degli affari esteri, da Giancarlo Giorgetti, da Eugenio Zoffili e soprattutto dall’ambasciatore italiano negli USA Armando Varricchio.

Alla luce di questo humus ideologico non devono destare sorpresa le alleanze a geometria variabile realizzate nel corso degli ultimi anni dalla Lega con Forza Nuova , con il Fronte Nazionale francese, con Simone Di Stefano di CasaPound, con il cattolicesimo di destra rappresentato da Maurizio Blondet ,Gabriele Adinolfi e dalla fondazione Dignitas Humanae Institute (speculari ma ideologicamente opposte a quelli che la sinistra ha compiuto nei confronti di Alex Zanotelli).

Queste sinergie politiche non devono sorprendere dal punto di vista storico poiché i comunisti francesi e italiani manifestarono, ora esplicitamente ora implicitamente, il proprio sostegno politico e culturale non solo all’estrema sinistra ma anche al terrorismo rosso (pensiamo al sostegno che il periodico il manifesto diede a Toni Negri) europeo e extraeuropeo, in una fase in cui Arafat e il FLN algerino erano considerati dalle cancellerie europee e non – da Israele, USA e Francia per esempio – soggetti terroristici.

Sotto questo profilo risulta estremamente facile individuare gli agenti di influenza (espressione questa di natura tecnica e non valutativa sotto il profilo politico) della politica russa in Italia. Certamente uno dei principali agenti di influenza del nostro paese è il filosofo Diego Fusaro critico impietoso del mondialismo e della globalizzazione di matrice americana ed atlantica, noto grazie anche alla sua elevata visibilità mediatica; in secondo luogo, accanto a Fusaro, annoveriamo sostenitori storici in tempi non sospetti come Murelli e Mutti (quest’ultimo molto critico nei confrontati della svolta bannoniana della Lega).

Tuttavia coloro che svolgono un ruolo politico ed economico più incisivo sono certamente il presidente dell’Associazione Lombardia Russia Gianluca Savoini (direttore della rivista Logos), che aveva già cominciato ai tempi di Bossi a riorientare sia le scelte ideologiche sia quelle in politica estera della Lega promuovendo le riflessioni di Guillaume Faye, Alain de Benoist e di Robert Steuckers. A tale proposito sia sufficiente ricordare che proprio durante gli Anni Novanta Savoini fu colui che organizzò l’incontro tra Umberto Bossi e il nazionalista russo Vladimir Zirinovskij e che portò a Milano, presso il circolo Le Stelline , Aleksandr Dugin fondatore del Centro della competenza geopolitica insieme a Suslov personaggio di spicco dei servizi segreti russi (Dugin rappresenta per Putin solo uno strumento di propaganda come lo furono nella Russia sovietica gli intellettuali).

Nel 2013 quando Salvini venne eletto segretario federale a Torino Savoini presentò a Salvini Victor Zubarev – esponente del partito di Putin – e Alexey Komov attuale presidente onorario della Associazione Lombardia-Russia. Il programma della sua associazione è quello di promuovere esplicitamente un’immagine positiva della politica estera di Putin (come per mezzo secolo comunisti e democristiani hanno fatto con la Russia e gli USA) servendosi come fonte di Sputnik news il corrispettivo di quello che è Voice of America (nata nel 1942) o di quello che furono Rinascita e l’Unità per l’Italia o Humanité per la Francia.

Un altro rilevante protagonista dell’entourage di Salvini che ha promosso in sede istituzionale e ,cioè presso l’Osce, posizioni rigorosamente filo russe (come fece Cossutta con le scelte politiche della Russia comunista) è certamente Claudio D’Amico legato fra l’altro da una stretta amicizia sia con il parlamentare russo Aleksej Pushkov che con Konstantin Malofeev e Andrej Klimov membri del think tank Katehon (al quale collaborano Marine Le Pen e Alessandro Fiore figlio di Roberto Fiore), centro di riflessione politica che, rispetto a quelli che furono posti in essere in Europa dall’Urss e dall’America, rappresenta ben poca cosa sotto il profilo della efficacia politica e culturale.

Tuttavia il centro culturale di maggior peso e significato che la Russia putiniana ha creato anche in Italia è certamente il Centro Russo di scienza e cultura presente a Roma presso palazzo Santa Croce. Questo centro, analogamente agli istituti Confucio promossi dalla Cina, rappresenta certamente lo strumento più efficace per esercitare il soft power russo (letto da Paolo Messa nella chiave dello sharp power). Figure di spicco di questo centro sono certamente Oleg Osipov che lo dirige e sua figlia Irina (durante gli anni della guerra fredda figure che svolgevano mansioni di questa natura erano solitamente agenti operativi del KGB).

Estremamente significativo è certamente il fatto che questo centro collabori strettamente con l’Isag con il quale nel 2012 ha creato una partnership. Queste filiazioni ideologiche o politiche tra centri di ricerca e istituzioni politiche sono una costante. Sia sufficiente riflette sulla natura dell’ Istituto Affari Internazionali di Roma e dell’Ispi di Milano (che collaborano strettamente con la Nato) e soprattutto su quella del Comitato Atlantico e del Nato Defense College di Roma che dipendono strettamente dalla Nato. Altro discorso poi sarebbero le infrastrutture militari americane e Nato presenti sul nostro territorio che certamente non contribuiscono al conseguimento dell’autonomia politica italiana ma semmai al suo allineamento con le scelte americane.

Come accennato precedentemente queste posizioni filo russe da parte della Lega salviniana non possono destare storicamente alcuna sorpresa dal momento che i partiti italiani, ed in particolare il Pc e la DC pur certamente in un differente contesto storico,hanno sostenuto nel corso del loro storia politica posizioni filo sovietiche e filo americane promuovendo nel nostro paese attività esattamente speculari a quelle che oggi promuove Salvini con la Lega a favore della Russia di Putin. Se, a tale proposto, volessimo fare un raffronto tra la Lega e i due maggiori partiti italiani, sotto il profilo della efficacia della propaganda e della sua capillarità e degli enormi finanziamenti occulti e non fatti dagli USA e dall’Urss, questa comparazione andrebbe a vantaggio, in un rapporto di dieci a uno, della Dc e del PCI.

Un altro uomo chiave dell’entourage di Matteo Salvini è certamente l’avvocato Andrea Mascetti membro della commissione di beneficenza della fondazione Cariplo, del Cda di Intesa Sanpaolo Private Bank di Lugano e del Cda della controllata di Banca Intesa a Mosca.

Per quanto riguarda i rapporti strettamente industriali con la Russia pensiamo, a mò di esempio, all’azienda della carne Cremonini che ha inaugurato un enorme stabilimento in una città sita al confine con il Kazakistan grazie alla mediazione della Lega lombarda (quante aziende -di stato e non – e banche la DC e il PCI hanno favorito nel corso della loro lunghissima storia?), a Orion e a ItalAgro, avviata nel maggio 2016, azienda questa che si occupa di macchinari agricoli.

Veniamo adesso ,seppure brevemente, alla figura di Matteo Salvini. Aldilà dei progetti secessionisti di Gilberto Oneto e Gianfranco Miglio elaborati negli Anni Novanta e, aldilà delle valutazioni di Leonardo Facco secondo il quale l’opportunismo bossiano ha trovato in Matteo Salvini un coerente prosecutore, come ogni buon politico Matteo Salvini sta dimostrando furbizia, opportunismo e carrierismo. Sta dimostrando, cioè, di essere in grado di annusare gli umori della società civile (e cioè l’emergenza immigrazione, la sicurezza legata all’immigrazione e al terrorismo islamico e infine la battaglia contro l’Europa) per poi cavalcarla secondo una logica puramente cinica, da calcolatore, come hanno avuto d’altronde modo di osservare Flavio Tosi e Emanuele Fiano che lo hanno conosciuto di persona e, pare, in modo approfondito. Ebbene, non senza una certa dose di ironia, quale leader politico del passato, come del presente, non potrebbe essere criticato -o al contrario elogiato in un’ottica machiavellica – per avere adottato un analogo modus operandi?

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