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La Riforma costituzionale e la nascita di "TeleRenzi"

 La riforma costituzionale non vive di vita propria, ma insieme alla realtà politica e giuridica che la circonda. E invece succede che l’analisi e le valutazioni della riforma, il più delle volte, prescindano dalla realtà su cui essa impatta, anche se questa ne determina il risultato.

E così oggi, le valutazioni, i commenti, le critiche sulla riforma, prescindono dalla riforma RAI e dalle sue recenti evoluzioni segnate dalle nomine dei direttori di rete. Un amministratore delegato onnipotente, nominato dal governo, nomina e conferma, a direttore di rete gente di provata fede renziana. La lottizzazione, che significa pluralismo informativo e distribuzione del potere mediatico tra le forze politiche diventa monocolore informativo.

La RAI diventa” Telerenzi”. E tutto questo non interessa ai giornalisti, ai costituzionalisti e ai politici. Eppure è evidente, che il rafforzamento dell’esecutivo, con una TV autonoma dal governo, è cosa diversa dal rafforzamento dell’esecutivo, con una TV che dipende dal governo.

Un esecutivo forte che si confronta con il pluralismo dell’informazione è solo un esecutivo forte. Un esecutivo forte che opera in una società dove tale pluralismo non esiste, è un esecutivo tiranno. La riforma costituzionale rafforza l’esecutivo per garantire la sovranità del credito. Questo è quello che vuole la BCE la JPMORGAN, il potere finanziario che oggi ci governa con il consenso, domani con la forza e con il consenso. Ma la forza e il consenso, viaggiano su binari paralleli e così, se per l’esecutivo è previsto un uomo solo al comando, anche per la Rai, che è strumento di consenso, è previsto un uomo solo al comando.

Per questi obiettivi è stata approvata la normativa che rende la RAI dipendente dall’esecutivo, per questi obiettivi, questa viene oggi resa dipendente da Renzi: "l’uomo solo al comando".

 

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