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La pena di morte è uguale (quasi) per tutti

La nostra Terra, è suddivisa in 197 fra nazioni e territori. Fra di essi alcuni prevedono nella loro legislazione la pena di morte o pena capitale. Altri non l’hanno mai presa in considerazione. Altri ancora l’hanno abolita. E c’è chi l’ha abolita in alcuni casi e mantenuta in altri.

 

La pena di morte è un atto contrario al significato fondamentale di Umanità. Disumano è colui che impone la morte, trascendendo l’umano e dirompendo in un potere assoluto sull’Uomo pari solo a Dio. Chi uccide deve essere ucciso? Chi arreca gravissimo danno all’Uomo o alla Comunità, merita la pena capitale?

Su questo tema, si dibatte da sempre. Intanto, la conta dei morti per “giustizia” sociale, non sono lontanamente contabili. Tutti, prima o poi, si sono macchiati di una pena pari alla stessa condanna inflitta. L’omicida diviene vittima di nuovi omicidi.

La stessa Chiesa nella Storia può contare migliaia di vittime spesso persino completamente innocenti: i roghi della caccia alle streghe di antica memoria, sono ancor oggi uno sputo sulla candida veste di chi agisce in nome della Carità e dell’Amore Universale.

Ma l’Uomo non si accontenta di esser tale, e spesso trasgredisce la sua natura di Uomo, divenendo in molti casi giustiziere di tutte le ingiustizie. Come se una missione divina avesse dato una sorta di “mandato” ad agire sulla Terra, da entità trascendenti l’umano.

Negli ultimi anni, alcuni casi di condanna a morte sono stati al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. Sedie elettriche a bruciare i neuroni, a volte per un tempo troppo lungo per non parlare di bestiale orrore. Iniezioni letali che tardano ad elargire l’effetto desiderato, e che scompongono il corpo della vittima in orribili strazi di ricerca di una morte che tarda troppo ad arrivare.

L’Uomo impone. E può sbagliare. Può sbagliare persino l’amperaggio “ottimale” di una scarica elettrica mortale. O di un cocktail venefico che poteva imporre la morte senza troppo dolore.

L’Uomo è convinto di poter giustiziare in nome di una giustizia che ha il solo sapore della Legge del taglione: “occhio per occhio, dente per dente”.

Solitamente peraltro, si pensa che la pena capitale oggi accada solo nei Paesi islamici in quelli asiatici ed in alcune zone degli Stati Uniti. Pochissimi sanno ad esempio, che la pena di morte è attualità persino nella vicinissima ex Jugoslavia. O nelle prossime Marocco e Tunisia.

E nessuno sa o riflette sul fatto, che nella nostra “civilissima” Italia, la pena di morte è stata realtà fino al 1994: anno in cui la condanna capitale fu abolita in ambito militare. In campo civile invece, nella nostra nazione la pena di morte fu abolita nel 1947 all’alba della proclamazione della Repubblica Italiana e con la sottoscrizione della nostra Costituzione. Non parliamo quindi di secoli fa...

Le cronache internazionali danno ampissimo spazio ad esecuzioni per lo più del mondo islamico ed asiatico, come l’ultimo caso di condanna alla lapidazione inflitta a Sakineh, la donna attualmente simbolo della lotta contro la pena di morte, che scalda gli animi ed aizza forme sempre più consistenti di razzismo nei confronti di un mondo tanto lontano dal nostro, e non solo chilometricamente.

Così, si crea una falsa informazione. Una aberrazione di notizie, per cui tutti si convincono che “le bestie” parlino la lingua Araba. Fateci caso: pene capitali inflitte nei “moderni” Stati Uniti, non fanno pressochè notizia. Eppure, ogni giorno sono centinaia le persone che nei bracci della morte, temono che ogni giorno possa essere l’ultimo, con conseguenze sulla psiche devastanti.

Ma Islam fa notizia. USA no, perché altrimenti che razza di Nobel avrebbe meritato un Obama che lo ha accettato in virtù di una mera intenzione di Pace nel mondo?

Ecco quindi, che la realtà viene del tutto rimaneggiata a piacimento. Resa al pari della plastilina: modificabile, stendibile a piacimento. A seconda del periodo storico politico, così come propaganda vuole.

Intanto, ogni giorno, a migliaia di persone viene inflitta la pena più atroce: quella che non consente purgatorio ed eventuale lavaggio dell’anima. Si friggono cervelli, si inoculano veleni mortali... In alcuni casi, si passa dalle torture alla morte. Ma nel silenzio. Che il mondo non sappia.

Nel momento in cui scrivo questo articolo, qualche corpo in qualche parte del pianeta viene rimosso da un letto o una sedia di morte. Non conosco il nome. Ma immagino la scena.

Se l’ultimo anelito di vita passa per un teatro infimo di bestialità umana, tremo al pensiero di cosa possa l’umanità cogitare pur di avere la sensazione di un potere estremo, infallibile, inconfutabile.

E’ la legge dell’Uomo. Che Dio – siatene certi - non ucciderebbe uno solo dei suoi figli. E se la morte viene imposta in nome di Dio, ancor più danno l’uomo cagiona all’uomo ed a se stesso.

Vorrei poter sentire da un Tg nostrano, la lista dei nomi di tutte le persone uccise per pena capitale negli ultimi tempi. E vedere le fotografie giganti di costoro, penzolare da ogni finestra di ogni territorio. Allora sì, la condanna alla condanna avrebbe senso, e avrebbe una qualche speranza di poter veder accogliere una richiesta comune: non infliggere all’Uomo la pena che solo Dio può decidere. Perché egli – chiunque sia ed ovunque sia - non lo farà per sentirsi più grande, bensi possibilmente, per tacitare dolori dell’anima e del corpo troppo pesanti da sostenere.

In questo ravvedo che Dio è uno, unico ed insostituibile. Altro che Cronache internazionali.

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