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 Home page > Tempo Libero > Recensioni > La Rete: vetrina o fabbrica? Intervista a Michele Mezza

La Rete: vetrina o fabbrica? Intervista a Michele Mezza

Un racconto indiano narra la storia di un leone salvato dalle pecore. Un cacciatore uccide la madre. Lui si salva ma è troppo piccolo per sopravvivere. Passa un gregge e una pecora che ha perso il suo agnellino lo adotta. Il cucciolo cresce col gregge e quel che il gregge fa, lui fa. 

Si sente una pecora a tutti gli effetti.

Un giorno il gregge si ferma a bere in un lago. Il leone si affaccia e vede riflessa nell’acqua la propria immagine. Colpito emette un urlo, ma con grande meraviglia di tutti, dalla la sua gola non esce un belato ma un ruggito possente. E’ così che prende coscienza di chi è realmente: non una pecora, ma il re della foresta.

Vale per noi, che per quanto fruitori ed estimatori della Rete, la percepiamo ancora come appendice, se volete: pecora. Invece non è un medium qualunque, ma la regina dei media.

E lo spiega bene Michele Mezza, giornalista Rai, docente di Scienza della comunicazione all’università di Perugia e di Roma, nel suo ultimo libro: “Sono le news, bellezza!” Donzelli editore.

Ne abbiamo parlato direttamente con lui. 

Michele, un'idea di fondo gira, appunto, per questo libro: la rete non è una vetrina, ma una fabbrica, e chi non lo capisce la subisce e non la sfrutta nelle sue vere potenzialità. Cosa comporta praticamente? 

In politica, ad esempio, molto. Proprio in questi giorni abbiamo sotto i nostri occhi una straordinaria storia della rete: la rivoluzione egiziana. Al Cairo, come a Tunisi, si è visto che la rete non è solo un megafono, ma è opratutto un soggetto sociale, un luogo che forma identità e bisogni. In piazza e' scesa la “gioventù connessa” egiziana che rivendicava spazi alle proprie ambizioni.

La stessa cosa vale per la grande manifestazione della donne di domenica scorsa "Se non ora quando?", una manifestazione sostanzialmente preparata e sbocciata in rete. Nessun giornale o tv ne aveva parlato, nessuna agenzia di stampa. Eppure un milione di persone sono scese in piazza in tutta Italia. Non solo, decine e decine di manifestazioni si sono svolte in tutto il mondo... Tokio compresa.

Già Obama ci aveva raccontato una storia simile con la sua imprevedibile avventura elettorale, e anche con la sua crisi di consenso, maturata anch'essa sulla rete.

In Europa, e in Italia, vediamo invece una cautela della politica che capisce che la rete non è un gioco per dilettanti, ma un rischio per chi non vuole mettersi in discussione.

L'esperimento avviato da Futuro e libertà in questi giorni, con una piattaforma on line del partito mi pare interessante. Ma ripeto, a mio parere la rete e' come la fabbrica nel secolo scorso: un luogo di identita' sociale e non uno strumento occasionale.

 

Ad un certo punto, mi sembra nel secondo capitolo, citi una frase di Bernardo di Chartres "Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane” Poi, a questa contrapponi "Sulle gambe di infiniti nani" per rappresentare il fenomeno Rete che, a tuo parere, riprende un filone della storia umana che fu interrotto dal solo fordismo. Allora ti chiedo, nani o giganti?

Siamo nel tempo dei nani. Siamo nel tempo della crisi dei mediatori. Saperi, competenze e informazioni si sono liberati dai mediatori.

E' il motivo questo che ha permesso il decollo dei paesi del terzo mondo e la penalizzazione delle grandi potenze.

Bernardo da Chartre, grande analista del suo tempo, oggi sarebbe un ingegnere di Google e guiderebbe la digitalizzazione delle librerie del mondo.

I giganti sono una razza in estinzione come i dinosauri, scomparsi per una drastica mutazione ambientale.

 

 

Ho notato che ricompare anche in questo libro la figura dello “spettautore” che tu hai già posto al centro dell'altro lavoro "Gli uomini dietro gli specchi". Perché è così importante questa figura?

l giornalismo è la lente d'ingrandimento per capire casa accade nel mondo digitale. La crisi dei giornali e la marginalizzazione dei giornalisti sono la conseguenza dell'avanzata dei nani.

Oggi, in media, i lettori sono più preparati e sopratutto più attrezzati tecnologicamente dei giornalisti.

I mediatori sono surclassati dai mediati. Bisogna cambiare il modello industriale delle news, ed ottimizzare al meglio la risorsa dei propri lettori, come AgoraVox sa bene.

 

In quanto giornalista hai ormai immagazzinato nel tuo DNA professionale la notizia in quanto tale e proprio il destino delle news è il cuore di questo tuo libro. Allora, cosa pensi dell'idea di Murdoch di fare un giornale per l'IPad soltanto, escludendo il resto della rete?

La mossa di Murdoch è in linea con la strategia del vecchio ma arzillissimo magnate: valorizzare il giornale come brand di una lunga filiera di prodotti, di cui la versione cartacea e' una delle tante.

Trasformando i lettori in viewspapers, credo che Daily, come tutto il mondo delle app di Aple sia destinato ad esaurirsi in poco tempo. La rete non tollera staccionate.

La net neutrality al momento si e' rivelata più' forte degli istinti predatori. Piuttosto trovo scandaloso che anche in Italia enti pubblici, comuni, perfino la Rai, lavorino per realizzare app per I Pad quando questo device pretende per funzionare che io gli comunichi preventivamente il numero della mia carta di credito.

E' come se al ristorante prima di farci sedere il cameriere ci chiedesse di pagare.

I commenti più votati

  • Di Riccardo Specchia (---.---.---.251) 17 febbraio 2011 13:14
    Riccardo Specchia

    Ho avuto la fortuna di conoscere l’intervistato durante il mio periodo maggiorenne di approccio alla rete. E’ bello conoscere persone che solo nel 2003 ti raccontano ciò a cui andiamo incontro. Ed era bello per noi, "gregge" di studenti, strofinarci gli occhi e dire: nooo non può essere ... Il prof. sta delirando. 

    Dopo ben 8 anni sulla nostra pelle, chi come vetrina chi come fabbrica, abbiamo capito che queste previsioni non solo si sono avverate ma, a ritmo incalzante, sono subentrate nello scacchiere strategico ed economico di ogni stato (eccezion fatta per gli stati vecchi)... 
    La letteratura su questo argomento è sempre crescente. Nascono riviste completamente incentrate su discorsi a "banda larga" (Wired). La velocità di Paul Virilio, il dromologo francese, diventa il parametro del fuori o dentro una notizia/evento, quindi di chi espone in vetrina e chi invece crea in fabbrica.
    Quanto è più veloce e dentro una notizia un turista giapponese che con il suo telefonino riprende un disastro aereo o una rivoluzione di piazza, al contrario di un giornalista che muove lento la sua troupe per poi scendere a compromessi e comprarsi il filmino dal giapponese? 
    "Sono le news bellezza", è quel libro che consapevolmente diventa "vecchio" quando è ancora in stampa. 
    Questo l’autore lo sa da sempre ma, in questa FABBRICA, ci vorrà pure un "sindacato" che ci guidi e ci metta in guardia dal subire senza reagire. 

    Complimenti al prof. Mezza e a Grazia Gaspari 

Commenti all'articolo

  • Di Filippo Cusumano (---.---.---.182) 17 febbraio 2011 11:04
    Filippo Cusumano

    Interessante il concetto di Rete come Fabbrica anzichè Vetrina.
    E’ verissimo, ormai la Rete non solo ci racconta le cose, ma le produce.
    Non solo: se vogliamo generare un evento e non utilizziamo al Rete, abbiamo la quasi certezza che quell’evento avrà molte probabilità in meno di essere un evento di successo.

    La Rete e’ anche il mondo della CONDIVISIONE.

    Non a caso uno degli strumenti più utlizzati in rete è il tasto CONDIVIDI di Facebook grazie al quale, trovando nel vasto mare delle idee espresse dagli altri quella che condividiamo, possiamo segnalarla ai nostri amici e diffonderla.

  • Di (---.---.---.126) 17 febbraio 2011 11:44

    La rete è ormai diventata il luogo di confronto per antonomasia. Prima di leggere il post di Filppo in facebook e fiondarmi qui per gustarmi l’intervista di Grazia, ho dialogato su temi diversi con persone che non avrei mai potuto contattatare e conoscere, se non fosse nato il socialforum.
    Fabbrica e non vetrina, condivido. Perché le opinioni si forgiano con il confronto e, anche se può a volte divenire esacerbato, la parte migliore di questo precorso di correlazione si ha quando i gruppi non sono omogenei.

    Massimo Anile

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.25) 17 febbraio 2011 12:17
    Damiano Mazzotti


    Ma stiamo scherzando... Chi di voi ha mai visitato una fabbrica?

    Lì c’è il padrone, i soci, i capireparto e degli uomini alienizzati...

    In Italia dobbiamo finirla di rivolgerci sempre al passato...

    La rete è la rete ed è il futuro..

    E quando i vecchi rincitrulliti spariranno dai posti del potere, grazie a madre natura o all’onda verde della storia, allora lo la rete diventerà comprensibile anche agli italiani e allora diventerà l’arma in mano ai cittadini che può eliminare i potenti uno per uno...

  • Di Grazia Gaspari (---.---.---.3) 17 febbraio 2011 12:37
    Grazia Gaspari

    Voglio fare un esempio. Sono iscritta e partecipo attivamente su Fb al gruppo delle donne del DDay oltre che su Sorelleditalia. Ci si parla sulla rete e ogni tanto ci si vede. La lamentela quotidiana è che in rete siamo tante e alle riunioni in poche.

     
    Per questo pensavamo che alla manifestazione non ci sarebbe stata una grande partecipazione!!! Invece, contro le aspettative di tutti.... un milione di persone hanno partecipato a "Se non ora quando?"
    .
    Ecco è stata la rete a fare da tam tam, da megafono, a portare l’annuncio ovunque. Michele le definirebbe le persone "interconnesse" ... Sì le interconnesse che a loro volta hanno portato chi è connesso all’interconnesso, scusate il bisticcio di parole :)))
     
    Paradossalmente non c’è più bisogno oggi di incontrarsi in una sede fisica.... la sede virtuale è più importante, soprattutto è più POTENTE. Per questo è sostanzialmente fabbrica, con una bella vetrina :)))) 
  • Di Grazia Gaspari (---.---.---.3) 17 febbraio 2011 12:42
    Grazia Gaspari

    Damiano, convengo con te, anche se prima che spariscano "i vecchi rincitrulliti dai posti del potere" ce ne vuole.... Certo la rete potrebbe agevolare questo processo.... E come? Conoscendo e imparando bene a guidare il mezzo.... Oggi come oggi lo conosciamo e lo utilizziamo sì e no al cinque per cento delle sue potenzialità! 

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.3) 17 febbraio 2011 12:48
    Rocco Pellegrini

    Quando si dice la rete è una fabbrica e non una vetrina, caro Damiano, si vuol dire, innanzitutto che la rete oggi ha la stessa carica innovativa, rispetto alle dinamiche sociali, che la fabbrica ha avuto nel secolo passato e che, poi, se si analizza il valore delle società che producono ricchezza direttamente con la rete si valuta tra il 15 ed il 20% di tutto il cucuzzaro il valore diretto.

    Nessuno è così sempliciotto da paragonarla pedissequamente alla fabbrica... per capirci, è un’analogia, un’importante analogia.
    Oggi insieme a questa bella intervista di Michele Luca di Biase pubblica sul sole24online un suo lavoro in cui contesta il discorso sulla rete della Clinton che va nella direzione del ragionamento di Mezza.  Ha ragione la Clinton, Di Biase. Internet è la via alla democrazia ed al progresso. Come la si usa cambia col tempo ma la natura relazionale molti a molti cambia la storia umana. Questo è il vero punto.

  • Di Riccardo Specchia (---.---.---.251) 17 febbraio 2011 13:14
    Riccardo Specchia

    Ho avuto la fortuna di conoscere l’intervistato durante il mio periodo maggiorenne di approccio alla rete. E’ bello conoscere persone che solo nel 2003 ti raccontano ciò a cui andiamo incontro. Ed era bello per noi, "gregge" di studenti, strofinarci gli occhi e dire: nooo non può essere ... Il prof. sta delirando. 

    Dopo ben 8 anni sulla nostra pelle, chi come vetrina chi come fabbrica, abbiamo capito che queste previsioni non solo si sono avverate ma, a ritmo incalzante, sono subentrate nello scacchiere strategico ed economico di ogni stato (eccezion fatta per gli stati vecchi)... 
    La letteratura su questo argomento è sempre crescente. Nascono riviste completamente incentrate su discorsi a "banda larga" (Wired). La velocità di Paul Virilio, il dromologo francese, diventa il parametro del fuori o dentro una notizia/evento, quindi di chi espone in vetrina e chi invece crea in fabbrica.
    Quanto è più veloce e dentro una notizia un turista giapponese che con il suo telefonino riprende un disastro aereo o una rivoluzione di piazza, al contrario di un giornalista che muove lento la sua troupe per poi scendere a compromessi e comprarsi il filmino dal giapponese? 
    "Sono le news bellezza", è quel libro che consapevolmente diventa "vecchio" quando è ancora in stampa. 
    Questo l’autore lo sa da sempre ma, in questa FABBRICA, ci vorrà pure un "sindacato" che ci guidi e ci metta in guardia dal subire senza reagire. 

    Complimenti al prof. Mezza e a Grazia Gaspari 
  • Di Filippo Cusumano (---.---.---.182) 17 febbraio 2011 15:38
    Filippo Cusumano

    RIPORTO IL COMMENTO DI DANIELA AGOSTINI CHE NON RIESCE A POSTARLO QUI:

    La rete è una grandissima potenzialità che ogni tanto si materializza e diventa potentissima
    le notizie volano ,rimbalzano letteralmente da un computer all’altro

    Fb contribuisce alla rapida diffusione delle notizie molto più della posta in rete che è chiusa tra un numero ristretto di persone, in fb molte bacheche sono aperte alla portata di tutti fb è molto meglio dei blog ,interessanti ma ormai ..infestati dai troller , guastatori di professione prezzolati.....che distorcono il dibattito
    Capita anche su fb ma ...si cancellano e via....
    La rete, fb e i social net sono grandissime risorse
    e non cadiamo nel ..tranello di farmville e affini!!!

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.213) 17 febbraio 2011 18:39
    Damiano Mazzotti


    A mio parere l’analogia della fabbrica è molto riduttiva e molto ingannevole... E molti di voi si dimenticano come si lavorava nelle prime fabbriche: molte donne che lavoravano nel tessile si bollivano e ferivano le mani e si sfruttavano bambini e adolescenti...

    La fabbrica ha a che fare con oggetti materiali... La rete è il regno dell’immateriale...

    Semmai potete paragonarla a un istituto scolastico globale che permette il cambiamento e la rivoluzione delle menti attaverso il passaparola...

  • Di (---.---.---.45) 17 febbraio 2011 18:44

    Innanzitutto voglio ringraziare gli amici che hanno avuto la pazienza e il tempo di leggermi attraverso la puntuale intervista di Graqzia. Sul merito, vorrei aggiungere alle varie considerazioni che la metafora della fabbrica è usata, come ha colto Rocco, proprio per il valore dirompente che un nuovo sistema di produzione della ricchezza, quale è Internet, comporta nella società, esattamente come fu, all’inizio dell’800, con l’irrompere dei grandi apparati industriali. Una radicale liberazione dal feudalesimo latifondista. Ma il punto nevralgico della discussione a mio parere è un’altro.Ossia il buco nero in cui è caduta la sinistra, e la politica in generale, riguarda il soggetto negoziale. penso al fatto che mentre nel ’900 il capitaqlismo industriale fu civilizzato dall’azione del movimento operaio, e da tutte le mediazioni politiche che furono declinate da destra a sinistra, dal new Deal alla rivoluzione d’Ottobre, passando per la social democrazia o il liberalismo mercatista. Oggi quello che manca è capire come e chi può confrontarsi con i grandi apparati di produzione dei sapri digitali. senza un soggetto negozxiale non c’è la politica. Io credo che quesdto soggetto non sia rappresentabile da una nuova classde, come meccanicamente crede dhi parla di cognitariato. Ma da una nuova dimensione quale ad esempio il territorio. Sono le comunità organizzate nelle città, nelle regioni, negli stati, che decidono di distribuire e generare saperri e servizi digitali, personalizzando e modificando la struttura del know how di rete. E’ Milano o Roma che può negoziare con Google il modo in cui usare la sua potenza di calcolo, rendendo la rete più partecipata e trasparente. Su questo, mi pare si possa giocare la partita del nuovo secolo. Ed a giocarla non saranno i giganti della cultura, o i mediatori dell’informazione, ma gli infiniti nani delle competenze digitale.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.213) 17 febbraio 2011 18:57
    Damiano Mazzotti


    La grande fabbrica semmai ha fatto incontrare molte personedi diversa provenienza nello stesso luogo e ciò ha favorito la circolazione delle idee e la formazione di grandi gruppi sociali delle classi inferiori che potevano esprimere la loro forza... Ottenere il diritto di sciopero è stato il primo passo e come al soliti l’Italia è arrivata dopo... In Italia è stato legalizzato circa 65 anni dopo il Regno Unito..

    L’aumento di ricchezza è da addebitare alle innovazioni finanziarie che hanno permesso maggiore credito e debito...

  • Di (---.---.---.234) 20 febbraio 2011 08:52

    La rete è fondamentale e democratica se non manovrata, ma essendo pericolosa per il potere certamente ci sono molte manovre per manovrarla e bloccarla senza farlo vedere.

    Lo strumento più potente del WEB a mio parere sono i FORUM e dopo i social network... ma da sempre si fa di tutto per farli fallire... in particolar modo per far fallire i FORUM... perché più liberi.
    I social network resistono di più perché più limitati, perché ci sono interessi commerciali che in parte vengono difesi, perché serve l’illusione che siamo liberi...
    Il Vero potere della rete è quello di dare la possibilità di confrontarsi, discutere, mettere in luce le vere motivazioni e trovare la forza di reagire... perché quasi nessuno vuole oggi muovere il culo, per delle ragioni che non conosce, per delle persone che non conosce, con il rischio di andare dalla parte opposta da quella veramente voluta e per questo si sente l’esigenza di discutere e capire fino in fondo! Per esempio B. parla tantissimo di "libertà" e allora? dovremmo seguirlo per questo? o forse dovremmo vedere di quale libertà lui parla e per chi? gruppi come i MeetUp di Grillo parlano bene ma poi sono più dittatori e meno democratici del IDV che di fatto non è un partito (ne lo sono tanti altri a partire dal PDL).

    La RETE è fondamentale per creare nelle persone il senso di democrazia e io vedo sempre più una ribellione verso i gruppi che si autoproclamano democratici e non fanno che bannare i dissidenti, cioè chi osa dire la sua idea pur ragionandoci e cercando il confronto MA diversa da quella dei "capi"... Face Book ora ho successo perché è difficile censurare... usa uno schema quasi "anarchico"... e consiglio di vedere un buon dizionario per capire ciò che intendo dire... perché spesso ci fregano con le parole e in questo caso come in molti altri "anarchico" è una parola positiva e non negativa! vedere per credere. smiley

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