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La palla non è rotonda per tutti. Gli interessi della finanza contro le proteste delle persone

Le piazze del mondo ribollono. Da Istanbul passando per Atene fino a Rio de Janeiro, la gente scende in strada per rivendicare più democrazia, meno austerità, più diritti, meno potere alla finanza.

Se pensiamo a cosa rappresenta il calcio per ogni brasiliano, una seconda religione se non la prima per molti, e come questo sia diventato l'oggetto delle proteste e dei disordini ultimi, fa molto pensare. Semplicemente il popolo non accetta più che in nome di faraoniche spese per i mondiali 2014 e le olimpiadi 2016non si provveda a migliorare le condizioni dei tanti brasiliani che non possono accedere a diritti fondamentali come scuola e sanità. Ma quello che evidenziano le notizie che ci giungono da oltre oceano è che non è solo il popolo delle favelas a scendere in piazza ma anche molti di quella classe media, che hanno visto crescere il loro benessere in questi anni di boom economico e che ora iniziano a intravedere un futuro d'incertezza. Un'espansione economica che però fatica a redistribuire le ricchezze prodotte.

In fondo quello che si chiedono in molti è a cosa serviranno mai queste grandi opere se la gente ancora muore di fame, di cattiva sanità e non può accedere alla scuola per costruirsi un futuro migliore? Con buona pace del presidente della FIFA Blatter che è arrivato a definire il calcio più importante dei problemi della gente. Il business pallonaro che non deve mai fermarsi, neanche di fronte alle enormi proteste di piazza che certamente hanno approfittato del momento per rubare la scena a questa Confederation Cup.

Indice che però seppur con un presidente di sinistra, Dilma Roussef, il potere si dimostra distante e sordo ai problemi reali delle persone. Non stiamo parlando di polvere da nascondere sotto il tappeto, come vorrebbe il Blatter di turno per far finta che tutto sia pulito. La povertà, la fame e la corruzione della politica sono più che mai evidenti, tangibili. Qualcosa che riguarda il Brasile oggi ma che riguarda, in modi e tempi diversi, il mondo intero attraversato da questa crisi globale.

Non a caso, il documento della banca d'affari statunitense JP Morgan reso ora pubblicoè figlio e padre allo stesso tempo di questa corrente di pensiero, per la quale è il mercato l'unico arbitro della vita delle persone. Per questo le Costituzioni dei paesi del sud Europa per la loro natura antifascista, per i diritti sanciti quali lavoro, libera rappresentanza sindacale etc etc, sono viste come l'ostacolo per il perpetrarsi delle leggi mercato. I governi, i parlamenti, la classe dirigente si possono piegare di fronte agli interessi delle lobby finanziare - come è già avvenuto - ma fin tanto che i diritti fondamentali dell'uomo, nero su bianco, sono scritti nelle Carte Costituzionali, per questi "pochi" ma potenti sono un fastidio, un ostacolo verso i propri obiettivi speculativi.

Perché ci sarà sempre chi potrà appellarsi ad esse in nome di un diritto non rispettato ma sancito. Il potere delle parole scritte, per quanto immateriali, si traducono nella realtà in idee e quindi in rivendicazioni politiche. In lotte per una società più giusta, migliore. Valori che in fondo non hanno una bandiera ed un confine ma che accomunano le vicende umane di questa terra. Dal Brasile, all'Italia, alla Turchia e al Nord Africa. Le piazze ribollono e non sono solo minoranze violente come a molti conviene pensare. 

 
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