Senza questo presupposto il sistema diventa quello del chiudere un occhio, oppure della corruzione, dato che ogni legge, come ogni cosa del mondo, va interpretata se la si vuole comprendere e rispettare. Ecco perché poi occorrono tautologici “decreti interpretativi” della legge!
Anche al tempo di Gesù vi era la mera coercizione legale alla quale egli appunto si opponeva dichiarandosi inadempiente ad essa e incitando tutti ad esserlo: il sabato (il sabato era la legge) è per l’uomo! In tal senso quindi Gesù parlava di epicheia (o “epikeia”, che in greco significa “equità”), concetto che troviamo nel diritto canonico ma non nel diritto civile e penale. Questo è a mio parere il vulnus principale del nostro sistema giuridico, che genera mancanza di buon senso nell’applicazione e nel rispetto delle leggi. Questa mancanza deriva a sua volta da ideologie governanti a turno secondo unilateralismo e/o meccanizzazione dello spirito.
Le cosiddette regole, a cui si inneggia in continuazione, “fanno parte degli aspetti superiori (guida) del collettivo, ma essendo ormai estrapolate dal cervello individuale, non ne hanno più l’elasticità e l’adattabilità. Si tenta di ritrovarle, nel caso delle leggi con l’interpretazione di esse da parte dei giudici, ma i giudici sono forzatamente distanziati dalla sostanza delle leggi, essendo queste un prodotto non del loro pensiero ma del pensiero altrui, e perciò relativamente immodificabili. [Il collettivo infatti] non può essere fatto dagli aspetti superiori del cervello umano in quanto questi, essendo altamente evoluti e differenziati sono scarsamente riducibili ad entità primitive ed aggruppabili. È fatto dagli aspetti inferiori, e quindi più vicini alle reazioni primitive […] i vari individui, quando aderiscono ad un collettivo sono sempre dei primitivi retti da poteri superiori che spesso non capiscono” (I. Majore, “Morte, vita e malattia. Introduzione all’analisi mentale, Roma, 1998).
In base a queste riflessioni, il collettivo, cioè il popolo, risulta essere "bue" non per incapacità degli individui, ma per loro necessità evolutiva. L’individuo non va infatti confuso col gregario o con l’esemplare della specie animale uomo.
Perché l’individuo è tale solo se si libera dai condizionamenti della specie stessa (o gruppo di gregari). L’istanza è allora quella di aprirsi ad una visione non egoistica (o ideologica) ma etica dell’individualismo, così come fu intuita e scientificamente studiata dal fondatore della scienza dello spirito Rudolf Steiner (R. Steiner, "La filosofia della libertà", o "Scienza della libertà").
Altra considerazione da fare a proposito della mancanza di epicheia nella nostra concezione romana del diritto, ancora mitologicamente basata su fratricidio e rapina (Romolo che ammazza Remo e ratto o sequestro dello Sabine) riguarda l’indottrinamento a catechismi umilianti ed antiumani (vedi, ad es. la legalità in ogni sistema totalitario, tanto nazista quanto comunista). Infatti, a ben guardare, l’istituzione della follia incomincia con la scuola dell’obbligo e con la televisione, vere e proprie catechesi occulte.
Tale catechizzare è osservabile poi come contagio collettivo, cioè come alterazione mentale ideologicamente e istituzionalmente promossa da destra e da sinistra: l’ideologia, essendo un pensiero pensato, e quindi non vivente, ma morto in definizioni, porta in sé un male tanto grande quanto inosservato. È perciò trasmesso subconsciamente attraverso comizi, discorsivismi, cioè mera dialettica. Dialettica, che è appunto strumento indispensabile per “catechesi” di ogni tipo - da quello confessional-religioso a quello partitico, attuata attraverso la scuola statale e i massmedia.
Secondo il famoso psichiatra e biologo Alex Comfort (1920-2000), il potere politico non solo corrompe, ma “seleziona positivamente, nell’ascesa della sua scala gerarchica, personalità psicopatiche e sociopatiche” e lo dimostra nel suo libro "Potere e delinquenza" del 1950, divenuto un classico della psicologia sociale. Tale testo ha 60 anni! E da più di un secolo la scuola, in quanto non libera, ma istituita dallo Stato, è la fonte primaria di tali personalità malate e della "psicopatologia del potere" studiata da Comfort.
Tale contagio è infatti "il più facile, perché fa presa sull’inerzia mentale [che è] appunto il principio dell’alterazione mentale, o l’alterazione che comincia a divenire normalità, in quanto risponde a uno scadimento del pensiero [in ideologia] indipendente dal pensiero" (M. Scaligero, "La logica contro l’uomo", Roma, 1967). È altresì generatore di psicosi, dato che ogni dibattito politico è percepibile non come esempio di possibilità di armonia fra le parti, cioè fra il pensare dell’uno con il pensare dell’altro, bensì sempre e soltanto come paranoica avversione. Gli psicotici "agiscono spesso in una maniera inavvertibile perché non manifesta, ma sempre a livello molto profondo. La pericolosità sta nel non riconoscere la relativa penetrabilità, così come è pericoloso non riconoscere la mortalità di certe ideologie e dottrine politiche che conducono alla distruzione o all’insensatezza" (I. Majore, op. cit).
Insomma là, dove la regola diventa emotività giustizialista e l’ubbidienza coazione alla formalità burocratica, la logica delle idee diventa ideologia, cioè follia, unilateralismo e meccanizzazione dello spirito.