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La difficile marcia degli zombie russi

Quando non c’è più posto all’inferno, i morti provano a camminare sulla Terra ma sono ostacolati da Chiesa ortodossa, integralisti musulmani, burocrazia, divieti amministrativi e poliziotti in borghese. O almeno, questo è quello che è successo a Omsk, grossa città russa situata nella Siberia sud-occidentale.

L’idea di fare una “Zombie Walk” viene al fotografo/blogger 25enne Mikhail Yakovlev, principalmente perché l’estate a Omsk – a parte uccidere prostitute e sfondarsi di Krokodil – dev’essere più noiosa del tradurre 35 “Buongiorno” di Gramellini in tagiko e cercare di renderli arguti e rilevanti.

All’inizio di agosto Yakovlev si rivolge alle autorità cittadine, che in un primo momento accordano il permesso per la marcia. Poco dopo il consiglio comunale ritorna sulla sua decisione e vieta la “Zombie Walk”, presumibilmente a causa delle pressioni ricevute da vari gruppi religiosi e comitati civici. Stando a quanto riportato dai media locali, la diocesi della Chiesa Ortodossa si schiera contro la parata dal momento che “risvegliare i morti” è un atto anti-cristiano nonché fonte di potenziale disturbo per i passanti. I rappresentanti musulmani, dal canto loro, dicono che l’evento è contrario allo spirito del Ramadan e della ʿīd al-fiṭr. Alle proteste si accoda anche un gruppo chiamato “Controllo Parentale”1, che si straccia le vesti di fronte al sicuro “incremento del crimine” che comporta un simile raggruppamento di giovani. Altri comitati, invece, sono preoccupati dal fatto che un’orda di zombi possa “traumatizzare in modo permanente” vecchi e bambini.

Il blogger rimane piuttosto cauto e si difende. Afferma di voler rispettare tutte le religioni di Omsk e sottolinea il fatto che la marcia si svolgerà lontano da ogni luogo di culto. Ovviamente non basta, e la “Zombie Walk” viene più o meno annullata. Improvvisamente, però, spunta fuori un gruppo pro-parata (non legato a Yakovlev) sul social network russo Vkontakte in cui si annuncia che la marcia si farà nella stessa data, ma in un’altra parte della città. La mattina del 19 agosto, infine, 300 persone circa si incontrano per questa specie di flash mob.

 

Oltre ai giovani, il posto pullula di presunti “cittadini indignati” che in realtà non sono altro che poliziotti in borghese. Uno di questi, tenendo per mano una bambina bionda, incomincia ad insultare pesantemente Yakovlev (che è lì in veste di fotografo, senza alcun trucco da zombi) e minaccia di sporgere denuncia perché la “Zombie Walk” sta traumatizzando la “figlia”. Peccato che – come si vede nel video qui sopra – la “figlia” rida e addirittura accarezzi un coniglio2 portato a spasso da uno zombi. Ad un certo punto Yakovlev viene prelevato dalla sua macchina da quattro poliziotti in borghese e trascinato di peso in un cellulare della polizia. Un agente si premura di informarlo che l’assembramento è illegale e che lui sarebbe stato considerato l’organizzatore. Il blogger, ridendo, torna a casa, invitando anche tutti gli altri a farlo. La cosa ironica è che quella che fino ad allora era stata una “manifestazione” statica diventa a tutti gli effetti una marcia. Ad ogni modo, in un post su LiveJournal, Yakovlev accusa il governo di ignorare i giovani e di soffocare la loro creatività. “Naturalmente, se non c’è nulla da fare i giovani scendono in strada e cominciano a protestare”, scrive Yakovlev.3.

Questa storia assurda dimostra fondamentalmente due cose. La prima: le autorità religiose (e specialmente la Chiesa Ortodossa) stanno cercando di riportare il Paese indietro di 400 anni tramite pretesti sempre più ridicoli e capziosi. La seconda: le autorità statali post-sovietiche hanno ormai perso il “monopolio delle vacanze” - e sono terribilmente infastidite dalle modalità con cui le persone stanno cercando di riempire questo vuoto.

 

Insomma, come ha scritto Kevin Rothrock su GlobalVoices:

Nell’Unione Sovietica il “monopolio sulla verità” del Partito Comunista era un pilastro del sistema politico. Quando questa componente è sparita, la stabilità del Paese ha fatto lo stesso. Sebbene il monopolio “sulle vacanze” possa sembrare insignificante a fronte delle pretese del marxismo-leninismo, in realtà evidenzia il legame tra lo Stato e la società russa. La diffidenza e la paura rimangono gli elementi principali di questa relazione, allora come adesso.

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