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La transumanza sfonda tutti i muri: 300 mucche attraversano cantiere superstrada, direzione Unesco

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La transumanza resiste al cemento
Mandria e bovari costeggiano la montagna di terra di riporto all’interno del cantiere di una nuova strada di raccordo con l’autostrada. Foto Romina Mastrangelo

L’immagine delle mucche, circa 300, che sfilano nel cantiere di una strada di raccordo costruita da un anno all’altro su un braccio tratturale, è il manifesto ‘futurista’ della transumanza 2018. Due ponti, altrettante rotonde in uno snodo che sa tanto di autostrada, non hanno impedito alla mandria della famiglia Colantuono di transitare sul percorso battuto da secoli, quello che lungo 180 km conduce il ‘treno bianco’ di bovini da una masseria di famiglia all’altra, dalla Puglia al Molise, destinazione Frosolone.

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Ingresso nel cantiere
Il ’treno bianco’ sfila sotto due ponti vicino al cantiere del nuovo raccordo stradale. Foto Christopher Neglia

Grazie all’autorizzazione della società che gestisce i lavori sul tratto a metà strada fra San Marco in Lamis e San Paolo di Civitate, nei pressi di San Severo, la mandria è rimasta nel suo binario, dove le antiche carte tratturali segnalano il ‘braccio’ di raccordo con il Tratturo Regio L’Aquila-Foggia, che porta dritti sulle sponde del Fortore, in località Ponte di San Paolo Civitate dove i mandriani hanno bivaccato la prima notte di transumanza. Siamo ancora in Puglia, non distante dal confine molisano. Qui la transumanza è un museo a cielo aperto, fra storia e ambiente, che annovera fra le altre peculiarità l’antica chiesetta tratturale di Santa Maria del Carmelo, e una taverna ad uso di chi transitava da queste parti, sulla quale è incastonata una lapide in pietra. Incisioni ancora chiare sulla grossa lastra: campeggia il tariffario per il transito di persone, di bestie e di merci. E’ la vecchia dogana, poco distante dai piloni ancora visibili di un antico ponte romano.

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Riprende la marcia dei Colantuono
Superato l’ostacolo, la famiglia di mandriani riprende saldamente il cammino verso la destinazione molisana. Foto Nicola Lanese

Un paesaggio culturale di grande qualità quello che i mandriani incontrano il primo giorno di cammino. A pochi chilometri da qui, agli antipodi del patrimonio natutale a disposizione di camminatori e appassionati, si trova il cantiere per la nuova strada che sorge proprio su un braccio tratturale. Segno di tempi difficili per chi mantiene viva la transumanza. La famiglia Colantuono non si abbatte, anche perché tra poco più di un anno dovrebbe arrivare la risposta dell’Unesco sulla richiesta di candidatura a entrare nel Patrimonio immateriale dell’Umanità. Sarebbe un bel ‘colpo’ per i Colantuono che, tre anni fa, piantarono il primo seme del progetto che poi, tramite il partenariato internazionale dei Ministeri di Italia, Austria e Grecia, ha dato corpo a qualcosa di concreto e appetibile.

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Il primo guado
La mandria cammina sui tratturi, guadando fiumi e torrenti. Qui l’attraversamento del Tona subito dopo l’ingresso in Molise. Foto Maurizio Cavaliere

Maurizio Cavaliere

Trecento mucche sul cantiere, un inedito, forse della transumanza. I Colantuono hanno superato un ostacolo enorme. Bovari esperti a cavallo e mandria che, potendo, farebbe la strada anche per conto proprio, sull’erba o sull’asfalto, non fa differenza. La strada è una. La stessa percorsa da più di cent’anni sulle liriche di una poesia ondulata come un sentiero erboso.

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Attraverserà ferrovie
Proseguirà dove il tratturo incrocia la strada ferrata nei pressi di Matrice. Foto Maurizio Cavaliere

In senso metaforico, l’eco dei campanacci sotto i ponti della superstrada è una sveglia per la nostra società sempre più distante dai modelli di un turismo lento ed ecosostenibile. E’ l’acuto della civiltà agropastorale che emerge tenacemente dall’oblìo di un mondo veloce e tecnologico. Di innovativo nella transumanza c’è solo la sua ampia condivisione sulla pagina facebook ufficiale ‘Transumanza e altre meraviglie dal Molise’ dove in una settimana, post e video, hanno raggiunto 900 mila persone come dato aggregato. Risultato sorprendente che apre la nicchia dei Colantuono a un universo di appassionati che sostiene il progetto non solo a bordo dei tratturi ma pure sui social che, metaforicamente parlando, diventano tratturi del mondo, da percorrere in piena libertà, orgogliosamente, per una causa nobile. Tutti insieme. 

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Ascesa verso Campobasso
La madria ’scortata’ da tanta gente a bordo strada. Foto Marco Buccigrossi
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Ingresso nel centro abitato di Frosolone. Foto Roberto D’Andrea
E, prima dell’arrivo in contrada Acquevive, la mandria attraverserà trionfalmente il centro di Frosolone, paese della famiglia Colantuono. Foto Roberto D’Andrea.
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Nelle acque del Biferno
La mandria prosegue guadando il mitico fiume dei Sanniti. Foto Maurizio Cavaliere

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