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La sindrome di Procuste

Era il 17 Febbraio, e sul profilo ufficiale su Twitter di Beppe Grillo è apparso un Tweet che citava la sindrome di Procuste

Il comico, o chi per lui dal momento che non è mai stato chiaro se quanto pubblicato sul suo profilo sia realmente vergato dal cabarettista genovese, ha utilizzato come esempio questa sindrome, misconosciuta ai più, riferendosi al referendum organizzato dal M5S sulla piattaforma Rousseau, con lo scopo di far decidere agli iscritti le sorti del nostro Ministro degli Interni Matteo Salvini sul caso della Nave Diciotti.

Perché è stata citata la sindrome di Procuste? Chi diamine sarà mai costui? Perché confondere le menti già confuse di molti sostenitori grillini? Non aveva altro da fare Grillo o il suo gosthwriter? Oltretutto, come diamine salta in mente di citare cose alquanto oscure ai più, dal momento che il livello medio generale di cultura palesato dai parlamentari grillini chiarisce la loro scarsa conoscenza persino di elementi basilari come la grammatica, figurarsi in altri ambiti? Furfante di un cabarettista…

Procuste è un personaggio che appartiene alla mitologia greca classica. Il nome, o meglio il soprannome affibbiato a un brigante greco, tale Damaste o Polipèmone secondo diverse interpretazioni, deriva dal termine ellenico Prokroustês che, tradotto, significa “Lo stiratore”.

Attenzione: non nel senso di persona che, armata di ferro da stiro si accinga a far sparire le pieghe su una camicia fresca di bucato. Magari… il termine “Stiratore” in questo caso indica un personaggio mitologico che, a causa di evidenti disturbi mentali, passava il tempo ad aggredire i viandanti, rapirli, legarli su una sorta di letto-incudine per infierire sui loro corpi.

Come? Preparate lo stomaco, è roba forte. Di letti-incudine, ci riporta la mitologia greca, costui ne aveva realizzati due. Uno più lungo, su cui costringeva le persone di bassa statura, l’altro – più corto – su cui legava le persone di alta statura.

Diamine! Ma perché mai tutta questa faticaccia? Per torturarli con un metodo che solo la fantasia deviata degli umani poteva partorire. I malcapitati di alta statura venivano legati sul giaciglio più corto, per esser sottoposti a orrende amputazioni, al fine di ridurli alla giusta misura per esser contenuti nel ridotto spazio del letto di tortura.

Stessa cosa, ma al contrario, per i poveretti di bassa statura, solo che in questo caso l’aguzzino si divertiva a stirarne le membra, per far si che i corpi si allungassero al punto giusto per adattarsi alle misure del giaciglio. Un pazzo. Oggi ne parlerebbero per giorni nei talk show televisivi per comprendere a fondo le ragioni a monte di cotanta efferatezza.

Procuste fece comunque una finaccia: fu ucciso da Teseo che gli impose la stessa tortura che lo stiratore imponeva alle sue vittime. Occhio per occhio…

Da questa figura mitologica e dalla sua insana passione di ridurre le sue vittime alla stessa misura, ecco che scaturisce la “Sindrome di Procuste”, attraverso la quale si indica chi è affetto dalla pretesa che le persone siano simili in tutto, le une eguali alle altre, al punto da odiare chiunque appaia essere migliore e arrivando a porre in essere azioni denigratorie e tutto il corollario di corbellerie tipiche di certi soggetti.

A questo si riferiva Grillo nel suo Tweet sul quesito referendario, a suo parere scritto in maniera da far scattare nei votanti un senso di disagio provocato da emozioni negative scaturite dall’incapacità a comprendere il contenuto delle domande poste a chi doveva votare.

Patologia alquanto diffusa ai nostri giorni, e di cui Grillo – e i parlamentari del M5S – sono in qualche modo artefici. Per quale motivo? Partiamo dal presupposto che, diffondendo la stramba versione di democrazia grillina secondo la quale “uno vale uno”, i sostenitori del movimento hanno assimilato questa regola come se ogni individuo fosse perfettamente uguale a ogni altro. Concordo col principio di uguaglianza e pari diritti, molto meno se si parla di cultura, capacità intellettive e competenze.

Non credo proprio di esser pari livello culturale a Gigino quando inciampa sui congiuntivi o come quando pretese di esser portato sulla Striscia di Gaza trovandosi in visita ufficiale in Israele, volendo citare uno solo tra i troppi esempi del suo livello culturale.

Tornando al tema centrale, la controprova della diffusione di questa sindrome l’abbiamo ogni giorno, in special modo per chi fa un mestiere che si basa su cultura e capacità intellettive.

Guai a essere esperto in qualcosa, a conoscere a menadito un argomento, ad avere un intelletto lucido e veloce, in grado di arrivar prima degli altri alla comprensione di un problema. Gli affetti da sindrome di Procuste ti pongono, immantinente, sul giaciglio dell’orrore. Ti stirano o ti amputano gli arti, anche se metaforicamente parlando per fortuna, a suon di frasi villane o attacchi isterici profusi sui social network.

È la rivolta degli ignoranti, affetti però da quel tipo di ignoranza insanabile, sterile, che non ha alcuna intenzione di abbeverarsi alla fonte della conoscenza, poiché sgorga dall’incapacità di comprendere che, oltre il nulla che compone i loro cervelli, possa esistere altro. Peccato.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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