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La scissione di Renzi: si aprano le danze!

Alla fine la scissione del Pd c’è stata con una accelerazione degli eventi rispetto alle previsioni (si parlava di novembre e dopo il solito appuntamento della Leopolda). Probabilmente ha inciso la scelta dei sottosegretario fortemente punitiva per i renziani. 

 
Che succede ora? Renzi non ha torto a dire che c’è spazio anche per altro, oltre il Pd: i sondaggisti gli accreditano un 5% ma sono convinto che si tratti solo di una base di partenza che, se il fiorentino ci saprà fare è destinato a crescere e non di poco.

Esaminiamo la situazione: il sistema dei partiti esistente è tutto in crisi e c’è un diffuso malcontento dei cittadini per l’offerta politica: Forza Italia si sta liquefacendo, il M5s ha avuto una batosta alle europee dalla quale è difficile che si rimetta, il Pd la batosta l’ha presa alle politiche ed alle europee ha recuperato percentualmente solo per l’altissimo numero di astenuti, ma ha perso altri 100.000 voti reali), Sinistra, più Europa, Fratelli d’Italia ecc non riescono a sfondare e galleggiano. 

Solo la Lega era andata avanti e di molto alle europee ma la gestione scellerata della crisi di governo ha fatto crollare la credibilità di Salvini e, se ancora questo non si riflette pienamente nei sondaggi, è lecito aspettarsi un calo lento ma costante, a meno che i giallorossi non ne facciano talmente tante da resuscitare la Lega ed andare al voto in primavera. 

Dunque Renzi non sbaglia quando dice che c’è spazio. La sua formazione, in primo luogo, ha ancora da risucchiare al Pd: ci sono ancora renziani che non sono usciti, parecchi indecisi e poi Zingaretti praticamente non esiste e non avrà difficoltà ad oscurarlo. Poi, se dovesse ingranare, avrebbe da beccare molto nel pollaio di centro (da più Europa a Calenda ed ai rimasugli di Dc). 

Ma, soprattutto, è Forza Italia, con il suo striminzito 6%, che può dare un po’ di sangue alla neonata creatura renziana, anzi non è neppure da escludere che medi e Berlusconi possa confluire nelle sue fila. Insomma un traguardo dell’11-12% potrebbe essere a portata di mano. Ed a quel punto potrebbe funzionare la sirena del fiorentino sia sul fianco della Lega che su quello dell’astensionismo. Non sono immaginabili particolari sfracelli, ma l’elettorato potenziale del nuovo partito potrebbe crescere sino al 15-18%.

Questo è il bacino potenziale del nuovo partito ma, come si sa, nessuno riesce mai a fare il pieno dei suoi voti potenziali. E bisognerà vedere molte cose: che farà il governo, che mosse farà Renzi, quali Salvini, ma, soprattutto, se la mossa renziana di oggi sarà imitata da altri e se alla fine ci sarà un gran rimescolamento di carte che cambierà il volto del sistema dei partiti. Proviamo a fare una rassegna delle nuvole che nascondono possibili temporali. 

In primo luogo, è comprensibile che si mettano in moto le bocce nello stesso Pd: ad esempio, potrebbero rientrare quelli di Leu e questo indurre i renziani rimasti ad uscire. Poi c’è il caso particolare di Conte: i sondaggi danno un modestissimo recupero al M5s dopo la soluzione della crisi di governo, ma un altissimo indice di consenso personale per il Presidente del Consiglio e c’è chi si spinge ad ipotizzare che un suo partito possa raccogliere sino al 21%. Certo i sondaggi vanno presi con le molle, però vanno anche tenuti presente. E qui la domanda sorge spontanea: che farà “Giuseppi “ alle elezioni? Potrebbe ritirarsi a vita privata, come ha ripetutamente assicurato (e questo è una conferma che non si ritirerà affatto: tutti quelli che vogliono restare in campo dicono di star facendo le valige per ritirarsi). Oppure potrebbe presentarsi con il M5s, magari come candidato Presidente del Consiglio, oppure potrebbe fare una sua lista più o meno apparentata al M5s (dipenderà dal sistema elettorale).

Una lista Conte potrebbe attingere voti tanto al M5s quanto al Pd e persino all’area di centro (e quindi sottrarre voti a Renzi), ma potrebbe anche dare credibilità al partito di Renzi come possibile alleato.

Altri sconvolgimenti potrebbero investire anche la Lega: se ad un anno da oggi le nuove elezioni non fossero fissate, il monte voti della Lega potrebbe precipitare anche verso il 20% ed, a quel punto, non è detto che il partito resti integro. Ad esempio Maroni (che si diceva averci fatto un pensierino prima delle europee) potrebbe uscire per fare altro. Oppure i maggiorenti della Lega (Giorgetti in testa) pesare ad una qualche congiura per cacciare il “rais”.

Questo all’interno dell’attuale palazzo, poi ci sono quelli che premono da fuori. In primo luogo i verdi che senza aver attaccato un solo manifesto, con pochissime apparizioni televisive e con una manciata di euro per la campagna elettorale, hanno preso il 2%, un po’ di più della Sinistra che pure aveva parlamentari, più spazi televisivi e decisamente più soldi. Hanno dalla loro la simpatia dei giovani “gretisti”, il mutamento climatico che ormai non è più una previsione ma una realtà in atto e, di consegiuenza una certa attenzione dei mass media. E possono anche fare liste comuni con quel che resta della sinistra o assorbirne un po’ di voti.

L’altra grande incognita esterna è Urbano Cairo che recentemente ha concesso un’intervista di due ettari al Foglio per spiegare che non ha intenzione di candidarsi che, però, se fosse costretto a farlo avrebbe un programma fatto così e così (e la smentita, al solito, vale conferma delle intenzioni di esserci). Su che seguito elettorale potrebbe contare? Impossibile a dirsi allo stato attuale, che è quello di una intenzione molto futura. E poi per fare che? Un partito suo? Entrare in Forza Italia e rivitalizzarla? Fare il presidente di una qualche confederazione di centro con Renzi e lo stesso Cavaliere? Tutto possibile. 

Certo, lui ha La7 ed il Corriere della Sera, ma non sono più i tempi della discesa in campo del Cavaliere e l’appporto dei suoi media è realisticamente molto più ridotto. D’altro canto, un appoggio troppo sfacciato, soprattutto da parte del blasonatissimo Corriere, potrebbe costare molto in termini di audience e di lettori. Insomma, il partito personale, a meno che non abbia già nella manica un parterre da far paura di grandi nomi, presidenti di associazioni eccetera e magari anche il Papa. Ma la cosa non mi pare probabile. Ha qualche possibilità di successo in più la sua adesione a Forza Italia che potrebbe dare qualche goccia di sangue fresco alla moribonda creatura berlusconiana. La cosa più ragionevole sarebbe la confederazione con il fiorentino ed il Cavaliere. La cosa complicata è mettere insieme tre pavoni come quelli: con la ruota che si ritrovano non entrano in un solo ascensore.

Poi ci sono una serie di personaggi singoli molto noti (Tremonti, Sgarbi, Monti, Rutelli -perché no?- Fini) che di seguito personale ne hanno poco o forse solo un po di seguito d’opinione, ma che possono regalare un pò di visibilità ad una forza politica nuova. La “parata di vecchie stelle del varietà” funziona sempre almeno un po’.

Come si vede già le bocce sono in movimento e altre – che oggi neanche immaginiamo – completamente nuove possono entrare in campo. Molte cose cambieranno.

Foto: Padoan/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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