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 Home page > Tribuna Libera > La Luna e i Falò: la storia tra cielo e cenere di due Armstrong

La Luna e i Falò: la storia tra cielo e cenere di due Armstrong

Quando Cesare Pavese scrisse il suo ultimo romanzo, usò un titolo (che uso per il mio articolo ndr) dal forte significato metaforico: abbiamo la Luna, simbolo del rapporto instaurato tra la terra e il cielo e i Falò, che nei racconti adulti di Anguilla (protagonista del libro), simboleggiano la disillusione e la decisione di lasciarsi alle spalle il passato; il tutto era legato al mitico ciclo delle stagioni, affiancato al destino dell’uomo. Tuttavia, dopo sessantatré anni, c’è un altro fatale sottile filo che lega la luna ed i falò, con un significato non troppo diverso da quello che Pavese aveva delegato alla sua opera.

Sabato mattina, all’età di ottantadue anni, è scomparso Neil Armstrong (nella foto), noto astronauta e primo uomo ad aver messo piede sull’astro artemideo, ovvero la Luna. Quel giorno del luglio 1969, insieme ai suoi compagni “di viaggio” Buzz Aldrin e Michael Collins, fu protagonista non solo di una delle più grandi imprese spaziali di tutti i tempi, ma di un vero e proprio evento mediatico, che tenne incollati ai televisori milioni e milioni di spettatori da ogni parte del mondo, coscienti di assistere alla più grande vittoria del progresso scientifico fino a quel momento. Tuttavia, della persona eroica del 1969 rimaneva solo il carattere un po’ “nerd” e la grande disponibilità e simpatia, mentre fisicamente, oltre alla naturale deteriorazione, la salute era ormai scemata a causa di un cuore malato, la cui recente “toppa” chirurgica non è riuscito a guarire. E così, a causa delle complicazioni post-operatorie, se n’è andato l’uomo che per primo ha instaurato un rapporto “umano” tra la terra e il cielo.

Pochi giorni prima della morte di Neil, un altro Armstrong, Lance, è salito alla ribalta delle cronache stelle e strisce, per cause ben diverse. Il famoso ciclista americano è stato accusato dalla USADA (US Anti-Doping Agency) di aver fatto uso di sostanze dopanti lungo tutta la sua carriera ed in maniera maggiore tra il 1999 e il 2005, anni in cui vinse sette Tour de France consecutivi. L’ente americano aveva avviato un procedura formale nei confronti del texano, rafforzata da 15 pagine di documentazione contenenti prove dell’uso di Emopoientina, sostanza ossigenante del sangue dichiarata come dopante. Perciò, l’USADA ha chiesto formalmente all’UCI di levare a Lance i suoi sette tour (sebbene non sia mai risultato positivo al doping in nessuno dei sette Giri di Francia corsi ndr) e di radiarlo dalle competizioni. Preso atto delle recenti accuse, il disilluso Lance ha rinunciato a difendersi, accettando perciò ogni giudizio venturo, forte della convinzione che nessuno potrà moralmente toglierli i Tour che lui stesso sa di aver vinto in maniera pulita. E così, simbolicamente, Lance se ne va da un mondo che lo ha prima idolatrato come campione, poi come cheater, traditore. Così, del suo passato, delle sue vittorie, non rimane che un pugno di cenere, come nel letto di un falò.

Dopo sessantré anni, Pavese sembra avere ancora una parvenza di attuale. Il mitico ciclo delle stagioni, il passare del tempo, è ancora teatro di meravigliose scoperte e di grandi delusioni, inferte e ricevute. Questa volta, collegate anche attraverso un filo onomastico, che da Santo Stefano Belbo arriva negli States, lungo un filo chiamato Armstrong.

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