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La Puntata di Presa Diretta di lunedì 25 settembre: la ’Ndrangheta non è solo Calabria

"Questa sera apriremo le segrete stanze del potere dove si incontra la ndrangheta, con la finanza e con l'economia, per vedere cosa c'è dentro" – Riccardo Iacona ha presentato così la puntata di ieri sera.

L'anteprima della puntata: come fa la ndrangheta ad essere così potente, così pervasiva nell'economia e nella politica, in tutte le regioni d'Italia. Ha fatto tutto da sola oppure ha avuto delle protezioni?
Danilo Procaccianti ha intervista il procuratore Lombardo, a Reggio: ha seguito l'inchiesta che ha portato all'arresto del boss Condello, il supremo. Vive sotto scorta dopo aver ricevuto delle minacce di morte, ha investigato sui legami tra ndrine e finanza, la cupola della ndrangheta.
Nell'inchiesta Mammasantissima sono stati arrestato il deputato Romeo, il senatore Caridi (ex FI), l'ex sottosegretario in Regione Sarra.
Avrebbero fatto parte della direzione strategica della ndrangheta, assieme a Di Stefano, una struttura che non è nota nemmeno ai capi delle ndrine: erano la componente invisibile.
 
I pentiti hanno parlato, nel passato, della Santa: la componente in cui i boss entrano in contatto con massoneria, servizi, politica.
Tutto nasce con la rivolta di Reggio del 1970, con una intuizione dei fratelli De Stefano: con questi contatti i De Stefano iniziano ad avere delle protezioni istituzionali.
Coperture pesanti – dice Nino Fiume, un collaboratore di giustizia che è entrato nel clan De Stefano negli anni '80: i fratelli De Stefano potevano entrare in società con persone che nemmeno il presidente della Repubblica.
 
Fiume ha visto la guerra di ndrangheta, ha vissuto per anni a fianco di queste persone, che godevano di importanti protezioni istituzionali che li avvisavamo di inchieste: la ndrangheta che abbiamo raccontato fino ad oggi è un'altra cosa, questo nuovo ente è come un burattinaio che muove i fili delle locali di ndrangheta.
Nemmeno si sa come chiamarlo, questo gruppo di mammasantissima....
 
I mammasantissima.
“La ndrangheta non esiste più.. ora è rimasta la massoneria e quei quattro stronzi ..” così parlano due ndranghetisti in una intercettazione.
Il procuratore Lombardo parla di struttura decisionale che decide i settori e le politiche con cui operare, una struttura che comunica poi le sue decisioni alla base: è mafia ma non si manifesta come tale, pur essendo il livello apicale di questi fenomeni.
Il processo del pm Lombardo si sta svolgendo ora a Reggio: tra gli imputati l'avvocato De Stefano, Sarra sottosegretario regionale, il senatore Caridi e l'avvocato Romeo, ex deputato social democratico.
Secondo l'accusa farebbero parte della struttura segreta sopra le cosche, che sarebbe intervenuta su tutte le elezioni regionali dal 2001, tra cui quelle che hanno portato Scopelliti prima in comune poi in regione.
Anche se Romeo non è soddisfatto di Scopelliti, meno bravo rispetto allo sfidante. Ma più affidabile, agli occhi di questa struttura.
Romeo, per far vincere Scopelliti avrebbe chiesto i voti alla ndrangheta: al boss si permette di usare un tono da superiore, non voglio sentire non voto Scopelliti manco se arriva Gesù..
 
Il procuratore Macrì fu il primo ad indagare sull'avvocato De Stefano, ma poi la sua inchiesta fu bloccata, anche dalle polemiche nate quando si arrivò a personaggi così in alto.
Partirono campagne di stampa a favore degli imputati e si arrivò anche a delle minacce personali a Macrì e ai suoi familiari. La sua indagine degli anni 90 fu bloccata: poteva arrivare a toccare la struttura segreta sopra i clan, ben prima di Lombardo.
 
Per controllare l'azione di Scopelliti, la cupola gli mette a fianco Sarra: in una intercettazione sgridava Scopelliti per aver fatto delle scelte politiche. Nel progetto di Romeo, Scopelliti doveva diventare sindaco e non eurodeputato, all'Europarlamento doveva andare il candidato Perilli.
 
Gli invisibili avrebbero piazzato anche un loro uomo in Senato: Caridi, per la procura, farebbe parte di questa componente riservata. Ora è in stato di arresto a San Vittore, dopo che il Senato a votato in favore dell'azione giudiziaria.
Il boss Michele Gambazza avrebbe puntato su Antonio Caridi e quest'ultimo avrebbe anche visitato l'abitazione dei Pelle.
Secondo il pentito Aiello, il senatore Caridi avrebbe aiutato anche i De Stefano, che ritenevano il senatore “cosa loro”...
 
Per curare gli interessi della ndrangheta non bastano i politici: ci sono anche commercialisti, magistrati e perfino un parroco, don Pino Strangio. Sono i riservati, aiutano la ndrangheta ma non sono affiliati.
Il riservato è colui che ti permette di arrivare a certe persone, pur rimanendo nell'ombra: è la zona grigia che consente alla ndrangheta di allungare i tentacoli sulla magistratura, nel mondo dei professionisti...
 
Giuseppe Tuccio è un magistrato, è arrivato fino in Cassazione e ora è accusato di aver favorito la ndrangheta: “sono gente legata a me”, dice Aldo Micciché, imputato in mafia.
Uno che aveva organizzato un incontro tra la cosca Piromalli e Dell'Utri.
 
Giovanni Zumbo è un commercialista: nel 2010 avrebbe organizzato un finto attentato, che doveva colpire il presidente Napolitano.
Faceva il doppio gioco coi clan e coi servizi segreti: fu il vice capo dei Servizi, Mancini, a voler aprire una collaborazione con Zumbo.
 
Don Pino Strangio è un prete di San Luca: dopo la strage di Duisburg, avrebbe trattato coi carabinieri per consegnare dei killer in cambio dell'abbassamento della pressione dello Stato su San Luca.
È il parroco di San Luca e ha ufficiato anche alla Madonna di Polsi: ha deciso di non parlare col giornalista che gli chiedeva conto delle accuse. “Venga al processo ..”
 
Il giornalista di Presa diretta è stato seguito e minacciato, dopo l'intervista a don Pino: cancella le immagini oppure non vai via. 
 
La massoneria italiana: siamo sicuri che le Logge italiane sono esenti dall'infiltrazione della ndrangheta?
Il pentito Cosimo Virgiglio, intervistato dalla giornalista Pusceddu, ha raccontato della super loggia segreta che si occupava, ad altissimi livelli, appalti di armi, affari, processi da sistemare.
C'è un rapporto reciproco tra loggia e ndrangheta e tra massoneria riconosciuta e quella occulta: siamo tutti fratelli.
 
Il lavoro della commissione antimafia ha fatto uno screening delle logge: davanti al presidente Bindi passano i capi delle logge riconosciute, cui è stato chiesto la lista degli iscritti in Calabria e Sicilia.
C'è la legge della privacy – si sono nascosti dietro la privacy, anche il GOI di Bisi.
Non si sono chiesti, i vertici delle logge, della sproporzione tra gli iscritti in queste regioni e la popolazione. Come conciliano le politiche di trasparenza, persone come Bisi, col segreto degli elenchi.
Le più importanti obbedienze d'Italia si sono difese, ricorrendo ad un pool di avvocati, nei confronti delle richieste di Bindi: parlano di caccia alle streghe, così la commissione fa intervenire la Guardia di Finanza e lo Scico.
La Gdf ha sequestrato le liste in tutte le principali logge, compreso il GOI che ora ricorrerà alla Corte europea.
 
Come si controllano gli iscritti alle Logge? La domanda l'ha fatta la giornalista ad uno dei maestri, incontrati alla kermesse di Rimini.
Si controlla la fedina penale, rispondono: i guanti bianchi dati al massone sono simbolo della purezza, un fratello non può mai lordarsi le mani.
 
Alessia Candito, giornalista di Repubblica, ha raccontato delle logge della Locride, ce ne sono tante: i rappresentanti, arrivati a Rimini, negano l'infiltrazione della ndrangheta, parlano di trasparenza. Ma con molta riservatezza ed escludendo le donne dai lavoro: mogli e findanzate sono fuori dai lavori, per vendere gadget.
Anche loro non accettano l'equazione calabresi = ndranghetisti..
D'altronde anche Bisi ha preso molti voti in Calabria, pure lui dovrebbe chiedere l'elenco di quelli che lo hanno votato, no?
 
Ospite a Rimini era presente il sottosegretario Nencini: felice di essere presente in mezzo a massoni, gente di libero pensiero, che rivendica la libertà di associazione (come se la commissione e il lavoro della magistratura avesse messo in discussione questi aspetti).
 
Giuseppe Messina, capo dei venerabili in Calabria racconta che mai come oggi ci sono tante richieste di iscrizione tra i giovani.
La massoneria in Calabria ha radici antiche, un qualcosa che si tramanda da generazione a generazione: ma il fascino dei templari svanisce quando si parla di infiltrazioni mafiose, di traffici strani, come quelli denunciati da Ninnicelli, massone.
Che per le sue denunce, nei confronti di un altro fratello, Macrì, è stato espulso.
 
Se dovessero emergere dei condannati nella lista degli iscritti, cosa farà il GOI?
Verranno espulsi, assicura Bisi, che però ritiene l'azione della commissione un qualcosa contro l'associazione e contro la massoneria.
Una sfida allo Stato, invece la sensazione dell'onorevole Bindi: stiamo facendo un'inchiesta sui mafiosi massoni, per comprendere la nuova struttura che vede assieme mafiosi e massoni.
Tra i nominativi degli iscritti delle logge siciliane e calabresi ci sono persone condannate per 416 bis e un numero considerevole di imputati e rinviati a giudizio per reati di mafia o ad essi collegati.
 
E la privacy? Nessun nome è circolato, dopo il sequestro della GDF: sono numero preoccupanti, le preoccupazioni dei magistrati sarebbero confermate.
Oggi le mafie usano anche la massoneria per influenzare l'economia e la politica.
 
Il confronto col magistrato Gratteri.
 
Le risultanze sono gravi: qualsiasi associazione deve controllare e fare accertamenti ai nuovi iscritti. Se ci sono dentro persone condannate, è una cosa gravissima: l'abbraccio tra la mafia e la politica o tra mafia e massoneria deviata lo abbiamo dalla fine dell'800.
L'avo dei De Stefano che oggi controllano mezza Reggio, era un ladro di polli e fu chiamato per pestare i candidati che appoggiavano i candidati dei Borboni e della Chiesa.
 
La presenza di Nencini come la valuta? Io non sarei andato, proprio in un momento in cui c'è un braccio di ferro tra massoneria e commissione antimafia.
Il GOI ha perso una grande occasione, per fare trasparenza: ha voluto sfidare la commissione, che ha dovuto fare una perquisizione in risposta.
 
Quanto grande è questa zona grigia dove si incrociano gli interessi tra ndrangheta e massoneria? Considerando la decadenza dei valori, sto vedendo che è un fenomeno enorme – la risposta di Gratteri.
Il livello di corrutela, di infiltrazione nella pubblica amministrazione da parte delle mafie che vanno a braccetto con le logge massoniche deviate, è un dato assodato. La doppia affiliazione, alla ndrina e alla massoneria, fa comodo per entrare in certi gangli, dove si decidono appalti.
Oggi il problema è giustificare la sua ricchezza, per la ndrangheta: per riciclare milioni di euro serve ben altro..
 
Follow the money
Col decreto Reggio, lo stato ha stanziato centinaia di milioni per il capoluogo di regione: di questi soldi si discuteva nelle stanze dell'avvocato Romeo.
Nel decreto c'erano i soldi per rifare strade, fogne, per riqualificare la zona di fronte al mare. Non si è mai mossa una pietra.
Lavori fermi anche per il deposito degli autobus, la palestra polifunzionale è uno scheletro in disuso.
Oggi il nuovo sindaco Falcomatà ha trovato le casse vuote e ha dovuto alzare le tasse per ripianare i debiti pregressi: quello che è successo in città non è frutto del caso, c'era un sistema che oggi è venuto alla luce.
Milioni di euro, tra i patti per il sud e i pom, che arriveranno qui e su cui Romeo voleva mettere le mani.
Voleva realizzare l'area metropolitana dello stretto, per questa sua idea è riuscito a farsi intervistare dalla Rai: l'uomo invisibile, già condannato per concorso esterno che incontrava professionisti e, in incontri pubblici, anche con Falcomatà.
 
Romeo mandava anche interrogazioni al ministro, già scritte, per tramite del senatore Scilipoti, che le stampava e le firmava.
Romeo entra anche nella commissione affari costituzionali della Finocchiaro, dove è stato audito, su invito di un gruppo di senatori. Che evidentemente non conoscevano le sue condanne.
 
Il procuratore Lombardo è preoccupato: le organizzazioni criminali, coi loro capitali, alterano il mercato, alterano il sistema democratico.
Come un magnete che, messo vicino al televisore, distorce l'immagine.
 
La legge sul concorso esterno: noi magistrati dobbiamo avere più coraggio, incominciare ad osare, a ragionare, a pensare che le mafie non sono una struttura statica, che mutano e che vivono in mezzo a noi.
Dobbiamo avere la mente aperta e pensare che quello che diciamo oggi, tra sei mesi è superato: la società è in continua mutazione e anche la mafia.
Il concorso esterno non è proporzionato al pericolo: molti dei condannati hanno continuato a coltivare le loro relazioni, con persone che sapevano chi fossero.
 
Danilo Procaccianti è andato a Milano, in uno studio di un avvocato dove si sarebbe deciso del destino del tesoriere Belsito.
Gli investimenti in diamanti erano decisi in quella stanza, dove lavorava anche Belsito: aveva accesso anche ai canali finanziari dei De Stefano.
Dei suoi rapporti con la ndrangheta parlano il collaboratore Oliverio e anche un manager della Oto Melara.
 
Amedeo Matacena è stato deputato fino al 2001: nel 2013 è stato condannato per concorso esterno alla ndrangheta, nel 2014 è stato arrestato l'ex ministro Matacena, che avrebbe aiutato il latitante Matacena a scappare in Libano. Che oggi è nel Dubai: si ritiene un perseguitato politico, fa il nome di Minniti, che avrebbe ordito tutto.
Un perseguitato che si tratta bene, che fa una bella vita.
 
Negli Emirati Arabi hanno trovato rifugio altri mafiosi: il deputato Mattiello (PD) ha espresso il sospetto che ci sia la volontà politica per mantenere gli Emirati come una zona protetta.
Ci sono altri gialli attorno a questa storia: il suicidio misterioso del colonnello della Gdf Pace, che stava indagando sulle società di Matacena. Suicidio a cui non crede la moglie che, per i figli, chiede giustizia allo Stato.
La cassaforte della famiglia è stata violata, le telecamere mostrano un uomo mascherato che si dirige a colpo sicuro verso questa: “un'operazione che puzza di servizi lontano un miglio”, il commento di Iacona.
 
La Calabria che resiste
C'è anche una Calabria che resiste: don Giacomo Panizza è venuto qui da sud, ed è rimasto anche dopo le pallottole e le intimidazioni, si occupa di riabilitazione di disabili e di migranti con le sue cooperative che danno lavoro a tante persone.
Non ha accettato di pagare il pizzo: chiedevano il pizzo, questi potenti o prepotenti, anche a gente in carrozzina.
Se il sindaco fa il sindaco, se il cittadino fa il cittadino, questa battaglia si vince: don Giacomo è stato il primo testimone delle estorsioni, nonostante il pizzo lo pagassero in tanti.
La mafia non si sconfigge se non si parte – questo il suo motto.
 
A Castellace c'è l'uliveto di Domenico Fazzari, bruciato dalla mafia: ha fondato una cooperativa che gestisce terreni confiscati. Le ndrine ricevevano anche fondi europei, assumevano persone per alimentare il clientelismo.
La cooperativa Valle del Marro a Polistena ha preso possesso di un palazzo, dove ha sede anche Emergency. Chi te lo fa fare, gli chiedono: non voglio che mio figlio dica di me quello che oggi si dice delle precedenti generazioni, che hanno dato spazio a questa incultura mafiosa.
 
Cangiari è un marchio etico, i prodotti arrivano dalla Calabria centrale: il marchi è stato inventato da Vincenzo Linarello, presidente di Geol.
Dopo che la ndrangheta ha bruciato un capannone, l'ha ricostruito e ha fatto una festa, della ripartenza proprio in quel capannone..
Gli eroi sono pochi, la vera posta in gioco è la mente dei normali.
Lo Stato siamo noi, cominciamo.
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