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La rivoluzione dell’intelligence: la guerra rivoluzionaria

 

Il più recente pezzo di Aldo Giannuli ha stimolato Giuseppe Gagliano a continuarlo approfondendo la questione della teoria della guerra rivoluzionaria originata dal pensiero strategico francese. Vi offriamo, di seguito, il contributo di Gagliano sul tema.

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Prendo spunto dalle riflessioni condivisibili dell’amico Aldo Gianulli per cercare di fare chiarezza, sotto il profilo storico, sulla genesi della guerra rivoluzionaria francese.

Com’è noto la riflessione strategica sulle implicazioni della guerra rivoluzionaria, subita dalle forze armate francesi durante la guerra di Indocina, incominciò ad essere compiuta dal colonnello Larechoy a partire dal 1954 con due articoli anonimi apparsi in agosto su Le Monde. Le riflessioni ivi contenute ebbero una tale eco da indurre Larechoy alla loro formalizzazione in una prolusione tecnica svolta presso la Scuola di Guerra di Parigi nel settembre dello stesso anno.

Al di là delle considerazioni di merito, le analisi svolte dall’autore sulle riflessioni formulate dal generale Giap e quelle sulla guerra rivoluzionaria formulate da Lenin e Mao, costituirono il punto di partenza per elaborare una nuova dottrina nel contesto della strategia francese che troverà proprio nel Colonnello Larechoy il primo teorico e che prenderà il nome di guerra rivoluzionaria.

Nell’ottobre del 1954, il generale Chassin – sulla Rivista militare di informazione – riconobbe l’importanza, per il rinnovamento della strategia militare francese, della guerra rivoluzionaria maturata nel contesto indocinese e della guerra psicologica, sottolineando come l’esercito francese – ispirandosi al modello Vietmin – dovesse farsi portatore di una ideologia basata sul civismo e il patriottismo, dovesse cioè farsi portatore di una precisa scelta politica di matrice moderatamente nazionalista e anticomunista.

A partire dal 1955 il generale Caniot espresse l’esigenza di una pianificazione operativa nell’ambito della guerra psicologica (parte integrante della guerra rivoluzionaria) rivolta alla popolazione musulmana algerina e volta dunque ad una politica di assimilazione. Ma fu solo con il generale Blanc che prese forma un organismo militare di azione psicologica (Ufficio regionale di azione psicologica – la cui realizzazione richiedeva tempi brevi a causa della grave situazione algerina). La seconda fase di attuazione operativa della guerra psicologica, nel contesto algerino, fu realizzata dal generale Lorillot nel giugno del 1955 all’interno della decima regione militare algerina, attuazione che implicava il conseguimento di obiettivi assai precisi quali l’azione psicologica sul morale delle truppe, l’azione informativa rivolta agli ufficiali e ai sottoufficiali sui problemi economici e politici algerini, e la realizzazione di infrastrutture per modernizzare l’Algeria avvicinandola sempre di più agli standard francesi. Tuttavia, solo nell’ottobre 1955 il ministro della Difesa nazionale – il generale Koenig – promulgò una direttiva sulla guerra psicologica, direttiva che per la prima volta distingueva in modo preciso l’azione psicologica dalla guerra psicologica. Infatti, mentre un’azione psicologica aveva un carattere offensivo e consisteva nell’esercitare pressioni di varia natura da esercitarsi in modo sistematico allo scopo di provocare l’adesione degli spiriti a una causa determinata (come mantenere la coesione e il morale delle truppe), la guerra psicologica consisteva nella realizzazione di strumenti di varia natura destinati a influenzare l’opinione, i sentimenti, l’attitudine e il comportamento degli avversari-militari e civili-a favore degli obiettivi del governo francese.

Con molto realismo e preveggenza, l’autore riconosceva la natura polivalente della guerra psicologica, polivalenza che si dispiegava sia nell’ambito tattico che strategico. Inoltre, all’interno di questa direttiva, si esprimeva la necessità di realizzare in tempi brevi un centro di istruzione psicologica posto sotto l’autorità del capo di stato maggiore, centro all’interno del quale era necessario formare ufficiali specializzati che avrebbero poi reso la dottrina della guerra psicologica più articolata adattandola alle particolari circostanze della guerra d’Algeria. Quest’ultima esigenza trovò rapida realizzazione con la creazione nel 1955 del Centre d’instruction de l’arme psychologique denominato in acronimo militare EMFA.

Acquisita ormai l’importanza strategica della guerra psicologica, il generale Lorilott, nel dicembre 1955, sentì l’esigenza di adattarla al contesto algerino sottolineando la necessità di centralizzare – nel contesto della 10ª regione militare – la strategia francese a più livelli e cioè a livello politico, militare e psicologico, e nel contempo, di individuare all’interno dell’intelligence militare un dipartimento specificatamente dedicato alla guerra psicologica. Questa esigenza prese forma sia con la realizzazione del Servizio psicologico al cui comando fu posto il colonnello Tabois – che comprese pienamente il ruolo preponderante svolto dalla guerra psicologica all’interno del dispositivo contro-insurrezionale dell’esercito francese – sia con la nomina, il 9 febbraio del 1956, di Robert Lacoste in sostituzione del residente generale in Algeria che dimostrò di essere una fervente sostenitore della guerra rivoluzionaria. Quattro mesi dopo, dietro indicazione del generale Lorilott, l’Algeria del Nord fu divisa in tre regioni, 12 dipartimenti e 37 circoscrizioni alle quali si aggiungeranno 630 sezioni amministrative speciali denominate in acronimo militare SAS. Esse consentirono, da un lato, di geometrizzare il territorio algerino e, dall’altro lato, di concretizzare le gerarchie parallele attraverso le quali fu possibile esercitare il controllo della popolazione e il suo indottrinamento (l’utilizzo sistematico della gerarchia parallela fu attuato da uno specifico organismo di intelligence, vale a dire dal secondo ufficio e dai servizi di sicurezza). L’escalation insurrezionale durante il 1956 indurrà il direttivo dell’Ufficio psicologico della 10ª regione militare ad apportare alcune rilevanti integrazioni in merito agli obiettivi da perseguire tra i quali la necessità di realizzare azioni offensive rivolte ai ribelli, di realizzare unità tattiche di guerra rivoluzionaria e di concretare processi informativi di intossicazione rivolti alla popolazione musulmana. Allo scopo di rafforzare il dispositivo di guerra psicologica e di contro insorgenza, l’uso di truppe d’elite estremamente mobili – quali i paracadutisti – contribuiranno in modo decisivo alla piena realizzazione della guerra controrivoluzionaria francese come dimostra la riconquista della Casbah nel gennaio del 1957, ottenuta anche grazie alla centralizzazione del comando conseguita da Salan e Massu e autorizzata da Lacoste. Alla luce di questo indiscutibile successo militare, la riflessione strategica sulla guerra rivoluzionaria fu oggetto di ulteriore analisi da parte dei colonnelli Trinquier, Godard, Argoud che osservarono come l’azione psicologica non potesse avere successo se non all’interno di una pianificazione politica nettamente definita e sottolinearono , altresì, come la forte gerarchizzazione politico- militare delle forze ribelli richiedesse una analoga centralizzazione di comando.

Prendendo spunto da queste raccomandazioni e dalla Istruzione provvisoria sull’impiego dell’arma psicologica (denominata in acronimo militare TTA 117) il generale Lorilott realizzò il Quinto ufficio d’azione psicologica sia per attribuire il giusto peso all’arma psicologica all’interno della guerra rivoluzionaria sia per realizzare un organismo altamente specializzato.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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