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La democrazia non esiste

Per avere una propria idea e decidere sulle cose del mondo sono necessarie informazioni e cultura. Tutti ingredienti di cui il cittadino di oggi non dispone. 

La complessità delle interconnessioni presenti nei moderni sistemi sociali impedisce di vedere con chiarezza nella matassa della realtà. Inoltre la contraddizione è una possibilità concreta e quasi sempre presente. Il risultato è che il cittadino comune è frastornato ed incapace di formasi un’idea propria e veramente indipendente. Si limita a copiare questo si, a semplificare, a seguire slogan e pensieri premasticati buttati ossessivamente nei sistemi di comunicazione come l’esca sull’amo. E non c’è modo di capire se quell’esca è avvelenata o invece buona. Propaganda insomma.

E se volete un esempio pratico ve lo servo subito. Guardando i dati ISTAT sulla disoccupazione troverete che quest’ultima scende su base annua, rimane costante su base trimestrale ed aumenta su base mensile. Certo i tre numeri dicono cose diverse agli addetti ai lavori ma altrettanto certamente confondono la casalinga di Voghera che si sentirà dire che la disoccupazione aumenta, resta uguale e diminuisce, tutto allo stesso tempo. E c’è pure da dire che le tre affermazioni sono vere con la conseguenza che, se anche la matematica è diventata un’opinione, figuriamoci il resto. Di questo non ci si deve però meravigliare perché nelle società complesse non esiste una visione assoluta, la complessità prevede diversi sottosistemi o punti di vista alternativi. Tutti veri o falsi a seconda. La verità è diventata “liquida”.

Nelle organizzazioni antiche data la loro relativa semplicità, ogni cittadino aveva esperienza diretta di tutte le componenti sociali e pertanto era in grado di decidere autonomamente di fronte a ogni alternativa. Così non è oggi. Se ne deduce che la democrazia, specialmente quella diretta, si riduce ad un banale copia e incolla che è per giunta costoso. Il cittadino infatti si limiterà a ripetere ciò che la propaganda più intrigante gli avrà impresso. La reiterazione ossessiva, condita da un po’ di paura e populismo, diventa realtà, patrimonio comune da condividere e supportare senza condizioni. Del resto l’uomo moderno è da molto tempo avvezzo a riconoscersi in una verità precostituita e preferibilmente urlata o, ancora meglio, mitizzata. Come si può spiegare altrimenti come ogni anno milioni di persone si rechino a Parigi per visitare la Tour Eiffel che, in definitiva, è poco più di un palo dell’Enel? Semplicemente perché non avendo radicato il concetto del bello, il cittadino si allinea ad una costruzione sociale assunta a realtà.

E non voglio parlarvi della tanto idolatrata democrazia della rete divenuta ormai una grande raccolta di spazzatura dove ognuno si sente autorizzato a lasciare le proprie tracce tanto che ormai esistono veri e propri siti dedicati alla falsificazione e al discredito via web. La sola soluzione al degrado è, e rimane la cultura, la conoscenza, la libertà del dubbio anche se costa fatica, perché il “cogito ergo sum” è ancora la sola costruzione alla quale allinearci ci darà beneficio.

Claudio Donini

 

Piccola bibliografia 

 

L. Berger, T. Luckmann. La realtà come costruzione sociale. Il Mulino.

N. Luhmann. Potere e complessità sociale. Il Saggiatore.

U. Volli. Manuale di semiotica. Laterza.

E. Goffman. La vita quotidiana come rappresentazione. Il Mulino.

U. Eco. Apocalittici e integrati. Bompiani.

 

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.195) 6 dicembre 2016 10:28

    Ben scritto, Donini. Ma come si fa a sottrarre il mondo dell’informazione al potere del Denaro e a quello della Politica?

    Sarebbe necessario garantire l’indipendenza e la pluralità delle fonti di informazione per impedire che il Potere trasformi il nostro mondo in un Truman Show, in un contesto orwelliano nel quale il cittadino ha la sola libertà di assentire, o di non contare nulla.
    I grandi mezzi di informazione hanno una proprietà, che quasi mai è mossa dalla idealistica convinzione di dover offrire della realtà una immagine fedele.
    La stessa forma giuridica del grande giornale è solitamente quella dell’impresa commerciale: il suo fine è quantomeno il pareggio di bilancio o il profitto, in forme diverse, per chi lo possiede. Il suo prodotto deve quindi essere redditizio prima che conforme al vero.

    • Di claudio (---.---.---.131) 6 dicembre 2016 16:28

      Buongiorno a lei

      certo che la tematica non è semplice. Forse è anche possibile avere un po’ di indipendenza nella formazione delle idee da parte del cittadino. Ma credo che porsi il dubbio, studiare, avere cura delle fonti, confrontare più fonti, questo forse aiuta. Di certo una formula io non la possiedo, forse nessuno la possiede. Comunque il fatto di rendersene conto e parlarne è già un grande passo avanti.

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