• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > La Libia non è un paese per le donne che si occupano di diritti umani: (...)

La Libia non è un paese per le donne che si occupano di diritti umani: Mariam rapita e picchiata per aver denunciato le violenze sui migranti

Aggredite, rapite, stuprate, minacciate di morte, definite prostitute e adultere sui social media.

In una sua recente pubblicazione, Amnesty International ha raccolto le storie di alcune blogger, giornaliste e attiviste libiche, usando quando da loro richiesto degli pseudonimi. Dal 5 agosto, ne stiamo raccontando una al giorno.

Mariam al-Tayeb è una media-attivista di 38 anni di Tripoli.

Nel 2011 ha iniziato a occuparsi di diritti umani, denunciando arresti, rapimenti, stupri, torture e dedicando molta attenzione ai diritti dei migranti e dei richiedenti asilo presenti in Libia e a quelli dei profughi interni della città di Tawargha. Ha fatto nomi e cognomi dei miliziani responsabili della violenza.

Le minacce online non sono mai mancate. Ma l’11 gennaio 2011 si è passati ad altro: una milizia del quartiere di Bab Tajoura ha bloccato la sua automobile e l’ha caricata su un altro veicolo.

All’interno degli uffici della milizia, Mariam è stata picchiata selvaggiamente, “come nel film. Uno mi ha preso a calci in faccia urlando che stavo offendendo Dio e accusandomi di bere alcol“.

Questo trattamento è andato avanti per due ore e mezzo, poi dopo che su Facebook si era diffuso il tam-tam del suo arresto, avvenuto alla luce del sole e di fronte a testimoni, Mariam è stata rilasciata.

All’ospedale dove si è recata per ricevere soccorso si è sentita dire che l’avrebbero ricoverata solo se avesse scritto nero su bianco che era stata ferita durante una lite privata. Ha dovuto dichiararlo.

Una volta dimessa, si è recata all’ufficio della procura per sporgere denuncia contro il capo della milizia che l’aveva rapita, Haitham al-Tajouri. Il funzionario ha preso nota ma, quando ha chiesto una copia del verbale, le è stata rifiutata.

Il 10 febbraio di quest’anno Mariam ha lasciato la Libia. Dall’esilio ha pubblicato su YouTube una video-denuncia di quanto le è accaduto.

Da allora, i suoi familiari hanno interrotto ogni contatto con lei.

I post precedenti possono essere letti dalla pagina generale del blog “Le persone e la dignità” 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità