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La grande balla delle penali per TAV, TAP, ecc.

Ogni giorno viene sparata dalla grande stampa una cifra nuova per le presunte penali da pagare in caso di interruzione dei lavori per il TAV o l’oleodotto TAP. Non è una novità, ad esempio l’argomento era stato usato da decenni ogni volta che si discuteva se fermare il Ponte sullo Stretto, e aveva un minimo di fondamento, dato che nei contratti di appalto era previsto sempre un indennizzo in caso di non completamento dei lavori (che per giunta era facilmente prevedibile e probabilmente preventivato, essendo poco verosimile che si portasse a termine un’opera così insensata e pericolosa in zona soggetta a terremoti catastrofici).

Ma quella penale non era così enorme come quella annunciata da Di Maio e gonfiata poi da Conte, che è assurdamente superiore al costo dichiarato dell’opera, e non era prevista da nessuna gara d’appalto. Ma non è tutto, dall’informazione sulla necessità dell’opera sono spariti molti “piccoli particolari”: ad esempio che Trump aveva fatto a Conte una richiesta formale di sostituire petrolio e gas russi (già più che sufficienti per le necessità italiane) con quelli dell’Azerbaigian. Anche alla Merkel Trump ha chiesto – nel quadro della trattativa sui dazi - di acquistare gas statunitense invece di quello russo, indipendentemente dal costo e come “prezzo da pagare” per migliorare i rapporti. Un governo molto servizievole, quindi, che a torto era sospettato di “sovranismo”...

Ancor meno si è detto che la richiesta dei NO TAP (appoggiati in questo anche dal governatore della Puglia) non era la soppressione dell’oleodotto, ma lo spostamento del suo terminale di una cinquantina di chilometri, portandolo cioè all’interno della zona industriale di Brindisi, dove non modificherebbe la destinazione dell’area: il gas arriverebbe direttamente via mare anziché via terra (come accadrebbe comunque col progetto attuale, che dovrebbe avere anche una deviazione – via terra – per Taranto e un’altra per Cerano, alle porte di Brindisi). La variazione di costo sarebbe insignificante, e la zona più bella del litorale adriatico del Salento sarebbe salva.

Strano che nessuno abbia notato un assurdo: non ci sarebbe affatto bisogno di altro gas se fosse vero che ci s’impegna a ridurre drasticamente i combustibili fossili nei prossimi anni, come promettono quasi tutti i governi europei soprattutto in occasione di catastrofi “naturali” attribuibili al riscaldamento globale. Non si capisce comunque perché tanto accanimento nel voler imporre a una popolazione intera lunghi lavori che sconvolgerebbero un ambiente naturale bellissimo e già minacciato dalla crisi degli ulivi secolari attaccati dalla Xilella (che secondo l’UE dovrebbero essere semplicemente estirpati e non curati come sostengono invece molti coltivatori locali). O si deve pensare che dietro ci sia altro, cioè ci sia qualcosa di analogo a quanto emerso già un paio d’anni fa, con la scoperta di tangenti milionarie pagate dal governo di Baku a politici italiani per tutelare la sua immagine? [https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/25/corruzione-tangente-da-due-milioni-dallazerbaijan-indagato-a-milano-ex-udc-volonte/2859414/ ]

Il movimento NO TAP aveva appoggiato ingenuamente il M5S e ora pensa di essere stato tradito. In realtà sulla questione dell’oleodotto come su gran parte delle misure adottate dal governo il M5S paga il prezzo dell’alleanza pericolosa e asimmetrica con un partito ben strutturato e ben inserito nelle istituzioni come la Lega, che sta vincendo facilmente ogni conflitto con la pattuglia di dilettanti allo sbaraglio che credono di poter contrastare l’influenza crescente della abile propaganda di Salvini con le ridicole esaltazioni della “portata storica” di qualsiasi modesta misura annunciata, senza capire che la viscosità del potere reale potrà vanificarla facilmente. L’inconsistenza e la debolezza della maggior parte dei rappresentanti dei cinque stelle dipende dalla loro insufficiente analisi della società italiana, che ha visto come nemico solo la “casta”, a cui è stato magari facile fare il dispetto del taglio dei vitalizi (utile propagandisticamente ma insignificante come ricavato), mentre i nuovi inquilini dei palazzi del potere erano del tutto impreparati a fare i conti sia con la continuità dello Stato borghese indipendentemente da chi occupa le poltrone ministeriali, sia con la rappresentanza diretta dei cosiddetti “poteri forti” all’interno dello stesso governo. Le alte grida contro i presunti “complotti” di Mario Draghi o di Tito Boeri quando preannunciano pressoché automatiche reazioni dei “mercati” a misure sgradite sono rivelatrici di questa incapacità di comprensione delle regole del gioco incautamente accettate.

Ovviamente non ho dubbi che la casta sia nociva, ma lo è soprattutto perché è funzionale al capitalismo, che è responsabile dell’appropriazione e del saccheggio dei beni comuni, ma questo sfugge totalmente al M5S. E le giustificazioni date da Di Maio o dalla Lezzi sulla vicenda dell’oleodotto degli ulivi, al di là delle tenaci proteste dei cittadini interessati, prefigurano una rinuncia totale a qualsiasi cambiamento, una volta accettate le regole del gioco, fingendo che non siano truccate.

Infatti ogni atto di un nuovo governo o di una nuova maggioranza in un comune o in una regione sarebbe condannato a ricalcare quelli della maggioranza precedente, che ovviamente aveva già agito e predisposto contratti e appalti, sulla cui intoccabilità è già pronta a sentenziare gran parte della magistratura. Solo con un’impostazione radicalmente anticapitalista è possibile sfuggire a questa morsa mortale: se c’è sempre un giudice pronto (magari anche in buona fede) a dichiarare nullo un esproprio o la rescissione di un contratto con un’impresa che ha lasciato senza manutenzione un ponte da anni logorato, e che per giunta pretende una penale che si è premunita di far inserire in una clausola segreta del contratto, l’unica risposta è la mobilitazione della popolazione sdegnata intorno alla denuncia politica del crimine permesso da un uso iniquo di una legge ingiusta, senza accettare come sacra ogni decisione delle istituzioni, magistratura inclusa.

Senza riuscire a concepire questo gesto di rottura, il M5S finirà stritolato in poco tempo dall’alleanza tra la Lega (che non è solo la propaganda razzista di Salvini), la Confindustria e i boiardi delle partecipate. Sulla questione del Ponte Morandi si è già visto l’aperitivo, con l’affidamento di compiti di commissari straordinari a Toti e Bucci, entrambi difensori dell’ordine e dei capitali Benetton, e anelli di congiunzione con quanto rimane intorno a Berlusconi, che non è molto ma sufficiente a preparare una bella sorpresa elettorale agli sprovveduti grillini. Lo sbilanciamento pressoché unanime della grande stampa che concentra in ogni occasione il fuoco sul M5S, ed è sempre più silenziosa o benevola verso la Lega, fa capire qual è l’obiettivo: arrivare a un governo di unità nazionale che garantisca la continuità con le politiche consolidate da almeno tre decenni e che una parte dell’elettorato aveva creduto di poter respingere con un voto di protesta.

(a.m.)

PS Una ulteriore conferma: l’esitante tentativo del M5S di mantenere l’appoggio promesso ai NO TAV con una delibera del consiglio comunale di Torino, è stato bombardato oggi da uno schieramento compatto di stampa e di TV, con livelli di faziosità paragonabili ai peggiori esempi del passato: ad esempio dando voce solo ai sostenitori del TAV, intervistati a bizzeffe e sostenuti anche da una dichiarazione del leghista Giorgetti, mentre della contemporanea manifestazione dei NO TAV non si riportava neppure una parola.

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