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 Home page > Tribuna Libera > La democrazia è schiavitù

La democrazia è schiavitù

È arrivato il momento, nella nostra storia, di fermarci e guardarci indietro, per vedere se tutto è veramente andato bene come sembra.

Una domanda che spesso sentiamo dentro di noi, continua a seguirci: “Come mai, se tutto è andato così bene, se l’uomo occidentale ha conosciuto un progresso così vistoso, che ha portato dappertutto il sistema liberaldemocratico, non stiamo bene?”.

Lasciamo pur perdere la nostra schizofrenia, e riferiamoci solo al nostro “non star bene” politico, la nostra crisi, la nostra povertà nella maggior parte del mondo, la nostra certezza di essere liberi che si rivela facilmente un illusione. Qual è la causa di questa “malattia”?

La risposta è difficile, ma è tempo di dirsi come stanno le cose: la democrazia non ha problemi, la democrazia è il problema.

È per questo che oggi sentiamo spesso dire che “la democrazia ha fallito”, eppure non ci spieghiamo mai il perché; la più pura forma di governo mai escogitata finora, eppure essa non funziona, perché il problema è strutturale. Ossia è insito nel concetto stesso di democrazia, anzi nel termine stesso. Analizziamo per l’ennesima volta l’etimo della parola: essa è costituita dal termine greco “dèmos”, che indica il popolo, e “kràtos”, ossia il potere; di qui “potere del popolo”. Ora, analizziamo il significato dei termini che stiamo maneggiando. Con il termine popolo, noi spesso intendiamo l’insieme dei cittadini liberi che decidono su essi stessi attraverso dei rappresentanti del popolo eletti dal popolo,; rappresentanti di origini popolare anch’essi. Definiamo il popolo in questo modo, in quanto la nostra mente è forgiata dal contesto in cui viviamo, ossia il sistema democratico, che ha messo il popolo al posto di Dio. Ma se si scende più a fondo e, soprattutto, se si studia veramente la storia, ci si accorge che il popolo è ben altra cosa: esso è essenzialmente “massa”, è l’insieme di quegli uomini che non sono capaci di essere liberi, e hanno bisogno di essere governati per non scannarsi tra loro in un originario stato di natura.

Fin dall’origine della civiltà umana, le società sono nate quando la massa ha sentito il bisogno di qualcuno, all’inizio un solo individuo, che prendesse nelle proprie mani il potere e lo esercitasse sul popolo in modo da esentare il popolo stesso dalla responsabilità di essere libero e governarsi da solo (si pensi all’episodio biblico in cui il popolo di Israele pretende con veemenza che gli sia dato un re da Samuele). Ogni compromesso sociale si basa sul potere, sempre, proprio perché la società è un sovra-individuo costruito per limitare la illimitata volontà di affermazione individuale dei singoli uomini.

È per questo che un tiranno, senza l’appoggio del popolo, non ha mai potuto mantenere il suo potere, ma lo ha esercitato solo fin quando il popolo lo ha voluto (e a questo riguardo si potrebbero citare infiniti esempi, basti per tutti quello di Napoleone).

Ogni rapporto di potere, su cui è sempre basata la società, presuppone un comandante e un comandato, un soggetto del potere e un oggetto. Il primo lo chiamiamo re, o, nel caso di più comandanti, aristocratici. Ma, mentre la monarchia e l’oligarchia mantengono sempre questo rapporto tra comandante e comandato, la democrazia è la degenerazione di questo rapporto, in quanto il popolo si rende conto di essere da sempre il vero padrone di ogni forma di potere e, credendosi capace di far politica senza un vero politico, prende in mando lo scettro e comanda su se stesso, spesso non meno dispoticamente di un sovrano. Ecco il motivo per il quale anche grandi pensatori del passato, come Socrate o Platone, si sono dimostrati ostili alla democrazia ateniese del V secolo, nella quale vedevano la causa della decadenza ellenica; Platone costruì addirittura un primo ideale di stato totalitario in cui si realizzasse il modello ellenico del cittadino completamente incorporato nello Stato, opposto al cittadino che si sente lo Stato e vuole imporre “democraticamente” il proprio punto di vista individuale.

Lo stesso motivo per cui grandi teorici politici della modernità si sono schierati contro la democrazia: Machiavelli, Hobbes, teorico dell’assolutismo regio, e tanti altri, fino ad arrivare, ad esempio, ad un genio come Carl Schmitt, che affermava: “Lo Stato liberale è niente altro che una “strabica” sommatoria di interessi particolari, ovvero un’auto-organizzazione della società mediata dall’azione dei partiti”.

Non è necessario elencare con Schmitt tutti i difetti della democrazia parlamentare, ma basti solo mettere in risalto l’errore strutturale del sistema: il popolo che comanda il popolo stesso, è come un insieme di schiavi per essenza (il popolo appunto) che comandano su se stessi; una contraddizione ineluttabile. Stessa contraddizione che, a ben guardare, troviamo nell’utopia socialista di impronta marxiana: il proletariato che abolisce ogni classe e comanda su se stesso.

Allora poniamoci adesso un’altra domanda: perché oggi la democrazia? Per due motivi capitali, importantissimi per capire a fondo il tempo in cui viviamo.

Prima di tutto, per l’importanza che la dottrina liberale ha sempre dato all’individuo rispetto allo Stato, essa ha sempre attirato la classe principale della modernità, la borghesia, che fin dal XVII secolo ne ha fatto la sua arma migliore contro l’aristocrazia e i sovrani. Dopo la vittoria del liberalismo, segnata dalle rivoluzioni della borghesia inglese, americana e francese, si è arrivati, dopo i sussulti dei totalitarismi novecenteschi, alla democrazia tecnocrate attuale. In secondo luogo proprio per la sua cointeressenza con la tecnica.

Perché democrazia tecnocrate? Perché la democrazia, pur nella sua contraddittorietà, è la forma di governo perfetta per l’età della tecnica? Bisogna, per rispondere a questo, precisare cosa sia, nella sua profondità, la tecnica.

La tecnica è il metodo che l’uomo adopera per schiavizzare se stesso quando, non essendo capace di essere libero e responsabile, esso si sottomette ad una sovrastruttura impersonale più vasto di ogni immaginazione umana, un reticolato mondiale che possa esercitare il suo potere su tutti gli uomini, una organizzazione perfetta che si manifesta proprio attraverso la tecnocrazia, il potere della tecnica, della conoscenza scientifica e dell’efficienza produttiva.

Così la democrazia, che è il potere degli schiavi sugli schiavi, diventa il terreno fertile per questo ultimo stratagemma dell’uomo contro la sua stessa essenza.

Stiamo attenti, allora, a difendere continuamente la democrazia come un dogma religioso, e cerchiamo di andare sempre al fondo delle cose, per scoprirne la vera genesi.

Per concludere con arte, citando Carmelo Bene, “la democrazia è il popolo, che prende a calci in culo il popolo, su mandato del popolo”.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.234) 6 febbraio 2013 10:32

    Io credo che la democrazia rappresentativa, almeno in Italia (non ho mai vissuto in altri paesi) non sia altro che una forma di potere oligarchico mascherato, una "dittatura dei molti" (per dirla alla Voltaire), un’aristocrazia che tutela e garantisce pochi potenti che si arricchiscono sempre di più e diventano sempre più intoccabili (politici, banche, speculatori in borsa, boiardi di Stato ecc.) a discapito del restante 90% della popolazione.

    Alessandro Rossi

  • Di (---.---.---.131) 7 febbraio 2013 10:26

    il potere oligarchico è ben altra cosa..lì il potere lo prende in mano chi ha saputo prendere il potere attraverso la forza, e poi lo mantiene grazie all’appoggio popolare, perchè, come ho già scritto, nessun potere è detenibile senza l’appoggio dei sudditi, in quanto il potere, purtroppo, è sempre del popolo..ma quando il popolo vuole governare sul popolo, quando dei governanti che sono essi stessi uomini massa uscenti dal popolo e schiavi dei più elementari bisogni e si sottomettono all’economia e alla tecnica, allora la politica muore, e non esiste più la politica come rapporto tra il governante e il governato..ma solo dei governati..le cose sono ben diverse rispetto a una oligarchia o aristocrazia, perchè questi li mette il popolo al governo, li votano, non arrivano con la forza..

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