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La rete "Aniene Resistenza" ad Affile

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Affile - Piazza San Sebastiano
28 giugno 2014 ANIENE RESTISTENZA Giorno della memoria di Affile
foto di Gianni Boattini

La prima domanda che sorge spontanea è perché il mausoleo eretto in onore al gerarca fascista, Rodolfo Graziani, sia, a distanza di anni, ancora presente nel parco Radimonte di Affile?

L’ideologia fascista reprime ogni libertà democratica. È un movimento nazionalista, autoritario, totalitario, eugenetico. Contrario alla democrazia di massa e liberale. Rifiuta l’individualismo culturale, vieta qualsiasi opposizione, inneggia, come igiene dei popoli, la violenza e la guerra.

Nell’agosto del 2012, giorno dell’inaugurazione, il sindaco, Ercole Viri, puntualizza ai presenti, radunatisi nello slargo del Parco Radimonte che il mausoleo è un Sacrario al Soldato. Eretto e voluto per ricordare gli affilani caduti in guerra. Una premessa. Quali affilani? Nessun nome o elenco ai caduti si legge in lapide esterna o si ricorda a voce. Alla fuorviante introduzione, breve e risoluta, un solo nome si ripete nel lungo discorso del sindaco; quello di Rodolfo Graziani. Malgrado le allarmanti notizie su quanto stava per accadere circolassero, da tempo, in Italia e all’estero, l’11 agosto 2012, Ercole Viri santifica ad Affile le prodezze di un criminale di guerra. Lo stesso, indignato da racconti storici non veri o inesatti aggiunge, nel suo idilliaco cerimoniale, che la sola condanna riconosciuta a Rodolfo Graziani è stata quella di collaborazionismo. Viri, però, non la racconta tutta.

Nel video-documentario (1989) prodotto dalla BBC dal titolo Fascist Legacy, il regista Ken Kirby e lo storico Michael Palumbo raccontano quanto di nascosto ci fosse nei fatti relativi alla guerra in Etiopia e nel Regno di Jougoslavia. Il filmato è, ad oggi, visionabile qui. Rodolfo Graziani si salvò dalla forca per opportunità storica. Come lui tanti altri: Badoglio, Roatta, Robotti, Geloso, Pirzo Biroli, Gallina, Cortese, Tracchia. Gli alleati, inquieti per una possibile avanzata comunista che avrebbe potuto trasformare l’Italia in una Repubblica Popolare concordarono, con il governo italiano, una riabilitazione coatta di alcuni criminali di guerra italiani. In quel periodo, due milioni di italiani erano iscritti al PCI. Di questi, tanti avevano contribuito, in armi, nelle file della resistenza. Di conseguenza i gerarchi fascisti riconosciuti, in un primo momento, come criminali di guerra, sfuggirono alla pena capitale e all’estradizione grazie ai numerosi interessi logistici, politici ed economici delle potenze alleate; soprattutto di quella inglese che alla fine, per non penalizzare la propria politica estera lasciò al governo italiano l’incombenza istruttoria.

Il clima di allora può essere riassunto in una lettera dell’Ambasciatore Pietro Quaroni indirizzata al Ministero degli Affari Esteri il 7 gennaio 1946: “…Il giorno in cui il primo criminale tedesco ci fosse consegnato, questo solleverebbe un coro di proteste da parte di tutti quei paesi che sostengono di aver diritto alla consegna di criminali italiani”(Ambasciata di Mosca - telespresso n° 12/6). Con l’amnistia di Palmiro Togliatti (DPR 22 6 1946 n° 4) il governo italiano evitò, per così dire, le pressanti richieste di estradizione di alcuni criminali di guerra italiani e permise, di fatto, una riaggregazione, una riappacificazione del paese lacerato dal ventennio fascista e dalla guerra.

Sempre nel suo discorso inaugurale (agosto 2012), il sindaco se la prende con tutti quei calunniatori rei di dire solo menzogne nei confronti dell’illustre Maresciallo d’Italia. In risposta, il testo di una dichiarazione rilasciata dal Viri e trascritta nella tesi di laurea (2 maggio 2013) di Victoria Witkowsky (matricola n. 4105103 - relatore dott. David Laden). Titolo della tesi: "Il Maresciallo d’Italia: una valutazione di Rodolfo Graziani attraverso il suo monumento ad Affile": “…purtroppo il soldato deve sempre uccidere e come lavoro Graziani è stato mandato in Etiopia e Libia con l’esercito italiano non fascista. Sì, ha ammazzato partigiani durante la guerra civile perché tutti l’hanno fatto. Anche gli americani hanno usato il gas. Non ha discriminato in base al colore della pelle, era il periodo internazionale di colonizzazione”.

Nel conflitto italo-etiopico (1935-1936), nonostante l’Italia fosse uno dei 25 paesi che firmarono a Ginevra, nel giugno del 1925, il trattato internazionale sul divieto delle armi chimiche e batteriologiche, le truppe militari fasciste utilizzarono contro i militi e la popolazione civile etiopica circa 500 tonnellate di aggressivi chimici (arsine, fosgene, iprite). A questo bisogna poi aggiungere le deportazioni di massa, le stragi di civili, i campi di concentramento, le rappresaglie indiscriminate, la rieducazione obbligatoria della popolazione indigena e la confisca dei beni e dei terreni. Due, tra i maggiori protagonisti, che si distinsero in Etiopia per i crimini commessi furono Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani. Nel 1947, il governo etiope inviò alle Nazioni Unite la lista di otto criminali di guerra decidendo, l’anno successivo, di procedere contro Rodolfo Graziani e Pietro Badoglio.

Ad Affile, il 28 giugno 2014, la Rete per la Storia e la Memoria della Resistenza nella Valle dell’Aniene, ha organizzato e commemorato il 70° anniversario delle stragi nazifasciste. Anche in questa occasione, il sindaco, Ercole Viri, istituzionalmente invitato alla cerimonia, non si è smentito. Forte nelle sue convinzioni e indispettito dal commento critico indirizzato al mausoleo Graziani da parte del sindaco di Vicovaro, Fiorenzo De Simone, il primo cittadino di Affile non si è trattenuto nel difendere il suo “eroe” per poi annunciare agli astanti l’orribile trapasso, causato dai partigiani, nei confronti di un caro concittadino. Critiche sono state poi rivolte, dallo stesso, nei confronti di un gruppo di dodici affilani, colpevoli, così sembra, di non pensarla come lui. Un messaggio in terza persona per dire ai presenti che il paese affilano è unito ai suoi ideali? Con l’intervento di Ernesto Nassi, Presidente dell’A.N.P.I - Provincia di Roma, il sentimento antifascista si concentra sulla lotta partigiana. Infervorato e antifascista anche il discorso dell’On. Emanuele Fiano che, tra gli applausi, concludeva la giornata del 70° anniversario delle stragi nazifasciste.

Tra i presenti, molte figure istituzionali come la deputata parlamentare, Monica Gregori, prima firmataria in data, 23 giugno 2014, di un’interpellanza (2-00588) indirizzata al Ministero dell’Interno relativa ai fatti del mausoleo dedicato a Rodolfo Graziani. La Gregori, nel giugno del 2013, denunciò la presenza, ad Affile, di Antonio Sinagra, legale di fiducia di Licio Gelli e di Mario Merlino, indagato nella strage di Piazza Fontana.

Presente anche Valerio Ciriaci della Awen Films (New York) impegnato, con la sua troupe, nelle riprese del film documentario dal titolo: If only I were that warrior. Letteralmente: “Se solo fossi quel guerriero”. Titolo ricavato dal primo canto dell’Aida. Il film narra la storia dell’espansionismo coloniale italiano e dei suoi maggiori protagonisti. Il tutto documentato da racconti, testimonianze e sopralluoghi. La prima proiezione del film è prevista a febbraio del 2015. Trailer visibile sul sito ufficiale.

In questa giornata, dedicata al 70° anniversario delle stragi antifasciste, era presente anche una delegazione dell’Associazione della Comunità Etiopica in Italia guidata da Muluwork Ayele e da Carmelo Crescenti.

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