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La religiosità diminuisce, ma solo in Occidente

Qualche giorno fa la spigliata direttrice di Left, Ilaria Bonaccorsi, intervistata al TG3 Linea Notte ha dato una sua interessante interpretazione della frenetica attività ecumenica del Papa.

In sintesi, dice Bonaccorsi, la partita di Francesco non è più per difendere la propria fede, ma più ampiamente per difendere il pensiero religioso in generale, perché "la partita ora è tra chi ha un Dio e chi non lo ha più". Il mondo si laicizza, continua, e questo è sentito come il pericolo reale cui contrapporsi. Anche a costo di abbassare drasticamente i toni dello storico scontro fra le diverse religioni e sostituirli con una inusitata accomodanza pontificia (dall'etimo di pontifex=costruttore di ponti).

L’affermazione - che trae spunto dai vari incontri in successione tra Bergoglio e l’ebraismo, l'Islam, il mondo cristiano ortodosso, quello anglicano e ultimamente quello luterano - contiene alcuni elementi di verità ed altri che necessitano di maggiori approfondimenti.

Per valutare la complessità dell’approccio mondiale al divino proviamo a riprendere i dati pubblicati un anno fa dal Pew Research Center, uno dei più accreditati organismi di ricerche statistiche mondiali, in una relazione dal titolo emblematico: “Il futuro delle religioni: proiezioni di crescita della popolazione, 2010-2050”.

Il sottotitolo darebbe torto alla direttrice di Left: “I musulmani sono in aumento più veloce e i non affiliati [atei, agnostici, non aderenti ad alcuna religione] come quota della popolazione mondiale si stanno riducendo”.

Dal momento che la crescita demografica di alcuni popoli tradizionalmente più religiosi come i musulmani è al momento quella percentualmente più alta (3.1 figli per donna, contro i 2.7 dei cristiani, i 2.4 degli induisti, i 2.3 degli ebrei e, in fondo alla classifica, l’1.7 dei non religiosi e l’1.6 dei buddisti) la tendenza sarebbe verso una maggiore religiosità complessiva.

Un’occhiata alla suddivisione per classi d’età delle varie appartenenze religiose chiarisce il punto: nel 2010 il 35% dei musulmani aveva meno di 15 anni contro il 27% dei cristiani, il 21 degli ebrei, il 20 dei buddisti e un misero 19% dei non religiosi.

In sintesi le proiezioni danno, per il 2050, un incremento percentuale dei musulmani dal 23.2% del 2010 al 29.7 del 2050, mentre i cristiani rimarrebbero stabili al 31.4 e i non religiosi (attualmente la terza “potenza” mondiale grazie soprattutto ai cinesi) accuserebbero una diminuzione dal 16.4% al 13.2, venendo sorpassati dagli induisti.

Allargando ancora di più la prospettiva globale il sorpasso dei musulmani sui cristiani è previsto, ai tassi di crescita ipotizzabili attualmente, attorno al 2100. 

Sono quindi i diversi tassi di crescita demografica che smentirebbero le affermazioni della direttrice di Left anche se è doveroso ricordare che le indagini statistiche contengono comunque un certo margine di errore, in particolare quando si sondano categorie di pensiero che molti ritengono di non voler (o poter) rendere pubbliche.

In particolare per quello che riguarda l’ateismo che in molte parti del mondo è considerato negativo, disdicevole o disonorevole, quando non addirittura illegale.

Ma anche la dichiarata religiosità, soprattutto in Occidente, è spesso solo un formalismo di facciata che implica un lento, ma progressivo, abbandono del pensiero religioso. Un approfondimento del tema apre quindi scenari interessanti se ci limitiamo ad osservare da vicino i dati riguardanti proprio l’Occidente. 

Negli Stati Uniti si prevede un calo dei cristiani dal 78.3% al 66.4 mentre tutte le altre religioni si attesterebbero su livelli inferiori al 2%. Gli unici a crescere vistosamente, dal 16.4 al 25.6%, sarebbero proprio i non religiosi.

In Europa, l’unica area in cui si prevede una diminuzione complessiva della popolazione, si prevedono dati simili a quelli statunitensi: i cristiani diminuirebbero da circa tre quarti (75%) a due terzi della popolazione (66%) a fronte di un aumento progressivo dei non religiosi fino al 23% nel 2050.

In alcuni altri stati occidentali nei prossimi decenni i non religiosi potrebbero diventare addirittura la maggioranza della popolazione come in Francia, Olanda o Nuova Zelanda.

Secondo alcuni teorici sociali, lo sviluppo economico porterebbe ad una maggior secolarizzazione e all’abbandono delle religioni di provenienza, ma sarebbe opportuno evidenziare anche una maggiore diffusione culturale e una maggiore capacità di analisi della realtà umana basata sullo sviluppo della conoscenza della psiche e di una più esatta teorizzazione dell’inconscio (Left stesso ospita da anni una rubrica settimanale dello psichiatra romano Massimo Fagioli di cui è nota l'originale - e ateissima - "teoria della nascita").

Sarebbero qui, quindi, nel progressivo abbandono della religiosità nell’Occidente cristianizzato le radici della preoccupazione del Papa e il suo darsi da fare per coalizzare altri, come ha detto Ilaria Bonaccorsi, in difesa del pensiero religioso in sé.

Luterani, Anglicani, Calvinisti (e le varie diramazioni protestanti) oltre che Ortodossi sono chiamati a rinsaldare le fila insieme ai Cattolici per fronteggiare l’emergere di questo pericoloso “altro” che sarebbe l’ateismo. E non è detto che non riesca al Papa attuale delineare una nuova forma di cristianesimo globale, annacquando le differenze.

Appare decisamente più problematica invece la chiamata a sé degli ebrei (non fosse altro che per un recente passato tragicamente cruento in cui i persecutori erano i cristiani e gli ebrei le vittime) o anche degli islamici: le due tradizioni “semitiche” hanno tali e tante differenze rispetto al cristianesimo che non basta certo un vago richiamo al Dio unico o a qualche antica ed oscura querelle dogmatica per colmarle.

Perché se il discorso teologico può smorzare le asperità e trovare un linguaggio comune, le diversità antropologiche che le varie religioni veicolano toccano ben più da vicino la pelle e la carne degli esseri umani. Non sono formalismi superabili semplicemente a parole, per quanto "ispirate" dall'ecumenismo vaticano.

 

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