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LGBT: Onu e Ue ci ricordano che non possiamo farci i diritti nostri

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Dicono che in Italia si possa andare avanti solo a colpi di raccomandazione, ma purtroppo esiste un genere di raccomandazione che di solito viene ignorata anche da noi: quella a non rimanere tra gli ultimi della classe in tema di diritti per le persone lgbt.

E purtroppo lo siamo veramente tra gli ultimi della classe, ovviamente dando per scontato che la classe di riferimento sia non il terzo mondo, e neanche il pianeta nel suo complesso, ma quell’occidente che si assume essere faro di civiltà. L’ultima nazione europea a istituire i matrimoni omosessuali è stata la Slovenia, tredicesima a farlo in ordine di tempo, la prossima potrebbe essere la verde e cattolica Irlanda mentre noi, stando alla classifica dell’Ilga, in quanto a diritti lgbt siamo piazzati davanti a Moldavia e Georgia ma dietro la Romania e la Bulgaria. Una vera vergogna.

Che siamo indietro ce lo ha ricordato giusto pochi mesi fa il massimo organismo globale, l’Onu, raccomandandoci appunto di impegnarci maggiormente sia su questo tema che su vari altri, tutti inerenti la tutela dei diritti civili e la prevenzione delle discriminazioni. Proprio le unioni tra persone dello stesso sesso sono state intese nella raccomandazione richiesta dall’Olanda come “parte degli sforzi dell’Italia per ulteriormente rafforzare le misure per combattere la discriminazione e la violenza basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere”. E l’Italia ha risposto che sì, si impegna ad attivarsi per ottemperare a 176 delle 186 raccomandazioni rivoltegli, tra cui quelle sulle unioni omosessuali. Parola di scout.

Lo ha ribadito adesso anche l’Unione Europea, sebbene non puntando il dito direttamente contro di noi, conl’approvazione della relazione annuale dei diritti umani redatta dal socialista Panzeri in cui “prende atto della legalizzazione del matrimonio e delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di Paesi” e incoraggia gli Stati membri a “contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili”. Quindi l’Ue ha messo nero su bianco, e votato, che il matrimonio egualitario è questione di diritti umani. In questo caso non era necessaria l’assunzione di alcun impegno formale, ma Renzi lo ha fatto comunque in un tweet di risposta specificando che il ddl Cirinnà è in discussione al Parlamento. Vero. È in commissione Giustizia al Senato ed è stato recentemente commentato dai pasdaran cattolici.

Ma a dispetto delle dichiarazioni del premier la strada sembra tutt’altro che in discesa. Alfano e il suo Ncd sono sempre stati contrari alla tutela delle unioni omosessuali, tant’è che il ministro dell’Interno ha immediatamente reagito all’annuncio del Comune di Roma di aver iniziato a trascrivere i matrimoni omosessuali contratti all’estero ordinando ai prefetti di annullare gli atti. Tale iniziativa gli è valsa pure una bacchettata da parte del Tar del Lazio che ha ricordato al prefetto di Roma, e quindi indirettamente anche ad Alfano, che non è loro diritto annullare alcunché. Era impensabile dunque che gli alleati di destra potessero rimanere zitti davanti all’entusiasmo di Renzi e Scalfarotto, e infatti Alfano si è affrettato a chiarire che non è disposto a concedere la pensione di reversibilità ai gay perché costa troppo, come se i diritti potessero essere espressi in euro, mentre Sacconi avvertiva che su questi temi non possono esserci vincoli di coalizione o di partito che tengano. Il senatore Lo Giudice ha però ricordato ad Alfano che la reversibilità non può non essere riconosciuta alle unioni civili perché così sentenziato dalla Corte di giustizia dell’Ue già nel 2008. Nemmeno questa è andata bene al ministro.

Occorrerà quindi formare una maggioranza alternativa a quella di governo per riuscire a portare a casa il risultato, ma neanche questo sembra essere così semplice. Diversi voti potrebbero arrivare sia dall’area più a sinistra del Parlamento che da quella a cinque stelle, ma verosimilmente se ne perderebbero non solo dall’ala destra della maggioranza di governo ma anche dall’area cattolica interna al partito del premier. Basti vedere come si è spaccata la compagine del Pd all’Europarlamento al momento di votare la relazione Panzeri. Al momento di votare l’articolo sulle unioni civili si sono registrate le astensioni di Toia e Chinnici, mentre Costa non ha partecipato al voto e Zoffoli e Morgano hanno votato contro. Morgano ha perfino stigmatizzato l’uso a suo dire ideologico delle relazioni per ingerire in materie che dovrebbero essere di stretta competenza degli Stati membri, che equivale un po’ al principio del “i diritti umani a casa mia li stabilisco io” tanto caro ai regimi di qualunque tipo. Non resta che attendere e sperare per il meglio.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

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