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La disperata battaglia del New York Times

Da lunedì il New York Times online diventa a pagamento seguendo la strada tracciata da Murdoch.

Avrà successo o pagherà pegno?

Il New York Times ha deciso di seguire la strada tracciata daMurdoch con il Financial Times.

Da lunedì prossimo chi voglia seguire le notizie del giornale online deve fare un abbonamento:

  1. 15 $ al mese per il web ed un'applicazione per smartphone, 
  2. 20 $ al mese per il web e l'iPad, 
  3. 35 $ al mese per tutto questo messo insieme.

 

 

Al navigatore che non vuole abbonarsi il giornale, bontà sua, permette la lettura gratuita di 20 articoli al mese.

Considero questo passo un grave errore del grande giornale americano perché viola la logica base del web (io pago col mio tempo e la mia attenzione il tuo contenuto) e sono convinto che il maggior danno che può fare a se stesso un produttore di contenuti via web sia perdere influenza: vedremo dopo qualche mese, i dati del traffico e degli abbonamenti che si incaricheranno di fare giustizia.

Qualche dubbio devono averlo anche loro perché, a ben vedere, si sono coperti con un paracadute che lascia all'utente più di una via di fuga dall'odioso balzello proposto. Nel comunciato con cui annunciano la decisone si legge: "Readers who come to Times articles through links from search, blogs and social media like Facebook and Twitter will be able to read those articles, even if they have reached their monthly reading limit. For some search engines, users will have a daily limit of free links to Times articles". Per i 4 ignari della lingua del web traduco: "I lettori che vengono agli articoli del Times attraverso link che provengono dalla ricerca di rete, dai blog e dai social media come Facebook e Twitter potranno leggere quegli articoli, anche se hanno raggiunto il loro limite mensile di lettura. Per alcuni motori di ricerca, gli utenti avranno un limite giornaliero per i link liberi agli articoli del Times".

Udite, udite! Dunque basta che io usi Google, se si esaurisce Bing, oppure Twitter o Facebook ed aggiro con facilità l'odioso balzello? Come mai accade questo che, tra l'altro, è proprio quello che succede per il giornale finanziaro di Murdoch? Perché con una mano vogliono soldi e con l'altra non rinunciano alla visibilità? 

La risposta è semplice. Andare contro le abitudini della rete è come fare la pipì contro il vento: ci si bagna di sicuro. Quando si perde influenza che, in sintesi, vuol dire numero di lettori allora si che si è distrutta la vera forza di qualsiasi produttore di contenuti.

Il Times, Murdoch la sanno benissimo.

Ed è per questo che appaiono contraddittori con le loro stesse intenzioni. Vogliono più soldi, è ragionevole e comprensibile ma non vogliono esser tagliati fuori dai nuovi canali informativi dove si forma, e sempre più si formerà, la pubblica opinione.

E quali sono questi nuovi canali? Google, Bing, Facebook e Twitter. Hic Rodhus hic salta.

La rete è implacabile per chi viola le sue leggi non scritte ma da tutti praticate. Già oggi un importante sito tecnico, Gizmodo, pubblica un articolo nel quale spiega come poter continuare aleggere il Times senza abbonarsi e, ne sono convinto, presto vedremo applicazioni e programmini di rete che permetteranno a chiunque di destreggiarsi tra le varie possibilità per leggere liberamente il Times, il Financial Times e chi volesse seguirli in questi precari tentativi.

Mi rendo conto che la diminuzione degli introiti per i giornali è un problema reale ma bisogna trovare soluzioni in avanti e non tornare a cose del passato.

Una soluzione possibile potrebbe esser quella di chiedere cifre molto minori di quelle che chiede il giornale americano sfruttando la coda lunga dell'effetto di rete come Apple ha dimostrato esser possibile nel campo musicale.

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