• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > La patria è una questione di destra?

La patria è una questione di destra?

Il richiamo al popolo è un elemento che accomuna le componenti politiche vogliono sostituirsi a chi ha governato in Europa fino all’avvento della corazzata pentaleghista.

A sinistra alcuni teorici rivedono i fondamenti filosofici della visione marxista criticandola con elementi diversi.

di Tobia Savoca

Il risultato di queste riflessioni passa attraverso una serie di operazioni di maquillage comunicativo che svelano ancora una volta quanto la forma in politica sia sostanza, o meglio quanto la politica giochi su simboli e codici.

Così in Francia Mélenchon sostituisce lotta di classe con popolo costruendo un’ esempio di populismo di sinistra. L’appellativo di “partito”, come per i Cinquestelle in Italia, viene abbandonato: “il movimento è al popolo quello che il partito era alla classe”. Il termine stesso di “sinistra” è tralasciato da Mélenchon, considerandolo deteriorato dall’esperienza del Partito Socialista al potere e reso inattraente per l’opinione pubblica.
Le bandiere rosse e l’Internationale, che avevano segnato la campagna presidenziale del 2012, risultata un fallimento, vengono sostituite dalle bandiere tricolore e da La Marseillaise nel 2017.

Nonostante la France Insoumise abbia costruito la sua strategia comunicativa sul principio di non lasciare all’estrema destra il monopolio delle bandiere, dell’inno, dei concetti di sovranità, di sicurezza e di laicità, e nonostante si voglia far passare l’equivalenza che dare potere al popolo significa democrazia, le dinamiche interne della gestione gerarchica e del coinvolgimento della base, secondo alcuni, sono piuttosto verticali.

In Italia questo dibattito si declina, intorno alla nascita di una nuova associazione, Patria e Costituzione, che tende ad operare questo tipo di meccanismo di riattivazione della nozione di Patria, a fini democratici e costituzionali, rielaborando pensieri di Gramsci e Togliatti, e cercando di scavare nel passato di un pensiero di sinistra scrostandolo della retorica cosmopolita (confusa con l’internazionalismo) che è servita al centro-sinistra liberale per giustificare l’apertura delle frontiere a merci e quindi alle persone.

Cercando di partire da una lotta sovranista e quindi su base nazionale vorrebbe ricostruire il tessuto connettivo di uno Stato che non sia quello rappresentato dalla sua versione fascista, per in seguito confrontarsi in piano di parità con gli altri paesi europei. Anche loro vorrebbero governare il fenomeno migratorio, e non lasciare all’autoregolazione del mercato l’integrazione delle persone, con la possibile conclusione che non si possa accettare tutti e che bisognerà escludere qualcuno per l’interesse nazionale, probabilmente aprendo le porte ai soli rifugiati.

Indicare la Costituzione come limite dell’uso politico della “Patria” appare troppo vago, come vaga e incompleta ne è la sua attuazione da tempi ben antecedenti l’integrazione europea.

Contraddittoria quindi appare l’idea di volere dire “prima gli sfruttati” e di “regolare i flussi in base alle esigenze nazionali” che equivale a dire “prima gli sfruttati italiani”.

La sinistra europea sta quindi ragionando sul recupero di alcune battaglie e di alcuni temi per meglio affrontare la destra o, contemporaneamente per fare piazza pulita dei resti dei vecchi partiti di sinistra, cercando di accompagnare questo vento di insicurezza derivante dalla mondializzazione e di sfruttarlo a fini elettorali, sopratutto alla luce delle europee.
Il sovranismo può permettere un recupero delle prerogative statali ma non garantisce, da solo, il superamento dei problemi di natura globale. Quella nazionale non deve essere una battaglia politica fine a se stessa, ma un quadro d’azione.
Concatenare battaglia locale quindi nazionale ed internazionale è quindi necessario e le due lotte non possono e non devono essere scisse, ma nessun tipo di lotta che si dica di sinistra dovrà mai mettere da parte anche uno solo degli oppressi e degli sfruttati.

 

https://roma.corriere.it/notizie/ar...

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità




Ultimi commenti