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La sete di Agrigento. L’ombra della mafia

Furti nella condotta, rotture sospette, invasi vuoti. Ad Agrigento arrivano i Carabinieri, ma non l’acqua.

Tra furti e rotture della condotta idrica sospette secondo il Sindaco della Città dei Templi) in provincia di Agrigento la sete è una drammatica telenovelas senza fine. Per l’intera estate nei 43 centri del territorio agrigentino l’emergenza idrica ha lasciato a secco le popolazioni per dieci e anche quindi giorni. Drammatica in particolare la situazione in alcuni centri balneari come San Leone, il lido del capoluogo, dove durante l’estate si riversa una popolazione di olte trentamila abitanti. Chi aveva prenotato, lascia gli alberghi o i bed and brek fast perché non possono garantire acqua a sufficienza. Ristoranti e bar attaccano il cartello: chiuso per mancanza d’acqua. L’Ato idrico e la società che gestisce il servizio, la Girgenti Acque, sostengono che gli invasi sono pressoché vuoti. Non c’è acqua da distribuire.  

Agrigento ha la possibilità di approvvigionarsi con l’acqua del dissalatore di Porto Empedocle, realizzato lo scorso anno,  ma cento litri d’acqua al secondo non sono sufficienti per una città che ha bisogno di almeno 220 litri per trovarsi in una condizione di normalità. Cioè per avere l’acqua almeno a giorni alterni. Anche dal dissalatore di Gela dovrebbero arrivare nel capoluogo un centinaio di litri al secondo, ma è stato accertato che ne arrivano a destinazione solo la metà. Si è pensato subito al furto dell’acqua. “Pirati dell’acqua”, ha definito il Prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione, i furbastri che rompono la rete per rifornirsi.

Sono arrivati venti carabinieri a controllare la condotta idrica che dal petrolchimico di Gela arriva a Licata e ad Agrigento. Sono state segnalate alle autorità laghetti abusivi che nascevano dalla rottura della condotta e con cui venivano irrigati i campi. Otto le persone denunciate. Ma i furti sono molto più numerosi. Sembrava che con l’arrivo di più acqua da Gela ad Agrigento la situazione sarebbe notevolmente migliorata, invece il giovane Sindaco di Agrigento Marco Zambuto ha dovuto convocare una conferenza stampa perché ad Agrigento l’acqua continuava a scarseggiare.


Scoppia il giallo delle incredibili rotture della rete idrica, questa volta non dovute ai “pirati” ma a maldestri operai. “Fino alle ultime settimane ci hanno assetato con i furti sulla condotta dell’acqua dissalata Gela-Agrigento, in questi ultimi giorni, invece, stiamo assistendo a ben tre rotture della medesima condotta ad opera, non più dei ladri d’acqua, ma da parte dell’impresa che sta curando i lavori per il raddoppio della stessa”. E’ accaduto infatti che in soli due giorni si sono verificate alcune diverse rotture della condotta della dissalata.


Così da Gela per sei giorni  non è arrivata una sola goccia d’acqua, facendo scendere la dotazione idrica per la città in questi giorni ad ottanta litri al secondo. I turni di distribuzione in città sono saltati. Ma per il Sindaco queste rotture non sono casuali perché sono dovute ad interventi fin troppo maldestri degli operai di una ditta che sta lavorando per la manutenzione della condotta. “Non è possibile – continua Zambuto – che la ditta che si è aggiudicata i lavori per il raddoppio della condotta, provochi ripetutamente tali rotture che costringono a far saltare ogni programmazione nei turni di distribuzione in città. Sono stato pertanto costretto ad allertare ulteriormente la Protezione civile a livello nazionale ed a chiedere allo speciale nucleo dei Carabinieri, recentemente inviato dal ministero dell’interno, per fare chiarezza sulle disfunzioni che si verificano sulla condotta dell’acqua dissalata Gela-Agrigento di procedere anche alla verifica di tale ultima situazione, accertando eventuali fatti dolosi o, comunque, preordinati ad assetare la nostra Città”. Insomma per il Sindaco le rotture sono più che sospette.  

Qualcuno vuole assetare Agrigento ? C’è chi l’acqua la vende a peso d’oro. Cinquanta – ottanta euro ogni dieci metri cubi d’acqua. Sono questi i prezzi praticati, soprattutto da venditori sconosciuti ai Comuni e alla Camera di Commercio. Per i ristoranti un salasso insopportabile. Per le famiglie una spesa anche di duecento euro al mese, in particolare nei mesi estivi. Dietro questo affare c’è l’ombra della mafia.

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