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 Home page > Tribuna Libera > La forza della debolezza: Anna Marchesini e Brittany Maynard

La forza della debolezza: Anna Marchesini e Brittany Maynard

Due notizie hanno colpito la sensibilità di molte persone negli ultimi giorni: la storia di Anna Marchesini e quella di Brittany Maynard. La prima conosciuta “da sempre” per i suoi mille personaggi comici e la seconda diventata “famosa” solo negli ultimi mesi della sua vita per il suo annuncio di volere fare ricorso all’eutanasia.

Le due, probabilmente pur non essendosi mai conosciute, hanno un elemento che le accomuna: la malattia. Ma le similitudini finiscono qui perché le loro storie sono le due facce di una stessa medaglia. Sono le due strade che si aprono di fronte all’incrocio più difficile che si possa incontrare nella vita: la morte.

Brittany, malata di tumore al cervello in fase terminale, ci ha lasciato ieri per sua scelta personale, a 29 anni. Non lo ha fatto in maniera silenziosa e riservata ma irrompendo nella nostra quotidianità, come un tuono inaspettato in una calda serata estiva.

Anna, invece, afflitta da una forte artrite reumatoide, ha deciso di vivere e di non nascondersi: si è messa a nudo, lacerata, irriconoscibile, indebolita da un male che lentamente la sta mangiando.

L’istinto umano è subito quello di schierarsi: ma è giusto togliersi la vita in caso di malattie degenerative? O ancora, è corretto mostrarsi ripetutamente in pubblico da malati? È più giusto staccare la spina finché si hanno le capacità per comprendere il gesto che si sta facendo e la realtà che ci circonda? O invece è più opportuno lasciarsi oltrepassare dalla vita, arrivando lentamente a spegnersi come delle candele? C’è chi si rifugerà nella fede, chi invece nella ragione e chi rimarrà interdetto.

Per quanto mi riguarda, sarà che abbiamo più o meno la stessa età, ma fossi stata Brittany, probabilmente avrei preso la sua stessa decisione, o almeno ci avrei pensato. Senza immaginare i dolori e i problemi della malattia degenerativa che l’aveva colpita, vedermi costretta ad essere consapevole di perdere lucidità e di non potere essere di conforto alle persone che mi vogliono bene e mi sarebbero state vicino, non mi avrebbe fatto avere dei dubbi.

Al tempo stesso però, accendo la televisione per puro caso e mi ritrovo quella che per me è stata e sempre sarà “bella figheira”, Anna Marchesini. Rannicchiata sua una sedia, ridotta quasi ad uno scheletro. Dopo la prima difficoltà nel guardarla davvero in viso, mi ritrovo a sorridere ed a farlo nonostante il suo aspetto.

Ed allora qualche dubbio in realtà mi viene: con il suo gesto Brittany ed il suo volto giovane e senza rughe ed il suo sguardo intimorito ma vivo, sembra apparentemente avere mostrato forza e coraggio, Anna invece con il suo viso e articolazioni deformate è la prova evidente e vivente di quanto siamo fragili. Apparenza.

Certo, togliersi la vita e farlo con coscienza e programmazione non deve essere semplice: dire addio ai propri cari, sapere di sentire per l’ultima volta le loro voci, deve essere qualcosa di straziante. Ma è più difficile sapere di morire nel giorno x all’ora y, oppure essere consapevoli di perdere lentamente ma inesorabilmente il controllo del proprio corpo e della propria persona?

In realtà non è importante. È invece fondamentale osservare quegli sguardi deboli che ognuna di loro ha. Sguardi che in realtà, però, vanno oltre la debolezza e la paura e trasudano invece forza.

Una forza basata su un valore che nuovamente le accomuna: la libertà. La stessa che ha spinto Brittany a salutarci presto e che spinge, invece, Anna a dire, tra una battuta e l’altra, “non ho ancora capito perché si sta in vita, però io ci sto”.



Sara Pulvirenti

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.92) 4 novembre 2014 12:03

    La sig.ra Pulvirenti sa cos’è l’artrite reumatoide? Come può paragonarla ad un tumore maligno ed incurabile al cervello?

    Fortunatamente l’artrite reumatoide si cura, forse non si guarisce ma si riesce a vivere bene ed a lungo, a differenza di un cancro al cervello che devasta e uccide.

    La sig.ra Pulvirenti immagina cosa può generare nella mente di un malato di artrite reumatoide il suo articolo?

    Da malata di artrite reumatoide mi sento profondamente indignata da quello che ho letto, ci trovo mancanza di rispetto non solo per i malati di artrite reumatoide ma anche per i malati terminali di cancro.

    Lotto da anni perché la mia malattia venga conosciuta e quando leggo questi articoli mi rendo conto che ho ancora tanto, tanto, tanto da lavorare!

    Mi dispiace per la sig.ra Marchesini che ha avuto un’artrite devastante, ma vi assicuro che è un caso limite perché fortunatamente quasi nessuno arriva a quel livello.

    Non credo che la sig.ra Marchesini abbia mai pensato di uccidersi e non è detto che il peggioramento è assicurato, anzi, con i nuovi farmaci probabilmente la sua artrite si fermerà e lei potrà vivere il resto della sua vita continuando a lavorare e a godere di ciò che la vita le offrirà, a differenza della Maynard che era destinata ad una morte terribile e sicura.

    Informatevi prima di parlare e soprattutto di scrivere!

    Nicoletta Carcaterra ed il suo gruppo su Facebook (dal quale potrete anche avere informazioni preziose!) : https://www.facebook.com/groups/47522755662/

    • Di Sara Pulvirenti (---.---.---.94) 4 novembre 2014 18:08
      Sara Pulvirenti

      Salve ed in primis grazie a lei di avere letto l’articolo e di avermi consigliato uno spazio di approfondimento.
      Entro subito in merito al commento da lei postato dicendole che sono rammaricata se quanto ho scritto ha urtato lei o altre persone: non era certo mia intenzione. Come avrà sicuramente avuto modo di constatare non c’è alcun riferimento ai sintomi di entrambi le malattie e la scelta non è stata casuale ma fortemente voluta.

      Il mio non era un commento medico, né etico: era semplicemente una riflessione a voce alta in merito a due modi di vivere la malattia.

      Brittany ha scelto materialmente di morire, la signora Marchesini fortunatamente non è afflitta da una malattia di quella tipologia ma ha fatto una scelta di vita artistica ben precisa: sono molti gli artisti che malati si ritirano a vita privata, lei, in questo senso, ha scelto di vivere e di non nascondersi ma anzi di continuare il suo lavoro.

      Queste notizie ascoltate praticamente simultaneamente hanno generato in me quella riflessione che, ripeto, non voleva avere nulla di offensivo ma voleva solamente portare l’accento sulla diversità di comportamento che ognuno di noi manifesta in situazioni di estrema difficoltà. Buona serata 

    • Di Il Gufo (---.---.---.115) 5 novembre 2014 01:34

      Temo che il parallelo sia forzato.
      Una viene da una vita di successi ed ha una malattia sovente legata all’età, non rara, neppure incurabile. Certamente dolorosa.
      L’altra morirà prima di poter vivere la sua vita.
      Non c’è minimamente paragone.
      Mi fa un po’ specie che la società odierna non accetti le malattie della vecchiaia, come se vivessimo in TV dove muoiono solo i cattivi.
      Cinicamente crepa un bambino ogni cinque minuti, l’Anna che ricordo con immensa gratitudine per le risate sta infintamente meglio di loro.
      Saluti

  • Di (---.---.---.162) 4 novembre 2014 17:17
    1. Sig.ra Pulvirenti, faccio riferimento al suo articolo in cui metteva a confronto la "sorte ria" che unisce la Marchesini alla ragazza americana che si è tolta la vita per porre fine alla sofferenza causata da un tumore al cervello. Voglio farle notare che la penna può fare danni enormi se usata senza discernimento. Ha fatto delle ricerche prima di scrivere cotante corbellerie? Immagina come può sentirsi agghiacciato un malato di artrite reumatoide che vede assimilata la sua patologia ad un tumore così devastante e doloroso come il cancro al cervello? Non sto a spiegarle la differenza, se la vada a cercare da sola se vuole diventare una giornalista degna di questo nome . 
    • Di Sara Pulvirenti (---.---.---.94) 4 novembre 2014 18:19
      Sara Pulvirenti

      Salve e grazie anche a lei di avere letto l’articolo.
      Ciò che ho scritto non ha alcun valore scientifico e non voleva e non vuole certo dare indicazioni di tipo diagnostico che come avrà potuto leggere non sono minimamente accennate. L’articolo nasce dalle emozioni provate dopo avere ascoltato quelle due notizie: Brittany ha deciso di togliersi la vita, la Sig.ra Marchesini invece non ha interrotto la sua carriera artistica ma ha continuato a vivere la sua vita di artista nonostante la malattia.
      Mi spiace se con ciò che ho scritto ho urtato la sensibilità di qualcuno ma non era certo mia intensione. Non c’è alcun paragone clinico tra le due malattie ma solamente la voglia di sottolineare che l’essere umano ha delle reazioni che sono proprie e diverse e come tali vanno comunque sempre rispettate. Buona serata


  • Di (---.---.---.6) 4 novembre 2014 19:19

    " Non c’è alcun paragone clinico tra le due malattie ma solamente la voglia di sottolineare che l’essere umano ha delle reazioni che sono proprie e diverse e come tali vanno comunque sempre rispettate"

    Mi permetta di dissentire anche su questa sua affermazione ,e’ ovvio che le reazioni siano diverse perche’ profondamente diverse sono le malattie che lei cita,la prego la prossima volta che decide di scrivere un articolo almeno si informi e approfondisca -
    Cordiali saluti
    • Di Sara Pulvirenti (---.---.---.94) 4 novembre 2014 19:30
      Sara Pulvirenti

      Ci mancherebbe! Ognuno è libero di manifestare la propria opinione ed ovviamente anche di dissentire.
      Grazie comunque ancora per i suoi commenti e ribadisco che mi dispiaccio se quanto scritto ha solo minimamente offeso lei o altri lettori. Buona serata

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