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La terra di Dio, God’s own country, di Francis Lee

Un film che ricorda un poco Shell per l'ambientazione: una fattoria in aperta campagna, a buona distanza da un centro abitato. Shell si svolge nelle highlands scozzesi e la 17enne protagonista, che viveva sola col padre in una stazione di servizio, desiderava affetto e se lo andò a cercare altrove. In La Terra di Dio, nello Yorkshire, il giovane Johnny Saxby è rassegnato a continuare ad occuparsi delle pecore e delle mucche, l'attività che ha creato suo padre Martin ora invalido. Lì vive con lui e con la nonna e non sembra sperare altro, disabituato a carezze, sua madre Amy andò via da quel posto arido d'affetti e scarno di parole. Ad un'amica studentessa di quei posti che lo invita a conoscere altre amiche non riserva alcun interesse, dice di non potersi occupare d'altro oltre a sgobbare tutto il giorno. E' abituato alla durezza di quella vita ma anche alla durezza del rapporto sempre riservatogli da un padre autoritario e incapace d'amore, che dà solamente ordini e con rancore. Johnny è omosessuale, si procura piaceri occasionali nei modi spicci ed espliciti che – pare – sono abituali in questa sessualità (vedasi Lo sconosciuto del lago), ma sono rapporti volti solo a soddisfazioni momentanee, non c'è affetto, nessun corteggiamento e nessuna carezza, relazioni occasionali senza seguito.

 

Accade qualcosa o arriva qualcuno, insospettabilmente è “l'uomo del destino”: Gheorghe, coetaneo di Johnny, è un ragazzo rumeno che viene assunto temporaneamente in aiuto, immigrato in quel posto sperduto, ma bravo a far partorire le pecore, a badare agli animali a cui si dedica con empatia, al punto che buoi e pecore sembrano subito sentirsi meglio accuditi. Di lui il film dice poco, di una madre che ha (ed ora non si capisce dove sia), di una fattoria che avevano e che ora appare perduta. Per Johnny, Gheorghe è lo “zingaro”, almeno finché questi non reagisce e lo assale. Nell'assalto si riparametra il rapporto e si conoscono, tutti e due scoprono di aver voglia l'uno dell'altro. G. ha contaminato positivamente gli abitanti della casa, li ha contagiati di una certa dolcezza, è rispettoso sia con gli animali sia con “i nativi”, almeno a non provocarlo o offenderlo, sa apprezzare e far scoprire anche a Johnny la bellezza di quei luoghi, oltre alla tenerezza che il ragazzo non ha mai conosciuto. La presenza di G. può anche diventare duratura, sarebbe funzionale alla “strategia aziendale”, con lui la fattoria progredirebbe, data l'inabilità del padrone di casa Martin. A quegli inglesi ha pure fatto scoprire che dal latte di pecora si può ottenere un buon formaggio.

 

Come qualcuno ha scritto La Terra di Dio “non è una love-story gay, è una storia d'amore e basta”. I filmati di coda mostrano riprese d'epoca, di una terra che dà buoni frutti, di molte persone che ci lavorano: può darsi che la famiglia del regista avesse un'azienda così, Francis Lee è di quella terra, e una terra che appartiene a Dio (il titolo originale è God's own country) è rigogliosa se chi la coltiva ha amore per essa e per gli altri.

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