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La singolarità climatica

Avviso: post dal bassissimo valore scientifico e dall’altissimo contenuto paranoico.

 

Non è ancora chiaro, nonostante tutto, se il cambiamento climatico sia direttamente causato dall’uomo. Non è chiaro nemmeno se il cambiamento climatico sia velocizzato dall’uomo. Quello che però è chiaro e dimostrato è che il clima sta cambiando, ed è la prima volta che succede da quando noi umani abbiamo preso massicciamente possesso della terra. E questo è un problema.

I mutamenti climatici esistono da quando esiste la terra, e anche l’uomo ne è già stato spettatore e vittima. La prima volta che si parlò all’interno della comunità scientifica di “ere glaciali” è stato nel 1837. La teoria si è potuta dimostrare 33 anni dopo, ed oggi è comunemente accettata. Quella teoria però riguardava il passato, cioè eventi già accaduti che in qualche modo la terra ha, per così dire, registrato nella sua morfologia e nella sua conformazione geologica. I paleoclimatologi dividono lo studio dei mutamenti climatici in Ere (milioni di anni) e Periodi (migliaia di anni) e Momenti (centinaia di anni). Questi tre indicatori sono ciclici, e si alternano nel tempo.

Da questa scala si può comprendere che studiare dinamiche climatiche in divenire è difficile e aleatorio, perché non si hanno molte basi su cui appoggiare le diverse teorie. Una bella e semplice panoramica sul tema la offre il Portale Treccani, a cui rimando.

Da Wikipedia,

Il clima è lo stato medio del tempo atmosferico ad una determinata scala temporale (almeno 30 anni). Su di esso influiscono molti fattori; di conseguenza, le variazioni in questi ultimi provocano i mutamenti climatici: variazioni nell’attività solare, nella composizione atmosferica, nella disposizione dei continenti, nelle correnti oceaniche o nell’orbita terrestre possono modificare la distribuzione dell’energia e il bilancio radiativo terrestre, alternando così il clima planetario.

Come detto, sappiamo che il clima sta cambiando, ma non possiamo sapere come, quali effetti avrà e quanto cambierà; in sostanza non abbiamo idea di quanto le cose si stiano mettendo male. Tuttavia alcuni scienziati hanno provato a spiegare in un video quali sono nel peggiore dei casi – e cioè nel caso in cui l’uomo sia direttamente causa o catalizzatore del cambiamento climatico in corso – le conseguenze del, magari momentaneo, global warming. Il video è in inglese, è molto ben fatto, ed è finanziato dall’Onu.

Il video è costruito sui dati portati al Panel Intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) da un gruppo di lavoro. Altri gruppi di lavoro portano dati diversi. Sono tutte ipotesi, ma questa è sicuramente quella che attira più l’attenzione. Il video è in effetti un concentrato di paranoia, ed essendo diretto ai policymakers possiamo dire che fa bene il suo lavoro – cioè tentare di metterli in guardia. I dati li potete trovare qui, e nel 2014 l’IPCC pubblicherà il seguito di questo lavoro (società, mitigazione, adattamento).

Il co-produttore, Owen Gaffney Sploid, riguardo al video ha detto “volevamo trovare un modo di comunicare i rischi climatici in maniera da fare capire a tutti cosa vuol dire quando i climatologi dicono probabile o improbabile. Questi termini possono sembrare vaghi, invece sono più precisi di quel che sembra”.

Secondo questi climatologi staremmo entrando in una nuova Era climatica chiamata AntropoceneIn realtà le cose non sono così semplici; l’Era in cui viviamo ancora si chiama Oleocene, ed è iniziata 11.700 anni fa. L’Antropocene in realtà nascerebbe dall’impatto dell’uomo sull’equilibrio climatico del pianeta e sul suo territorio (da anthropos, che in greco significa “uomo”), e non andrebbe a sostituire l’Oleocene, ma se mai si aggiunge ad esso. Possiamo far iniziare questa epoca di sovrapposizione - ma sarebbe meglio chiamarlo “momento” – con lo sviluppo delle grandi comunicazioni, dell’industria e dell’urbanizzazione di massa. In termini di lungo periodo, in pratica, ci siamo da ieri.

Owen dice che il video è stato fatto in modo da comunicare proprio questo: l’occupazione umana della terra è vastissima e in qualche modo sta cambiano il ciclo globale del carbonio, dell’azoto e dell’acqua. L’effetto entropico che nasce dall’attività umana andrebbe quindi ad interferire sui “normali” cicli climatici di lungo periodo, alterando lo sviluppo naturale degli eventi – aggiungo io: eventi che potrebbero comunque verificarsi, ed essere ugualmente catastrofici per l’uomo, pur immaginando un uomo che vive come si viveva nella preistoria.

Il video cerca anche di dimostrare come il progressivo cambiamento climatico tenda ad accelerare in modo quasi esponenziale, “gli scienziati – dice Owen – si concentrano sull’aumento del livello del mare alla fine del secolo, ma ignorano il fatto che il livello del mare, aumentando, accelera l’effetto del riscaldamento climatico, creando ulteriori problemi”. In pratica più il livello del mare aumenta, più velocemente aumenterà in futuro: questo processo si rafforza e si velocizza da solo in maniera esponenziale.

Questo concetto può ricordare – ed è strettamente collegato, anche se non sembra ad una prima analisi – la dinamica esponenziale del progresso tecnologico. Questa dinamica prende il nome di “Legge dei ritorni accelerati“, che a sua volta è simile alla famosa “Legge di Moore“. Questa legge non è una legge fisica, come d’altronde non lo sono molte leggi scientifiche. E’ una legge che risulta da proprietà emergenti di un gran numero di eventi di livello inferiore. Se ad esempio volessimo sapere dove sarà una particella di gas in un determinato momento, pur conoscendo i principi della termodinamica – principi che non sono leggi fisiche – non saremmo in grado di dirlo. Ciononostante, le proprietà generali dei gas sono prevedibili con un alto grado di precisione, proprio grazie ai principi della termodinamica.

Lo stesso vale per la “Legge dei ritorni accelerati”: ogni singolo progetto e contributo tecnologico è imprevedibile, ma la traiettoria complessiva segue un andamento prevedibile, progressivo ed esponenziale.

La connessione tra l’irreversibilità climatica che nasce da un esponenziale aumento delle temperature terrestri, e l’esponenziale progressione tecnologica, ora forse è un po’ più chiara. Si potrebbe dire, come critica, che la tecnologia permette di inquinare meno. Cosa vera ed incontestabile. Il problema fondamentale è che per arrivare ad avere tecnologie non inquinanti bisogna passare e barcamenarsi tra livelli intermedi molto inquinanti. La Cina ne è un esempio.

Le ipotesi peggiori sul prossimo futuro della vita umana sulla terra mostrate nel video parlano proprio di questo: il ritmo del “progresso” globale starebbe portando a cambiamenti ambientali radicali che costringeranno l’uomo ad un adattamento estremo a situazioni ambientali estreme, la fine della società per come è conosciuta oggi; migrazioni di massa, città sommerse, guerre per le risorse, occupazione di nuovi territori nell’artico, eccetera.

Per rimanere in tema tecnologico, questo processo ci porterà a quella che mi viene da chiamare “singolarità climatica“, e cioè quel momento in cui i cambiamenti ambientali saranno troppo progressivi e avanzati per poter essere arginati, e l’eventuale “rivoluzione verde” diventerà inutile e irrilevante. Ma cosa vuol dire singolarità?

Nel campo della tecnologia la singolarità è intesa in diversi modi. Per Ray Kurzweil, uno dei più importanti teorici della singolarità, questa

è un periodo futuro durante il quale il ritmo del cambiamento tecnologico sarà così rapido, e il suo impatto così profondo, che la vita umana sarà trasformata in modo irreversibile.

Nessuno, che io sappia, ha mai pensato che questo momento di singolarità possa corrispondere al momento di “singolarità climatica”.

Secondo le previsioni degli scienziati che hanno pubblicato il video riportato in questo post ciò avverrà – salvo radicali ed improbabili cambiamenti nelle policy globali – verso il 2040.

Secondo Kurzweil la singolarità tecnologica si verificherà intorno al 2045 (quasi una sincronia junghiana).

Io non ci credo, ma non si sa mai.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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