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La guerra delle alleanze sbagliate

Il seguente articolo rappresenta semplicemente una serie di interpretazioni personali e metodologiche allo scopo di chiarire per quanto possibile ogni e qualunque equivoco e dubbio - fondato o meno - sul comportamento tenuto dai soggetti presi in esame.

Nessun conflitto ha avuti così tanti aspetti complessi e tortuosi quanto la Seconda Guerra Mondiale.

Paradossalmente essa vide contrapposti contendenti che avrebbero dovuto, invece, trovarsi schierati sulle stesse posizioni.

Una cosa era chiara: l'eliminazione dell'URSS e del Comunismo, sia come ideologia che come possibile ordinamento istituzionale.

Un primo esempio in merito è offerto dalla Guerra Civile Spagnola (1936-39). Al di là della vittoria franchista e nazifascista, ciò che resta da considerare è l'atteggiamento tenuto dalle grandi Democrazie Liberali (Francia e Regno Unito in testa) nei confronti della Seconda Repubblica Spagnola (1931-39), che nei primi cinque anni fu governata dai Moderati, ma nelle elezioni del 1936 si affermò il Fronte Popolare, nel quale confluivano, insieme a formazioni minori, Anarchici, Socialisti e, dulcis in fundo, Comunisti, ancora minoritari ma ultimamente in costante ascesa. La paura delle Democrazie Liberali era, dunque, che dopo l'Asse Roma-Berlino si formasse un Asse Mosca-Madrid, che le avrebbe ancor più isolate dai loro stessi possedimenti coloniali e ridotte le proprie rispettive aree di influenza; fu anche per questi (ma anche per altri) motivi che esse prima posero intorno alla Spagna un blocco (che, come ben sappiamo, funzionò più nulla che poco), poi riconobbe la dittatura di Franco ritenendola il male minore nell'illusione di poterla rimuovere in un secondo tempo (quando sappiamo che ci volle sino alla morte dello stesso Franco nel 1975).

Altro comportamento ambiguo fu quello sempre di Francia e Gran Bretagna di fronte al precipitare della situazione in Etiopia. Alla morte di Menilek II (da noi conosciuto come Menelik) (1913), gli succedette ligg Yasu, deposto nel 1918 dalla uoizerò Zoaditu (= Giuditta), unica figlia di Menilek, che designò a succederle il cugino ras Tafari Mankonnen, salito al trono nel 1931 col nome di Hale Selasse (= Potenza della Trinità, o Trinità Potente) su cui rimase sino alla definitiva caduta e alla morte nel 1974. Il nuovo nagas nagast (= re dei re, cioè imperatore, più semplicemente negus) iniziò subito una politica di deciso rinnovamento, deciso contemporaneamente a controbilanciare il peso di Francia e Regno Unito (all'epoca vere e proprie Potenze Regionali) con una sostanziale alleanza col nostro Paese, tenendolo però sotto pressione con continui attacchi e scaramucce contro le zone di confine eritree e somale, rinnovando l'incubo di Adua.

Sfortunatamente gli etiopi non avevano tenuto conto che nel frattempo il nostro era divenuto sempre di più un Paese industriale; inoltre usciva vittorioso da ben due conflitti [la Guerra Italo-Turca, meglio conosciuta come Guerra di Libia, benché avesse portato alla conquista anche del Dodecaneso (1911-12) e la Prima Guerra Mondiale (1914/15-1918)]; infine, le nostre truppe mercenarie indigene (ascari eritrei e dubat somali) avevano acquisita una crescente professionalità, unita, ovviamente, alla conoscenza del territorio ma non solo. Questo non significa che in caso di guerra avremmo avuta automaticamente la vittoria in tasca, ma che questa volta lo stesso fattore sorpresa e la forza di volontà uniti al patriottismo e alla combattività etiopica non sarebbero state sufficienti per batterci.

In effetti, in quel periodo era in corso all'interno dello stesso Stato Maggiore etiope un forte contrasto tra chi, come ras Mulughietà (cugino del negus e suo ministro della guerra, come dire oggi ministro della difesa, nonché comandante in capo dell'esercito, in realtà poco più di un'Armata Brancaleone, più o meno con gli stessi standard del 1896) e ras Immirù (anch'egli lontano parente del negus), formatosi nelle migliori università e scuole militari straniere e desideroso di apportare notevoli cambiamenti soprattutto in campo militare.

Britannici e francesi compresero di trovarsi di fronte ad una situazione fortemente destabilizzata, e non volendo assumerne il controllo per non alterare gli equilibri coloniali faticosamente raggiunti sin dalla fine dell'800, per cui - come nel caso della Libia, sino al 1911 ultimo possedimento ottomano in Africa - decisero di affidarlo a noi, salvo poi rendersi conto che ciò significava il controllo pressoché totale da parte nostra delle grandi rotte commerciali e di comunicazione sia terrestri che marittime che attraverso l'Africa univano Europa e Asia, cosa che avrebbe rafforzata la nostra posizione a livello globale. A ciò si aggiungeva il timore che a breve il nostro Paese potesse non solo assumere il porgressivo e totale controllo del Corno d'Africa, ma anche di Chad, Sudan ed Egitto, estendendo il proprio dominio al Mediterraneo Centrale e Orientale e all'intero Medio Oriente, mettendo in tal modo fine in particolare all'egemonia britannica, cosa questa certamente possibile ma oslo ed unicamente sul lungo ancorché lunghissimo periodo. Fu anche per questi, oltre che - ovviamente - altri motivi che, unitamente agli Stati Uniti (i quali, attraverso la Società - o Lega - delle Nazioni, da essi stessi voluta, pur in concorso con gli altri Paesi vincitori della Prima Guerra Mondiale, desideravano metter fine alle porcate colonialiste europee), Francia e Regno Unito decisero di imporre al nostro Paese le Sanzioni Economiche (cioè l'embargo) che, teoricamente, avrebbero dovuto indurci a desistere dalla conquista dell'Etiopia, ottenendo come sappiamo l'effetto esattamente contrario.

Il casus belli fu individuato in un incidente alla frontiera tra l'Etiopia e l'allora Somalia Italiana (cioè la fascia costiera somala affacciata sull'Oceano Indiano). Benché la risoluzione finale del II° Congresso di Berlino (1883) avesse assegnato al nostro Paese l'Ogaden (regione etiopica abitata in prevalenza da somali), la Pace di Addis Abeba (1896), seguita alla sconfitta di Adua aveva lasciata la cosa in sospeso senza che venisse mai definitivamente risolta, tanto che ancora oggi la frontiera somalo-etiopica è più virtuale che effettiva, nonostante che con la guerra tra Etiopia e Somalia seguita alla Rivoluzione Etiopica (1974), e che si concluse con la sconfitta degli stessi somali, questi ulitmi fossero stati ad un passo dal concludere il processo storico iniziato in epoca coloniale.

Lungo tale frontiera virtuale si trovava il villaggio di Ual-Ual, i cui dintorni erano ricchi di fonti e sorgenti che li rendevano particolarmente fertili. Secondo i nostri rilievi e misrazioni, esso si trovava entro i nostri confini (dunque in Somalia), mentre gli etiopi sostenevano il contrario. A ridosso dell'abitato si trovava un munitissimo avamposto, peraltro da tempo abbandonato, che i nostri soldati indigeni, chiamati dubat (= turbante bianco), occuparono repentinamente. Scoperta la cosa, gli etiopi circondarono il villaggio e il forte non prima di aver chamati britannici e francesi affinché mediassero coi nostri affinché li convincessero ad abbandonare la zona. Mentre erano in corso le trattative, dubat e guerrieri etiopici iniizarono ad insultarsi sino a quando un colpo centrò uno dei dubat uccidendolo e facendolo precipitare dagli spalti. Ufficialmente il colpo venne esploso dal campo etiope, ma la cosa non fu mai realmente chiarita, tant'è che - pur confermando sostanzialmente la nostra versione - gli stessi mediatori anglo-francesi non poterono giurare sull'attendibilità di ciò. Inutile dire che ciò fu sufficiente per provocare la nostra reazione e, di conseguenza, la Guerra d'Etiopia [o, meglio, Seconda Geurra d'Etiopia (1935-36), visto che la prima si era conclusa, come più volte ricordato, con la disfatta di Adua], sulla quale, ovviamente, sorvoliamo.

A dire il vero, sino a quel momento i rapporti tra il nostro Paese, la Francia e il Regno Unito erano apparsi sostanzialmente buoni, benché non fossero mancate frizioni e contrasti seguiti al Trattato di Versailles (1919) e al Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1920) coi quali ci veniva negato, tra l'altro, il possesso di Fiume [Rijeka (HR)], che in realtà il Patto di Londra (1915) assegnava alla nascente Jugoslavia e che ci pervenne in seguito all'Impresa Dannunziana (1919-21), tanto che le due grandi Democrazie Liberali sostennero, seppure tacitamente, la Marcia su Roma (28 Ottobre 1922) e l'avvento del Fascismo quale antidoto a quello probabile di un eventuale Regime Comunista di vaga ispirazione sovietica (benché la Guerra Civile Russa fosse terminata da poco, mentre l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche si costituì solo il 30 Dicembre 1922, quindi pressoché esattamente due mesi dopo il colpo di Stato mussoliniano). Quando però il Regime Mussoliniano inasprì il suo carattere dittatoriale, e malgrado lo si ritenesse comunque anche in questo caso, il male minore, esse ne presero progressivamente le distanze sino a volgergli definitivamente le spalle.

La stessa cosa poteva dirsi della Germania, dove dopo la Prima Guerra Mondiale si era costituita la Prima Repubblica Tedesca (1919-33), meglio nota come Repubblica di Weimar dalla città della Turingia (dove Johann Wolfgang Goethe trascorse gli ultimi anni e dove si trova la casa-museo a lui dedicata) dove si riunì il Governo Provvisorio Tedesco durante l'occupazione alleata di Berlino. Quando fu chiaro che il Partito Comunista Tedesco rischiava di arrivare al Potere attraverso il voto smentendo, almeno in parte, l'asserzione che il Comunismo poteva ottenerlo soltanto con la forza, ancora una volta britannici e francesi favorirono (in maniera, ovviamente, sotterranea) l'avvento del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP), meglio conosciuto come Partito Nazista, cofondato e guidato da Adolf Hitler, un ex-imbianchino e decoratore austriaco che durante la Prima Guerra Mondiale aveva combattuto nell'Esercito Tedesco, portando all'avvento del cosiddetto Terzo Reich (il primo coincide con il Sacro romano Impero Germanico, il secondo con l'Impero Tedesco voluto da Bismarck e guidato dagli Hohenzollern).

Mentre era ancora in corso la Guerra di Spagna, si verificò una serie di fatti che accelerarono il percorso verso la Seconda Guerra Mondiale.

La Prima Guerra Mondiale causò, come sappiamo, la caduta dei Grandi Imperi, compreso quello asburgico. Con il ridimensionamento seguito al Trattato di Saint-Germain e al successivo Trattato del Trianon, l'Austria divenne una repubblica federale, alla cui guida andò dopo qualche tempo Engelbert Dollfüss, un nazionalista cattolico con forti simpatie fasciste, tanto da divenire ben presto amico personale di Mussolini, che ne approfittò per estendere la nostra influenza sul Paese che per secoli ci aveva dominati e che ora rischiava di divenire un nostro protettorato. Proprio per questo e per impedire che buona parte dell'Europa Centrale e Orientale potesse finire sotto il nostro controllo, riducendo in tal modo il contenimento dell'URSS e del Comunismo (che, in verità, in quanto dottrina si era ben presto espanso un po' dappertutto), Francia e Gran Bretagna agevolarono (sempre sotterraneamente) l'assassinio di Dollfüss ad opera di un commando guidato da un ex-militante comunista passato nel frattempo con i filonazisti austriaci (1937) che nel giro di pochi mesi portò al referendum col quale venne deciso l'Anschluss, cioè l'annessione dell'Austria al Terzo Reich (1938).

Contemporaneamente si ebbero in Cecoslovacchia le elezioni politiche generali che videro un discreto rafforzamento del Partito Comunista, tanto da far temere non soltanto che esso sarebbe andato presto al Potere, ma anche che la Cecoslovacchia stessa si sarebbe potuta trasformare in un possibile corridoio sovietico verso Occidente; se a questo si aggiunge che da tempo la minoranza tedesca, presente soprattutto nei Sudeti (cioè la cintura montuosa di forma romboidale che separava la Cecoslovacchia da Austria, Germania e Polonia), chiedeva insistentemente di essere annessa alla Germania, ciò spiega come mai anche in questo caso il relativo referendum fosse andato a buon fine. Questo provocò, naturalmente, la reazione della popolazione ceca, che non solo chiese le dimissioni del Governo, ma anche nuove elezioni che avrebbero certamente consegnato il Paese ai Comunisti. Proprio per evitarlo, Francia e Gran Bretagna convocarono imediatamente la Conferenza di Monaco (1938), presieduta da Mussolini, dalla quale la delegazione cecoslovacca venne esclusa e portò allo smembramento dello Stato mitteleuropeo con l'annessione di Boemia e Moravia alla Germania mentre la Slovacchia diveniva uno Stato ufficialmente indipendente ma di fatto sotto tutela tedesca.

Malgrado l'estrema gravità di tali eventi, le grandi Democrazie Occidentali erano ancora convinte di riuscire a controllare e condizionare le principali Dittature Totalitarie di Destra sempre in funzione anticomunista ed antisovietica, ma il precipitare della situazione non tardò a dimostrare loro quanto si sbagliavano.

Obiettivo finale di Hitler, come pure dei suoi predecessori (ivi inclusi gli Imperatori tedeschi) era la realizzazione del Deutsche Lebensraum (= spazio vitale tedesco), più semplicemente Lebensraum, che andava dall'Atlantico agli Urali e dal Circolo Polare Artico alle soglie del Mediterraneo con il Caucaso quale estremo confine meridionale, il cui perno era comunque rappresentato dalla Russia e dall'Europa Orientale, da realizzare attraverso il cosiddetto Drang nach Östen (= Assalto ad Oriente).

A dire il vero il dubbio è che al Führer (= guida, capo, condottiero) - come Hitler amava farsi definire - la Polonia non interessasse affatto. Il suo scopo era, infatti, quello di aprirsi non uno, bensì tre corridoi (all'epoca la Polonia aveva una conformazione vagamente triangolare) attraverso i quali invadere l'Unione Sovietica. La sua considerazione era, infatti, che in quanto Paese cattolico, anticomunista e antisovietico, la Polonia non avrebbe potuto né dovuto rifiutare un simile favore al Terzo Reich, che in cambio le avrebbe consentito di riguadagnare quella secolare posizione dominante nel Mondo Slavo passata progressivamente dapprima all'Impero Russo e poi all'Unione Sovietica.

Il problema era che la creazione di simili corridoi comportava il dislocamento di un certo numero di truppe tedesche, che vi avrebbero svolto il ruolo di retroguardie e riserve. Questo, tuttavia, significava la sostanziale occupazione militare tedesca della Polonia, e già questo non era di certo gradito dai polacchi, che, in caso di eventuale riscossa sovietica (cosa che, come sappiamo, puntualmente avvenne), sarebbero stati considerati complici dei tedeschi subendone le conseguenze. Tenendo infine conto che le stesse Democrazie Occidentali consideravano, a differenza dell'Austria e della Cecoslovacchia, la Polonia non sacrificabile, dato che in quanto Stato cuscinetto impediva l'espansione tedesca a Oriente e quella sovietica ad Occidente, ciò spiega perché alla fine il Governo Polacco rifiutò cordialmente ma fermamente le richieste tedesche in merito, innescando in tal modo la Seconda Guerra Mondiale.

Di fronte a tutto questo, gli Occidentali decisero finalmente di rivolgersi a Stalin onde controbilanciare il crescente potere di Hitler in Europa. Lo statista sovietico si mostrò sensibile alle richieste occidentali, alle seguenti condizioni:

 

1. Termine delle persecuzioni contro i militanti, i Partiti ancorché Movimenti Comunisti o assimilati non tanto nei Paesi dominati dai Regimi Totalitari di Destra, ma anche e soprattutto in quelli ufficialmente Democratici, dove - pur godendo ampie libertà di pensiero, espressione e azione - venivano fatti oggetti di violenze e soprusi da parte delle Forze di Destra ed Estrema Destra, spesso tacitamente sostenute dalle stesse classi dirigenti moderate;

 

2. Ripristino del legittimo Governo Repubblicano Spagnolo;

 

3. Riconsegna all'URSS, con la sola eccezione della Finlandia (della quale i sovietici stessi non sapevano che fare), di territori già appartenenti all'Impero Russo e resi indipendenti (come Estonia, Lettonia e Lituania) o ceduti ad altri stati, primo tra tutti proprio la Polonia, cui erano state assegnate ampie zone di Lituania (compresa la zona della capitale baltica Vilnius), Bielorussia e Ucraina, dove la percentuale di polacchi era talmente esigua da risultare addirittura inesistente;

 

ovviamente, a parte - seppure parzialmente - la prima, tali condizioni erano assolutamente inaccettabili per i Governi Occidentali, tanto che alla fine abbandonarono la partita.

Chi, al contrario, decise di sottoscrivere il patto con il diavolo fu proprio Hitler, che pure era consapevole di ciò che questo significava. In realtà Hitler era uscito sì complessivamente vincitore dalla Guerra di Spagna, ma con perdite comunque abbastanza forti benché la Legione Condor (in realtà unità d'élite della Wehrmacht) non fosse in apparenza così consistente, per cui aveva bisogno di riorganizzare le sue forze proprio in vista del conflitto che sarebbe esploso di lì a poco. D'altra parte, Stalin aveva bisogno di ricostituire e riorganizzare l'Armata Rossa, uscita decimata, al pari del Partito e delle Istituzioni Statali, dalle epurazioni conosciute come Grandi Purghe. L'Accordo di mutua non aggressione tra il Terzo Reich Tedesco e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, meglio conosciuto come Accordo Ribbentropp-Molotov (Agosto 1939) dai due ministri degli esteri, il tedesco Joachim von Ribbentropp e il sovietico Vjačeslav Šrjabin detto Molotov (= il martellatore) consentì da un lato ai tedeschi di evitare che i sovietici potessero eventualmente intervenire in sostegno della Polonia qualora questa fosse rimasta senza la protezione anglo-francese nell'eventualità in cui gli stessi tedeschi avessero deciso di attaccare Francia e egno Unito onde privare l'Occidente Liberale (o quanto ne rimaneva) dei suoi principali bastioni. Il prezzo pagato dai tedeschi fu comunque caro, perché dovettero cedere ai sovietici un terzo dell'allora territorio polacco e le Repubbliche Baltiche, che tuttavia non fecero una bella figura con i finlandesi, che per oltre sei mesi li tennero inchiodati alle proprie frontiere prima di arrendersi nella primavera del 1940 e cedere all'URSS buona parte della Carelia.

Per concludere questo lungo excursus, definiamo ora la posizione degli USA, decisamente più complessa di quanto non possa apparire.

Contrariamente a quanto si crede, gli Stati Uniti - da sempre tendenzialmente isolazionisti - sostrennero neppure tanto nascostamente sia l'Italia monarchico-fascista che la Germania nazionalsocialista, non solo per la grande percentuale di affari più o meno proficui intercorrenti tra ambo le parti, ma anche perché molti finanzieri, banchieri e imprenditori erano di origini e nazionalità tanto italiana che tedesca (la stessa mafia italoamericana aveva un notevole peso ed influenza persino nelle Alte Sfere stautnitensi), perlomeno sino a quando non furono emanate da principio in Germania e poi nel nostro Paese le Leggi Razziali (come ben sappiamo, la grande finanza ebraica controllava buona parte dell'economia statunitense, ma non solo).

Riassumendo, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia avrebbero dovuto far fronte comune contro l'Unione Sovietica, ma a complicare le cose ci si mise il Giappone, da tempo intenzionato a ritagliarsi un ruolo dominante in Asia Orientale, ma che conobbe la sua prima sconfitta in Mongolia, dove si era costituito sin dal 1921 il primo Stato comunista dopo l'Unione Sovietica, grazie allo sforzo congiunto mongolo-sovietico.

Paradossalmente i rapporti tra URSS e Giappone erano stati, perlomeno in apparenza, sino allora cordialissimi, benché si sentissero ancora gli effetti della Guerra Russo-Giapponese (1904-05), che aveva portato alla perdita da parte dei russi degli importanti scali di Mukden e Port Arthur (Lūshūn, CHN) e della parte meridionale dell'isola di Sakhalin.

A peggiorare le cose ci si mise l'espansione giapponese in Cina, con la contemporanea creazione dell'Impero del Manchu-Kuo con a capo l'ex-imperatore cinese Pu Yi (vedasi il film L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci), cui seguì quella nel Sudest Asiatico a danno delle Potenze Colonialiste Occidentali sino all'aggressione contro gli Stati Uniti da Pearl Harbour in poi. In effetti l'Asse Roma-Berlino-Tokio, da noi meglio conosciuto col nome di Roberto dall'acronimo formato con le sillabe iniziali dei nomi delle tre capitali [Ro(ma)-Ber(lino)-To(kio)], si rivelò una scelta infelice, dato che gli interessi di tutti e tre i Paesi interessati coincidevano solo in minima parte, e ciascuno di essi pretendeva di trovarsi in posizione dominante rispetto agli altri due contraenti.

 

Conclusione: La Seconda Guerra Mondiale fu a tutti gli effetti la guerra delle alleanze sbagliate, e seppure alcuni dei Paesi suindicati ne uscirono comunque vincitori ad avvantaggiarsene fu nell'immediato quell'Unione Sovietica che tutti volevano distruggere e che invece non solo sopravvisse, ma riuscì ad espandere la propria area d'influenza rafforzando contemporaneamente la diffusione del Comunismo che, nonostante la recente dissoluzione del Campo Socialista in Europa e nel Mediterraneo, continua comunque a sopravvivere sebbene, in diversi casi, sotto mentite spoglie.

 

Enrico Emilitri

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